Kafka ritrovato

Al Teatro Vascello Il processo di Kafka diventa puro teatro

Franz Kafka non fece in tempo a godere del trionfo del suo Il processo. Il romanzo incompiuto venne pubblicato postumo e contro le direttive dell’autore che ordinò la distruzione del libro dopo la sua morte. Fu infatti l’amico e primo biografo, Max Brod, a intuire per primo il valore dell’opera e a farla pubblicare nel 1925, un anno dopo la morte di Kafka. Fin da subito il romanzo ebbe un’influenza determinante nella cultura europea del Novecento, le cui suggestioni sono evidenti tanto nel Teatro dell’assurdo quanto in gran parte della filosofia esistenzialista. Il dissidio tra l’uomo e la legge, l’alienazione, il contrasto col mondo femminile, il rapporto padre-figlio: sono i temi più autobiografici della pagina kafkiana che in Il processo vengono descritti con un’efficacia unica nell’opus dello scrittore (a eccezione, forse, de Le Metamorfosi). Il protagonista, Josep K., è l’alter ego stesso di Franz Kafka: anche lui avviato su insistenza paterna alla vita burocratica, anche lui in aperto contrasto con la famiglia (simboleggiata da uno zio che assume senza difficoltà il ruolo di padre-padrone), con gli stessi complessi nei confronti della donna (e il cui desiderio mai soddisfatto è fonte continua di frustrazione). Un personaggio che rispecchia in ogni particolare il suo creatore. Già prima di essere colpito dalla tragedia imminente Josep K. è l’archetipo del protagonista kafkiano, colui che per definizione opera e agisce senza volontà individuale, schiacciato dai doveri istituzionali (famiglia, legge, religione) cui non sa o non vuole opporre resistenza. Per paradosso, proprio la sua mancanza di ribellione, il suo passivo rispetto delle regole viene punito con la peggiore delle punizioni: un processo in cui non sono noti i capi d’imputazione che si conclude con la condanna a morte dell’ignaro imputato. Senza appello. «Come un cane» sono le ultime parole che il protagonista pronuncia prima di morire, pagando con la vita la sua eterna obbedienza. Era normale che un romanzo come Il processo tentasse il teatro. Gli adattamenti non si contano, e non si teme di esagerare se si afferma che l’opera ha solo da guadagnare quando invece di essere letta è vista su un palcoscenico. Assistere a una regia de Il processo può essere molto più utile per afferrare il senso di impotenza, solitudine, oppressione del protagonista, perché lo spettatore la faccia propria. Perché ci sono casi in cui la pagina è un limite. Ben vengano, dunque, le rappresentazioni di Il processo, come quella in scena al Teatro Vascello con la regia di Andrea Battistini. Il regista si era già accostato in due occasioni al testo kafkiano (nel 2003, con il Teatro di Castalia, in versione russa e rumena) proponendo un adattamento in linea con le generali interpretazioni dell’opera. La direzione degli attori è azzeccata soprattutto nel far recitare tutti i ruoli femminili a una sola attrice (Raffaella Azim), e a un unico attore – Totò Onnis – i personaggi che rappresentano il potere (lo zio, il prete, l’ispettore). Il risultato è di grande effetto in quanto contribuisce a rendere tangibile il senso di progressiva alienazione del protagonista. Quest’ultimo è interpretato da un Giovanni Costantino a volte in difficoltà, ma sempre eccellente nel restituire un Josep K. inerme e indifeso. Eppure, la vera protagonista dello spettacolo è la scena di Carmelo Giammello. Si tratta di una situazione rara nel panorama del teatro italiano: quante volte, assistendo a uno spettacolo, non si è storto il naso di fronte a una scenografia sterile o minimalista? Questo è uno dei pochi casi in cui essa costituisce l’anima stessa di uno spettacolo: tutto è organizzato in base a una scena che si trasforma con estrema facilità (in due ore di spettacolo non si assiste a una sola calata di sipario), in cui gli attori si muovono come all’interno di una scacchiera, ognuno in base al ruolo che ricopre. Il tutto in un ambiente buio, scarno, labirintico, dove lo straordinario potenziale della pagina di Kafka trova realizzazione in uno spazio ideale.

Lo spettacolo continua:
Teatro Vascello
via Giacinto Carini, 78 – Roma
fino a domenica 15 gennaio
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00 (lunedì riposo)
(durata 2 ore circa senza intervallo)
biglietti intero 20 Euro, ridotto 15 Euro

Il Processo
di Franz Kafka
adattamento e regia Andrea Battistini
con Raffaella Azim, Giovanni Costantino, Filippo Gilli, Totò Onnis, Alessandro Buggiani, Davide Pedrini, Pietro Mossa
scene Carmelo Giammello
costumi Stela Verebeceanu
maschere Iurie Matei