Paolo Poli porta in scena al teatro Eliseo di Roma fino al 6 Febbraio, Il mare, tratto dai racconti di Anna Maria Ortese.

Come superare gli “anta” senza sentirli; il fascino straripante dell’istrionica personalità di Paolo Poli è tutta condensata nel gioco ironico e grottesco attraverso cui narra le vicissitudini esistenziali ed amorose di diverse generazioni di donne e uomini eterei eppure così reali, dagli anni trenta ai settanta, tratte dai racconti di Anna Maria Ortese. Personaggi complessi ed evanescenti, che nella loro tragica quotidianità non rinunciano mai allo scherzo, all’aspetto ludico e qualche volta cinico della vita.

Una narrazione a tratti lirica, commovente, segnata dal peso della storia e del passato che a volte ritorna a scombinare i piani e le strategie familiari, i sogni e le speranze, inframmezzata da pause di magia teatrale pura, in cui Poli, assieme alla sua straordinaria compagnia, rende omaggio all’irriverenza popolare e, allo stesso tempo aristocratica, dell’operetta, dell’avanspettacolo, in cui la sobruette dispensava baci e sguardi maliziosi, carichi di doppi sensi, di rimandi sotterranei (ma neanche troppo velati) alle segrete passioni umane, in un tripudio di canzonette e di costumi eccentrici che animavano la fantasia e i desideri reconditi delle masse.
Grazie a questa eccezionale scomposizione del piano narrativo in due linee parallele e spesso convergenti, tra la principale e quella, per cosi dire secondaria, del varietà, la fluidità ritmica della messa in scena riesce a compensare e a risaltare la tragicità sottile ma presente del diario storico di un Paese che “non passa mai”, che non riesce mai a fare veramente i conti col proprio passato, a chiudere ciò che è andato e che non tornerà più.

Ed è precisamente questo alone di nostalgia misto ad una malinconica presa d’atto dello scorrere inesorabile del tempo e del dolore familiare dell’esperienza, che contribuisce a dare all’intero spettacolo – grazie ovviamente alla maestria gestuale e recitativa di Poli – quel tatto, quella misura audace nel definire la logica estetica ed artistica che la presuppone attivamente, senza formalismi retorici né sterili esercizi di stile.

La pazienza con cui il mare diviene l’elemento centrale che unisce tutte le intime rivelazioni dei personaggi, quasi a voler trasfigurare la scena in un immenso confessionale costruito attorno al dio-pubblico, a cui è impossibile, oltre che illecito, nascondere qualcosa, certifica la geniale abilità con cui Poli riesce a mettersi “a nudo” senza spogliarsi (anche se in un paio di occasioni sembra provocatoriamente intenzionato a farlo), andare a braccetto con una sensuale oscenità, pur conservando sempre un senso compiuto, grammaticalmente efficace, senza sbavature né isterismi, con un parossismo calibrato che non scade mai nel volgare o nella parodia spuria. Quella di Poli è dunque una rivisitazione del mare come specchio in cui la coscienza umana può riflettersi, per ricordare, ritrovare le sue origini, svegliarsi dal profondo letargo in cui è caduta, cogliendo la spinosa pianta dell’esibizione, dell’illimitata libidine erotica, della caotica provocazione caricaturale, del flusso e riflusso incessante del grottesco gioco delle parti senza pungersi, ridendo viceversa delle propri limiti e debolezze, ricacciando nel buio le paure e gli incubi del contemporaneo.

L’eccellente prova fisica e vocale di Poli, il suo eclettismo macchiettistico, il suo innato spirito per l’irriverenza e la dissacrazione ironica e surreale di qualsiasi simbolo e significato, assieme agli straordinari costumi di Santuzza Calì, all’evocative scenografie di Emanuele Luzzati, alla malleabilità degli attori nel mettersi “in gioco” senza soggezioni, ma anzi imponendo la propria forte poliedricità musicale e coreografica, rendono Il mare il miglior biglietto da visita per una stagione teatrale che deve assolutamente rispondere con qualità, professionalità e impegno alla misera riduzione di importanza e di fondi di questo ultimi anni. Prima dell’inizio dello spettacolo, vi è stata una simbolica protesta dei precari della cultura, scendendo in sala cantando e suonando, lanciando manifestini al grido di “Viva l’Italia”, evocando il motto del risorgimento italiano contro lo straniero; il problema è che non vi è più uno straniero.

Il nemico, è proprio il caso di dirlo, è in casa nostra.

Poli riesce nel miracolo di concretizzare la speranza che la bellezza possa salvare il mondo, obbligandoci a cogliere e giudicare il mare che è dentro di noi, la creatività, la gioia e la fantasia che può farlo ridiventare utopia, progetto di trasformazione qualitativa dell’esistente.

Lo spettacolo continua fino al 6 Febbraio
Teatro Eliseo

Via Nazionale 183 tel. 064882114 – 0648872222 – ROMA

Orari
martedì, giovedì e venerdì ore 20.45
Mercoledì e domenica ore 17
Sabato ore 20.45

Il mare
Due tempi di Paolo Poli da Anna Maria Ortese
Con Mauro Barbiero, Fabrizio Casagrande, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco
Scene: Emanuele Luzzatti
Costumi: Santuzza Calì
Consulenza musicale: Jacqueline Perrotin
Coreografie: Claudia Lawrence
Regia: Paolo Poli