Al Teatro Franco Parenti, una originale e bizzarra rilettura della tragedia di Shakespeare.


La regina Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI, è celebre per aver forse detto: «Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche», poco tempo prima dello scoppio della Rivoluzione francese. Filippo Timi, protagonista e regista, recupera la frase per dare il titolo al suo spettacolo. Ma quali sono i nessi? All’apparenza nessuno, se non la centralità di personaggi nobili.

Lo spettacolo di Timi è un’originalissima rilettura dell’Amleto di Shakespeare – si potrebbe addirittura definire una parodia. E se le prime parole espresse dal protagonista sono incentrate sul tema del male e l’unica cosa che si intravede, nell’oscurità, è un cono di fumo che si propaga verso il pubblico, le scene che seguono sono molto divertenti e c’è spazio per ridere di gusto con le battute, demenzialità, lazzi volgari edi effetti stranianti creati da un Amleto che, a un certo punto, arriva a minacciare di morte il pubblico, invocando una: «strage al Franco Parenti».

Lo spettatore si ritrova, quindi, spiazzato fin dai primi minuti dello spettacolo: la pièce a cui assiste è molto lontana dal modello inglese al quale si ispira. Talvolta si ha come l’impressione di essere in un momento clou di riflessione e profondità psicologica, ma si ricade immediatamente nella leggerezza e nel tono parodistico. Bastino come esempi il celebre “essere o non essere”, ridicolizzato con la balbuzie e spinto fino a rasentare l’assurdo, oppure l’attimo di vibrante passionalità quando Amleto recita: «Ofelia… i tuoi baci… i tuoi baci… i tuoi baci non sanno veramente di niente!».

Ma la voluta demenzialità, assurdità e volgarità non sono mai fini a se stesse: servono, infatti, ad analizzare le situazioni e a criticarle, trovando analogie col presente. E per fare questo, ecco che si ricorre a due personaggi che attualizzano la storia di Amleto: un’attrice che tenta di assomigliare a Marilyn Monroe e una studentessa che degenera, diventando una pessima attrice. Personaggi che sembrerebbero estranei alla vicenda – come il titolo d’altronde. Estranei almeno quanto i commenti musicali di Strauss, Battisti e Beethoven o i riferimenti all’oggi – vi è perfino un accenno a Ligabue. Elementi molto lontani tra loro, cesellati in una trama priva di spiegazioni, all’interno di uno spettacolo che cerca di dare un senso a quanto va in scena. E il senso c’è. Massimo Marino, giornalista de Il Corriere di Bologna, chiede in un’intervista a Filippo Timi: «Cosa c’entra Maria Antonietta con Amleto?» e la risposta è: «Poco. È un pretesto. Mi piace l’idea che una regina di fronte a un problema concreto risponda con una soluzione assurda. Così è il mio Amleto. Un porco, un figlio di re abituato alle orge e a magna’: grasso e svezzato al vizio». Questo il senso sotteso da Timi: smascherare pazzie e colpe dei potenti – di ieri, di oggi e del mito.

A dominare la scena c’è un grande trono. Spesso vi siede sopra Filippo Timi – uno tra i migliori attori italiani – che, con la sua mimica, la sua voce potente e la sua interpretazione è il fulcro dello spettacolo. Spassoso e tremendo, geniale e diabolico: un finto principe di Danimarca, che si erge a re del palcoscenico.

Lo spettacolo e’ andato in scena
Teatro Franco Parenti
Via Pier Lombardo 14 – Milano
Fino a venerdì 26 marzo
orari degli spettacoli: feriali ore 21.00 – festivi ore 16.30

Il popolo non ha il pane? Diamogli le brioche
di Filippo Timi
regia di Filippo Timi e Stefania De Santis
con Filippo Timi (Amleto), Paola Fresa (Ofelia), Lucia Mascino, Luca Pignagnoli, Marina Rocco
produzione Santo Rocco e Garrincha
in collaborazione con Nuovo Teatro Nuovo di Napoli
Artedanza E 20-Teatro Stabile dell’Umbria