Trasportare da un’epoca all’altra sogni dimenticati

stanze-segrete-teatro-roma-80x80Fino a fine mese, è in scena nel caratteristico Teatro Stanze Segrete la trasposizione teatrale de Il Grande Gatsby, romanzo che è molto più di un affresco d’epoca.

Quando Il Grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald fu pubblicato nel 1925, l’America era la terra della frenesia moderna, il nuovo continente che si affacciava dall’altra parte dell’atlantico e sfidava, con la sua spensieratezza e le sue ambizioni, il vecchio continente, irrigidito e convinto (fino a fare della convinzione una realtà di fatto) del proprio declino.
Sono gli anni del jazz e dei bagordi delle feste all’insegna dell’alcool, il cui consumo il proibizionismo aveva incrementato a dismisura ottenendo come risultato da un lato l’ascesa delle organizzazioni criminali, dall’altro una sua degenerazione in irrecuperabile patologia sociale. La crisi del ’29 era ancora lontana, e ancora più lontana era la Seconda Guerra Mondiale: l’America arrivista era ancora una landa incontaminata dove sognare e ambire al successo, specie a New York, dove tutta una nuova generazione di “ricchi” iniziarono a costruire sontuose ville e a dedicarsi totalmente allo stile da middle/upper class. Questo il quadro all’interno del quale si inscrive l’opera immortale di Fitzgerald, immortale e straordinaria non per una capacità descrittiva di questi presunti “anni d’oro”, ma perché come tutti i grandi artisti riuscì a cogliere, in tanta spensieratezza, il lato drammatico, persino tragico: l’epoca sognante era già intrisa di decadenza, e oltre alle disgrazie storiche tutto era già invaso da un lancinante sentimento da basso impero, dove speranze e ambizioni, individuali e collettive, nascevano già condannate.

Il Grande Gatsby destruttura il mito americano nel suo sorgere, perciò nel momento più adeguato per comprenderne le autentiche dinamiche: il patinato universo del successo finanziario del nuovo capitalismo, smisurato e e goliardico non fu che un inappagante tentativo di sublimare e arginare la vanità dell’esistenza, caratterizzata dal divenire inesauribile del tempo. La trasposizione teatrale del romanzo americano di Matteo Fasanella, in scena al Teatro Stanze Segrete, coglie ottimamente questa dimensione, sottolineando come il tema essenziale del Grande Gatsby sia quello del tempo, un tempo che scorrendo tutto divora e annienta, e che al contempo non smette di angustiare il presente chiedendo inutilmente che si torni indietro, facendo di noi barche controcorrente; non è un caso che la scelta della compagnia, nella primissima parte dello spettacolo, sia stata quella di contorcere il tempo, sovrapponendo i piani temporali, compiendo un’interessante operazione di scomposizione del romanzo per andare diretti al nucleo, ovvero alla disperata storia d’amore tra Daisy e Gatsby. Peccato che questa arguta operazione non sia stata adottata per tutto lo spettacolo, che sembra anche troppo segnato dal film di qualche anno fa. Moltissimi infatti gli espedienti di matrice cinematografica, più o meno efficaci, così come la colonna sonora, spesso troppo insistita e patetica, e basata su brani recenti. Forse il messaggio è sempre quello: la disillusione accomuna tutte le epoche, perché il disincanto è connaturato all’esistenza umana, ma sarebbe stato più giusto (seppur forse troppo audace) insistere ancora su questo piano “metafisico”.
Il Grande Gatsby dello Stanze Segrete però resta uno spettacolo valido e ben studiato, che sfrutta al meglio il minuscolo e affascinante spazio del teatro, traducendo i fasti del castello di Gatsby in pochi metri quadri; perché, d’altronde, tutta la ricchezza e il potere del mondo ci lasciano irrimediabilmente uomini, e all’anima dell’uomo può parlare anche un piccolo teatro.

Lo spettacolo è in scena:
Teatro Stanze Segrete
Via della Penitenza, 3- Roma
fino al 31 gennaio, ore 21.00

Il Grande Gatsby
da Francis Scott Fitzgerald
adattamento di Rachele Studer e Riccardo Eggshell
regia Matteo Fasanella
partecipazione straordinaria in voce di Ennio Coltorti
con Matteo Fasanella, Antonio Coppola, Rachele Studer, Tommaso Arnaldi, Valentina Ghetti, Licia Amendola, Michele Prosperi