Non solo cabaret

Un carretto, dei costumi e un cappello: Matthias Martelli si trasforma nel Mercante di monologhi, in scena a Saragano (PG).

Residente a Torino dove si è diplomato alla Performing Arts University diretta da Philip Radice, Martelli ha portato in scena al Castello di Saragano Il Mercante di Monologhi, lo spettacolo con cui l’artista urbinate ha vinto il concorso Cantieri di strada nella sezione UnaMenSciò, indetto dalla Federazione Nazionale Arte di Strada, il Premio Alberto Sordi (entrambi nel 2014) e il Premio Locomix nel 2015. Nel teatro di Martelli coesistono numerose contaminazioni di stili diversi: dal maestro Dario Fo, con cui ha collaborato per La vendetta del giullare al teatro dell’assurdo, fino a Molière.

Il Mercante apparso a Saragano non vende in cambio di denaro, ma offre monologhi in cambio di applausi dei quali Martelli si nutre per dare linfa vitale al proprio spettacolo. Martelli, che vedremo nei panni di un politico, di un professore e di un prete, prima di iniziare regala ai presenti l’antenato di tutti i monologhi. Si tratta di un monologo che arriva da lontano, in cui si parla di un giullare che gira le piazze e le città. «Nel Medioevo – racconta il giullare indossando una maschera – c’era la disoccupazione, cose lontanissime che non riusciamo a immaginare». Il contadino affamato, chiamato Zanni (Gianni) è il protagonista di questo primo racconto che omaggia La Fame dello Zanni di Dario Fo.

Martelli si rivolge direttamente al pubblico, l’artista caratterizza il suo monologo con la sconfinata libertà, l’ interazione con il pubblico e la continua creazione di situazioni inedite. La capacità di affabulare e di tenere insieme le trame con invenzioni facilmente comprensibili dal pubblico gli permette di rendere vivi e presenti i personaggi creati dalla sua immaginazione, coniugando – e a volte facendo coincidere – la realtà oggettiva con quella del suo pensiero illuminato. Il mondo di Martelli è il regno della percezione immediata del senso che, al di là dei significati latenti che inevitabilmente produce, aleggia sulla scena e sul pubblico esprimendo energia e forza. Attraverso brevi soste, funzionali al cambio di identità o d’abito, la semplice modifica della fisionomia del suo cappello materializza il nuovo personaggio sulla scena in maniera fulminea come fa nel pirotecnico finale.

Nella parodia della realtà che Martelli propone, l’artista focalizza la propria attenzione su dei individui che hanno un ruolo di spicco nella nostra società per metterne in risalto gli aspetti contraddittori e paradossali. Il turno del politico è preceduto dalla musica dell’Inno di Mameli e dalla bandiera italiana che viene sventolata. Martelli sale sul carretto e si veste con giacca e cravatta. Il politico appare, inizialmente, con fare serio e indignatoper la crescente disoccupazione giovanile, le morti sul lavoro, la tragedia degli immigrati, la situazione delle piccole e medie imprese. Una parodia che riesce a divertire il pubblico più giovane con battute e mimica immediate, strappando risate con un fare che può ricordare vagamente l’attore americano Jerry Lewis.

Dal carretto, il turno del personaggio di un professore è annunciato dalla musica del film Indiana Jones. Si tratta di un bislacco ricercatore di «antropologigia» che studia la civiltà antica dei Babaluti che, per spiegarne le origini, si farà aiutare da un volontario fra il pubblico, chiamato a fingere di morire per poi essere riportato in vita per mezzo di un rituale.

Lo spettacolo di Martelli tenta di educare, mettendo il pubblico in condizione di assistere a uno spettacolo coraggioso che svolge tematiche diverse ma provocanti, che suscitino interesse oltre che dibattito e voglia di fare, e propone anche una morale. Lo si evince dal pezzo di un certo Don Iphone, un prete fortemente influenzato dalla tecnologia, in particolare per quella offerta dal marchio con una pera morsicata.

Nella rappresentazione, il rapporto con Dio e le regole del buon vivere condannano ogni ingiustizia. L’edizione della I-Messa è accompagnata da un suono di organo e, «nel nome del tablet, del web e dello spirito Samsung», il prete si rivolge al dio web con preghiere che scatenano l’ilarità dei presenti invitati a rispondere come se questi seguissero l’eucarestia tramite social network, con un «mi piace». Ma, una domanda segue a questa parodia: siamo davvero programmati per la velocità? Dimentichiamo che, nel tentativo di imitare le macchine veloci, andiamo incontro a frustrazioni e affanni, e, per questo, l’elogio alla lentezza che segue al personaggio di Don Iphone appare come la morale che Martelli vuol dare al suo spettacolo.

Lo spettacolo è andato in scena
Castello di Saragano

Piazza della Repubblica, Gualdo Cattaneo (PG)
nell’ambito della rassegna Tra Cielo e Terra

Il Mercante di Monologhi
di e con Matthias Martelli
regia Domenico Lannutti
produzione Teatro della Caduta