Three Tales

Teatro Real e Matadero – Centro Internacional de Artes Vivas presentano, a quasi venti anni dal debutto al Festival di Vienna del 2002, lo straordinario Three Tales, lavoro co-firmato da Beryl Korot e Steve Reich, eseguito dal vivo dall’Orquesta Titular del Teatro Real (Orquesta Sinfónica de Madrid) e dall’ensemble vocale Synergy Vocals, magistralmente diretto da Nacho Paz.

Ricercatore instancabile di forme capaci di restituire l’assoluto nel minimo, Steve Reich è probabilmente il più grande compositore vivente, nonché il più autorevole e originale esponente di una corrente musicale, quella minimalista, che continua a percorrere lontano sia dalle contaminazioni popular (Philip Glass), sia dalle sperimentazioni post-avanguardistiche (La Monte Young).

Come è noto, a rendere unico il percorso di Reich è stato l’interesse per le suggestioni della musica africana e l’individuazione in essa di spinte propulsive in grado di equilibrare la sperimentazione teorica con il piacere dell’ascolto.

Una testimonianza privilegiata di questa virtù è rappresenta dal progetto Three Tales, Ópera documental digital in cui – attraverso la manipolazione e la proiezione di patchwork di immagini complesse in una incalzante e stratificata interazione con la musica – si attualizzano tanto il vigore sonoro quanto l’efficacia comunicativa della poetica di Reich e della compagna Beryl Korot.

Per quanto breve lo si voglia vedere, il XX è stato un secolo di intensissima e sconvolgente rivoluzione tecnologica. Armi di distruzione di massa di inaudita potenza, la nuova frontiera spaziale, gli innumerevoli e continui progressi nel campo della medicina sono solo alcuni esempi utili a comprendere un fenomeno in cui luci e ombre sono inesorabilmente correlate.

La secolarizzazione del paradigma di cultura e società, dunque di umanità, nei termini di un dispiegamento assoluto e incontrollato della razionalità è un ambito che la filosofia, verrebbe da dire da sempre, ma in particolare dalla fine del XIX secolo, ha messo al centro della propria indagine e sul quale anche l’arte, una volta demolita la promessa dell’art pour l’art e sconfessata la sua deriva propagandistica, ha esercitato la propria rivendicazione di verità.

Infatti, l’arte contiene in sé i margini all’interno dei quali aggredire argomenti che, banalmente e illusoriamente, il senso comune potrebbe invece considerare prerogativa di chi esercita attività direttamente conoscitive (filosofi e scienziati). L’arte non solo si interroga e interroga sul senso, propone spunti e scopre prospettive inedite, ma ambisce a rispondere alle questioni più dilanianti che caratterizzano la coscienza e scuotono la carne degli essere umani.

Three Tales è un esempio sconcertate di tale «reflexión sobre el impacto científico en la humanidad» e di come il duo Reich e Korot abbia saputo decostruire e ricostruire l’impatto della tecnica sull’umanità nei termini sia di riflessione storica, dunque sul passato più o meno recente, sia di domanda sul futuro che stiamo costruendo («tres piezas independientes viajan a través de las consecuencias de tres sucesos científicos de gran relevancia: la ambición aeronáutica, la destructiva energía nuclear y el juego de la clonación»).

Articolando un percorso e video e musicale, l’opera rivisita tre eventi scientifici di inizio, metà e fine secolo considerati cruciali per le implicazioni e le loro conseguenze etico-antropologiche: il primo, Hindenburg, prende nome dal disastro dello Zeppelin nazista andato in fiamme a Lakehurst nel New Jersey nel 1937; il secondo è Bikini, dall’atollo che tra il 1946 e il 1954 fu protagonista di una serie di test atomici con la conseguente deportazione della popolazione sulle isole vicine (poi esposte alla ricaduta radioattiva); il terzo, Dolly, recupera la vicenda della pecora adulta clonata in Scozia nel 1997 per giungere fino alla tematica del post-umano rappresentata da robot cognitivi ed emotivi per le interazioni sociali con gli esseri umani progettati dalla ricercatrice del MIT Cynthia Breazeal («Kismet is my baby»). In video, in un ipotetico dialogo con quanto affermato in un precedente frame video dal rabbino Adin Steinsaltz («every creature has a song»), sarà la stessa Kismet a chiedersi «every creature has a song, what do they say?», così disvelando tutta la attualità di una questione che appartiene al qui e ora e non a un futuro fantascientifico.

Three Tales alterna in sequenze cronologicamente discrete e blocchi di immagini ciclicamente ripetute alcuni momenti di raccoglimento ad altri di maggiore impatto emotivo e dà ampio spazio a diversi protagonisti contemporanei agli eventi coinvolti: in Hindenburg, con i filmati d’epoca e il materiale documentale; in Bikini, con le riprese live degli isolani trasfigurate in fotografie pittoriche e rianimate in una straniante frequenza di fotogrammi diverse dai canonici 30fps, il cui flusso interrotto da stralci dal libro della Genesi interroga con glaciale lucidità la messa in parallelo di due società diametralmente opposte (gli Americans e i locals); in Dolly, con la frammentazione di interviste a influenti membri delle comunità religiose e scientifiche (tra gli altri, Marvin Minsky, Rodney Brooks, Kevin Warwick, Richard Dawkins).

L’ottimismo per il progresso tecnologico, le dirette conseguenze sul destino di chi quel progresso si ritrova a subirlo senza poter incidere in alcun modo sulla direzione del suo sviluppo, la prepotente irruzione nella storia delle biotecnologie che ibridano umano e non umano: sono questi i binari attraverso i quali Three Tales conduce una maggiore presa di consapevolezza sulle responsabilità nei confronti del futuro, visto che il passato è ormai colmo di esempi e il presente non appare affatto innocente. I benefici e l’urgenza della scienza non sono discussione, tutt’altro, ma è proprio perché necessaria che essa (la scienza) non va presa con leggerezza o irresponsabilità: «of course, it would be absurd for us to be anti-technology […] we are simply saying that we’re at a point where we really need to think about what the technology is for and what we may have lost through it».

L’architettura musicale minimale e ritmicamente asimmetrica, la limpida e non iniziatica combinazione multidisciplinare di elementi che mai assumono funzione meramente decorativa e l’intrecciante drammaturgia audiovisiva fanno di Three Tales un’opera paradossalmente tanto piena quanto irrisolta, dunque moderna nel senso adorniano del termine. Incastonata in una limpida e rinnovata forma operistica tragica, Three Tales non concilia con il proprio lancinante contenuto di verità, ma lascia che emerga ponendolo in una prospettiva critica rispetto ai rischi insiti in ogni patto di faustiana memoria.

Chapeau.

Matadero
Nave 11. Sala Fernando Arrabal
Plaza de Legazpi, 8 28045 Madrid
5 y 6 marzo, 20.30h 7 marzo, 18.00h y 20.30h

Ópera documental digital en tres acto
Three Tales
by Beryl Korot y Steve Reich
director musical Nacho de Paz
operador de Sonido Norbert Ommer
operador de Vídeo Johannes Bernstein (Big Cinema GMBH)
reparto Orquesta Titular del Teatro Real (Orquesta Sinfónica de Madrid)
ensemble vocal Synergy Vocals
producción del Teatro Real
co-producción con Naves Matadero – Centro Internacional de Artes Vivas
estreno en España
estrenada en el Festival de Viena el 12 de mayo de 2002
estreno en la temporada del Teatro Real
idioma inglés
Duración 1h 05min

Acto I / Hindenburg
It could not have been a technical matter – Nibelung Zeppelin – A very impressive thing to see – I couldn’t understand It

Acto II / Bikini
In the air I – The atoll I – On the ships I – In the air II – The atoll II – On the ships II – In the air III – The atoll III – On the ships III – Coda

Acto III / Dolly
Cloning – Dolly – Human body machine – Darwin – Interlude – Robots/Cyborgs/Immortality