Sentirsi donna

Ultimo reading per Garofano verde: un testo interessante che racconta del transito da uomo a donna con intelligenza – e una vena di maschilismo – nella lettura impeccabile di una Isabella Ferrari davvero in gran forma.

Appena si apre il sipario, Isabella Ferrari compare su una poltrona. Le gambe su un bracciolo, la schiena sull’altro. Per terra, due scarpe col tacco alto, spaiate. Non sono le sue. Isabella ne calza un paio dal tacco più sobrio. L’attrice rimane qualche istante distesa, come assopita, le luci appena accennate. Poi si mette seduta, copione alla mano, e comincia a leggere. La lettura avverrà tutta sulla poltrona, sfogliando il testo pagina dopo pagina, cambiando posizione, di tanto in tanto, a seconda dell’umore richiesto dal particolare momento narrativo. Anche le luci cambiano, per suggellare ogni salto, ogni evento, ogni colpo di scena del racconto. Il testo è Il grande Mago di Vittorio Moroni, regista cinematografico e sceneggiatore, un racconto inedito – nato come materiale per un documentario che non è mai riuscito a girare – tratto da una storia realmente accaduta.

Vi si narra di Giuseppe che sin da adolescente sente di essere donna, rifiutando il proprio corpo maschile. La certezza di una identità di genere non intacca il suo orientamento sessuale: a Giuseppe piacciono le donne come dimostra, in un incontro fugace a scuola, a una compagna più grande, che vuole verificare se lui sia «frocio», ma l’erezione non è l’eccitazione che Giuseppe considera consona al proprio sentire. Il servizio civile gli fa conoscere Anna, giovane che ha tentato il suicidio, con la quale fa l’amore “come fossero due donne” la quale, malgrè lui, rimane incinta di un bambino proprio quando Giuseppe decide a intraprendere il cambio di sesso e di diventare Aurora. Il figlio ha ormai sei anni quando Anna lo allontana da Aurora, convinta ad agire così dall’uomo con cui ora intrattiene una relazione. Aurora dovrà attendere fino a quando il figlio ne compirà dodici, quando cioè – secondo il giudice e gli esperti psicologi e pedagoghi – sarà abbastanza grande per decidere da solo se frequentare il padre, ormai divenuto donna anche all’anagrafe, oppure no.

Il racconto si chiude come si è aperto, con Aurora che attende la decisione del figlio. La incontrerà? E se lo farà, noterà le sue mani e i suoi piedi “da uomo”?
Isabella Ferrari affronta la lettura in maniera incantevole, la voce amplificata dal microfono che tiene al petto come un fiore, districandosi tra diversi personaggi, giocando con la voce, accennando qualche cadenza dialettale, soffermandosi sulle emozioni della protagonista che racconta in prima persona la sua storia di padre e di donna. Generosa, sicura, mesta e vigorosa Isabella dà spessore a un testo interessante che ha la felice idea di spostare l’attenzione dal cambio di sesso di per sé – dandolo come una scelta scontata per l’io narrante – per concentrarsi sulle reazioni degli altri dinanzi alla decisione di Giuseppe di diventare Aurora, e sull’effetto che esse hanno su di lui/lei. Dal licenziamento dopo il cambio di sesso, alle perplessità del figlio seienne, dall’accettazione di sua madre che teme che Giuseppe sia “così” per colpa sua, alle resistenze del fratello (ma non di sua cognata): Giuseppe è davvero solo durante il percorso di transizione, e Aurora sarà sostenuta solamente da un’altra trans che ha passato le stesse vicissitudini prima di lei.

L’eleganza del testo è rovinata solo da qualche scivolone improvviso, dal quale si intende che l’autore parla di qualcosa che non ha vissuto in prima persona, e che racconta dunque “per sentito dire”. Lascia basiti che Aurora si riferisca a se stessa come a “un” trans, al maschile. Moroni commette l’imperdonabile (e transfobico) errore di sottolineare il sesso di partenza (quello negato e mal sopportato) e non quello d’arrivo. Aurora è una donna trans, e nessuna trans parlerebbe di sé al maschile, altrimenti tutto il percorso perderebbe di senso. Appare discutibile che Anna si allontani da Giuseppe prima ancora che l’uomo decida di compiere la transizione, perché lui non sa penetrarla e per questo cerca un altro uomo che le dia quel che lui non può darle. Sorprende questo punto di vista fallocentrico (in un racconto di trans) non solo per il maschilismo del suo autore (come se la penetrazione fosse l’unica forma di sesso possibile) ma soprattutto per il maschilismo che l’autore infonde anche al suo personaggio. Difficilmente una trans che ha così poca considerazione del pene che ha dalla nascita, tanto da farselo tagliare, potrà dargli così tanto valore da arrivare a capire e giustificare che Anna cerchi un altro uomo per quelle ragioni. Giuseppe non ha forse conquistato Anna chiedendole di fare l’amore come possono farlo due donne?

Nonostante queste cadute di stile, il testo sa imporsi all’attenzione del pubblico grazie anche all’alta prova di Isabella Ferrari che contribuisce in maniera essenziale alla riuscita del reading, dando al testo la sincerità che a tratti manca.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Belli

Piazza S. Apollonia, 11/a – Roma
mercoledì 22 giugno, ore 21.15

GENDER – Oltre le frontiere dell’identità
Il grande mago
(tratto da una storia vera)
di Vittorio Moroni
con Isabella Ferrari
collaborazione drammaturgica Carlotta Corradi