Dalla tragedia alla commedia, dal sogno alla realtà

L’estate è prossima a concludersi, ma al Globe Theatre di Roma continua la stagione shakesperiana, con una intensa ed energica edizione di una delle opere più enigmatiche e anticonvenzionali del bardo.

C’è un filo concettuale e una dimensione teorica carica di implicazioni che mettono in relazione l’Amleto alle opere tarde di William Shakespeare. Si tratta dell’origine di una sensibilità moderna che si esprime soprattutto nella comprensione dei limiti del linguaggio, del rapporto tra narrazione e impossibilità di narrare, dal momento che come sostiene René Girard in queste opere troviamo una “dinamica della veridicità assoluta” che fa diventare labile il confine tra racconto e realtà.
Molte delle opere della maturità di Shakespeare infatti riflettono su loro stesse, sprigionando un livello metatestuale che comporta sempre una complicazione irriducibilmente moderna, anni luce avanti ai suoi contemporanei. Il racconto d’inverno in questo senso è esemplare: l’immediata dichiarazione di irrealtà espressa nel titolo, e ricordata più e più volte nel corso del testo che si autodenuncia ripetutamente in quanto racconto, fa dell’opera di Shakespeare una giostra barocca dove i rapporti di causa-effetto e i criteri aristotelici saltano completamente. Elena Sbardella porta in scena al Globe una versione avvincente e divertente della tragicommedia shakesperiana, capace tanto nella scenografia quanto nella regia e nella recitazione di restituire tutta la concitazione schizofrenica del racconto. D’altronde, una buona messa in scena è indispensabile per tenere assieme tutte le aporie e le stravaganze di un testo che appare quanto mai sconclusionato e assurdo. La bellezza dei monologhi, la tagliente ironia di molte scene, ma soprattutto l’esplicita metatestualità che proietta tutto in un universo immaginifico, garantiscono a Shakespeare di tenere insieme tragedia e commedia, di sostenere incongruenze geografiche (una Boemia raggiungibile in nave dalla Sicilia) e storiche (l’appello all’oracolo di Delfi), di fare un salto temporale di quindici anni e di fare resuscitare i morti, di affidare comportamenti ingiustificabili ai suoi personaggi (Leonte, interpretto da un ottimo Alessandro Averone, è un Otello che impazzisce, senza bisogno di Iago), di negare alla visione del pubblico il climax del lieto fine per farlo raccontare ai testimoni piuttosto che mostrarlo. Paradossalmente, sono le musiche di Nicola Piovani, seppur pregevoli e studiatissime come sempre, a risultare retoriche e prevedibili specie nella prima parte, mentre i brani cantati dagli attori contribuiscono alla magia generale.

Tutto si tiene perché tutto è narrazione, noi stessi che siamo della stessa sostanza dei sogni, e questo flusso irriverente e strampalato paradossalmente si rivela ben più vicino alla realtà di un romanzo storico poiché è coordinato con la nostra immaginazione, con la nostra energia onirica, con le nostre emozioni e sentimenti; proprio per questo, i caratteri legati all’infanzia risultano particolarmente efficaci nell’impianto scenografico, come l’altalena e il cavalluccio giocattolo, perché simboli di un’innocenza creduta perduta ma che resta costante nel corso di tutta l’esistenza. E se la prima parte dello spettacolo ha un carico di pathos tale da ferire lo spettatore, la magia della seconda parte ricompone il frammentario e il caos, offrendo a tutto un qualche senso; un senso però intriso di irrealtà, che fa sorridere lo spettatore, ma allo stesso tempo lo lascia perplesso perché alla fine della messa in scena lo lascia da solo nella crudezza della vita, che non concede mai ricomposizione o lieti fini. Shakespeare, e Sbardella attraverso lui, ci fa fare esperienza del sogno, perché neanche il sogno conosce rigore logico pur essendo più essenziale dell’intelletto, come se solo rifugiandoci nella fantasia e nel sogno possiamo essere in grado di dare senso al caos della vita.

Lo spettacolo continua:
Silvano Toti Globe Theatre
Parco di Villa Borghese, P.zza di Siena – Roma
fino all’11 settembre
ore 21.15, lunedì riposo

Politeama srl presenta
Il racconto d’inverno

di William Shakespeare
regia e adattamento Elena Sbardella
scene e costumi Cappellini & Licheri
musiche Nicola Piovani
disegno luci Umile Vainieri
con Alessandro Averone, Francesco De Rosa, Gianluigi Fogacci, Paolo Giangrasso, Filippo Laganà, Neva Leoni, Roberto Mantovani, Mimmo Mignemi, Ludovica Modugno, Pietro Montandon, Loredana Piedimonte, Carlotta Proietti, Stefano Santospago, Marco Simeoli, Andrea Tidona, Federica Tolardo.