Tra prezzo e valore

teatro-stabile-torinoÈ andato in scena al Teatro Carignano di Torino Il prezzo di Arthur Miller, proposto dalla Compagnia Orsini e diretto da Massimo Popolizio a distanza di cento anni dalla nascita di uno dei maggiori drammaturghi americani, Arthur Miller. Uno spettacolo che ha debuttato al Teatro Argentina di Roma e che farà tappa anche a Firenze, Milano e Bologna.

In un vecchio magazzino, sotto enormi teli, s’intravedono un tavolo di legno scuro, un’arpa, un armadio, una sedia e un comò. Victor, un uomo di cinquant’anni, contratta con Solomon, un broker novantaquattrenne, il prezzo dei quegli antichi oggetti appartenuti al padre recentemente defunto. L’arrivo Walter, fratello di Victor, interrompe e rallenta le trattive, lasciando emergere vecchie ferite, incomprensioni passate, recriminazioni e menzogne. Attraverso la vita di quattro personaggi, Il prezzo racconta le devastanti conseguenze della crisi economica degli Stati Uniti nel ’29, lasciando improvvisamente gran parte della classe borghese sul lastrico.
La parola chiave della crisi dell’epoca del consumismo è “sostituibile”, come ci ricorda uno dei personaggi presenti sulla scena. Tutto doveva poter essere sostituito: un oggetto, un padre, un amore. È per questo che nessuno vuole più quei preziosi e ingombranti mobili: nessuno vuole qualcosa in grado di restare nel tempo. Nell’era moderna non c’è più spazio per le cose eterne, così come è impossibile che nei moderni appartamenti possa entrare un tavolo giacobino spagnolo dei primi anni Venti. È necessario distaccarsi, vendere, demolire e costruire qualcosa di nuovo. «Non si può essere sentimentali con la merce usata», dice Solomon a Victor, abbassando il prezzo a una cifra ridicola, quasi umiliante, che però Victor è costretto ad accettare, schiacciato dall’ansia e dal timore di rimanere senza soldi. E tanto più basso è il prezzo, quanto più basso sarà il valore.
Non sarà soltanto quest’ultimo a scendere, ma anche quello dei ricordi, dei sacrifici di una vita trascorsa a inghiottire rinunce e privazioni.
E allora forse il prezzo da pagare è proprio questo: (s)vendere il proprio passato, per assicurarsi un futuro migliore.
I personaggi declinano in modo differente la tematica secondo la quale ognuno debba pagare (di conseguenza abbia) un prezzo.
Victor (Massimo Popolizio) deve scontare una vita sacrificata a un lavoro che detesta per mantenere un padre che si rivelerà essersi approfittato di lui, la moglie Esther (Alvia Reale) è costretta a sostenere una vita di stenti e privazioni, Walter (Elia Schilton) è condannato al suo essere mediocre e arrivista. Forse solo Solomon (Umberto Orsini) è l’unico in grado di salvarsi, grazie alla sua capacità di approfittarsi delle miserie e delle debolezze altrui. Per nessuno di loro sarà, però, possibile una risoluzione, cambiare o emanciparsi.

Il prezzo è allora uno spettacolo interessante per almeno tre motivi.

Il primo riguarda squisitamente il testo. Il prezzo è un classico che ritrae dei caratteri umani dolorosamente reali. Uomini mediocri e meschini, condannati a vivere una vita che non desiderano, pronti ad approfittare di qualsiasi circostanza per accrescere i propri interessi. Miller ci racconta un mondo di mediocrità, di fallimenti quotidiani, di incomprensioni, di debiti, ma anche di tenerezza e malinconia, inserendosi perfettamente nel quadro poetico della letteratura ebraico-americana.
Il secondo risiede nella risonanza che esso può avere oggi, in questo preciso momento storico. Un allestimento che affronta il dramma della crisi economica in un momento di profonda crisi economica raggiunge le sue massime potenzialità assolvendo alla sua funzione d’interpretazione e critica della realtà.
Il terzo è probabilmente il più sottile e soggettivo da cogliere. Nello spettacolo si avverte un’eco silenziosa – e per nulla fastidiosa – del Lehman Trilogy di Luca Ronconi. Oltre alla presenza di Massimo Popolizio (che nello spettacolo vincitore del premio Ubu di quest’anno interpretava il ruolo di Mayer Lehman), il testo di Miller condivide con l’opera di Massini l’argomento e una figura: Solomon, l’acrobata equilibrista, presente nell’opera di Ronconi, e che ne Il prezzo è il broker incaricato di stimare la cifra dei mobili di Victor.

Una parentela drammeturgica e di intenzioni che ne testimonia l’estrema qualità complessiva.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Carignano

Piazza Carignano 6, 10123 Torino
dal 24 novembre al 6 dicembre 2015

Il prezzo
di Arthur Miller
traduzione Masolino D’Amico
regia Massimo Popolizio
con Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale, Elia Schilton
scene Maurizio Balò
costumi Gianluca Sbicca
luci Pasquale Mari