Declinazioni d’Oriente

teatro-era-pontedera2[1]Commistione di linguaggi e molte suggestioni nel nuovo lavoro di Takahiro Fujita, Il mio Tempo / Different Shape – in prima nazionale al Teatro Era di Pontedera.

Fondata quando aveva soli ventidue anni, con lui – Takahiro Fujita – nella posizione della madre attenta e gli altri elementi della Compagnia, diversi a seconda della produzione, i Mum & Gipsy tornano in Italia con un nuovo spettacolo, in coproduzone con Fondazione Teatro della Toscana.

Allievo di Oriza Hirata e debitore, come altri suoi colleghi appartenenti alla cosiddetta zero generation, nei confronti della rivoluzione effettuata dal Maestro rispetto alla tradizione Giapponese (in particolare per quel che riguarda il linguaggio: semplificato, e reso quotidiano e colloquiale), Takahiro Fujita trova una personale direzione di ricerca, per quanto concerne l’aspetto formale, costruendo piccole scene montate tra loro (come avviene in campo cinematografico) e puntando sulla ripetizione di situazioni e frasi, che – come ritornelli – informano le sue opere a livello drammaturgico. Inoltre, va notato che la memoria – personale e collettiva – assurge a nucleo tematico dei vari lavori. Il tempo, in particolare, si costruisce (o decostruisce) sia attraverso la reiterazione e il ritorno sempre variato delle situazioni, sia con l’esplorazione della loro mutevolezza: portate sulla scena contemporaneamente, rendono visibili le differenze che caratterizzano ogni singolo individuo per genere e cultura. In un’intervista è lo stesso Fujita ad affermare come a tutti noi, presenti fisicamente in un dato luogo e in un dato momento, capiti di vivere contemporaneamente uno spazio parallelo, dove si agitano i pensieri e i ricordi, che abitano costantemente la nostra memoria. Viviamo le nostre esistenze più o meno consapevoli, talvolta turbati o inquieti, talaltra alla ricerca cosciente di ciò che ci agita e di quelle Madeleine perdute che tentiamo di recuperare.

Ne Il mio tempo / Different shape questo spazio/tempo interiore si rende visibile, nella assoluta quotidianità delle situazioni rappresentate. Ed è proprio uno degli aspetti più affascinanti di questo spettacolo la compresenza di banale quotidiano e domande sull’esistenza, poste con leggerezza, pronte a dileguarsi senza lasciare traccia, e anzi mostrandosi contemporaneamente come ciò che abbiamo di più e di meno importante nella vita. Tutto e niente. Memoria, presente, incontri: ogni fatto e situazione turbina nella mente di ognuno di noi, in ciascun istante. E, nonostante tutto, la vita va avanti – quotidiana, semplice, faticosa.

La compresenza di punti di vista e piani di lettura diversi concorre alla resa di questo senso di leggerezza e serietà assoluta; mentre, dal punto di vista formale, recitazione, gestualità, scene e musica contribuiscono a sostenere il particolare spazio/tempo.

A una recitazione naturalistica si associano una gestione epica dei movimenti degli attori (che attendono a lato dello spazio scenico di entrare in scena e nel personaggio) e la stilizzazione dei movimenti. La scena è spoglia ed essenziale con un grande quadro per le videoproiezioni, da un lato, e la proiezione dei sottotitoli che galleggiano sul fondale, dall’altro. La musica, sempre presente e per lo più elettronica, immerge le vicende in un clima che potremmo definire di “profondità contemporanea”.

Diversi i momenti intensi, e molte le riflessioni portate con sé a casa a cui ripensare.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Era

Parco Jerzy Grotowski – Pontedera (Pisa)

Il mio tempo – Different Shape
testo e regia Takahiro Fujita
con Aya Ogiwara, Ayumi Narita, Satoshi Hasatani, Yuriko Kawasaki, Andrea Falcone, Giacomo Bogani, Sara Fallani e Camilla Bonacchi
organizzazione Kana Hayashi, Luisa Zuffo
allestimento Jitsuko Mesuda