Strana coppia. Vecchia logica?

Apparizioni. A partire dall’entrata in scena, semivisibili, poco percepibili per via della nebbia e del gioco di luce. Un podio, un palco per oratori. Un mondo post moderno o la fabbrica, la fucina di Dio. Il Regno profondo – Perché sei qui, in scena al Dialma Ruggiero a La Spezia, è una grande prova di teatro, un’esperienza estetica unica: magia della voce, costruzione spaziale, ironia.

I due alter ego delle vecchine della chiesa, con il libro dei salmi in mano, intonano un canto diverso dalle loro nemesi. Hanno la capacità di fare domande. Prima all’unisono. Un canto gregoriano e una preghiera della mente ben diversa. Melismi guidati dalla mano sapiente di Chiara Guidi, direttore dell’esecuzione. Inframezzati dal ritornello insistente: “Io sento girare… e tu?”

Poi il canto si sdoppia, il contrappunto si fa a due voci, e se ne apprezza l’andamento delle singole parti. La voce è entità in scena, viva come i due corpi, forse anche più delle due donne, che sono solo il suo strumento per prendere consistenza. Come se ci fosse un essere che parla attraverso di loro. Unica voce, personaggio unico. Poi si sdoppia anche il personaggio. Un personaggio per ciascuna. Un Dio dalla vocina sottile e un uomo. Ma Dio e uomo si confondono, si fatica a capire chi sia chi. Rimandano da lontano a Oreste e Zeus nelle Mosche di Jean-Paul Sarte. Ma questo è un Oreste che ripete sempre i soliti argomenti e non ha più la forza per rinfacciare a Dio la sua libertà. E così non si sa più chi si ribelli a chi.

Avanzando, anche i corpi si fanno decisamente due, totalmente, anche nelle reciproche posizioni, che sottolineano l’individuazione crescente, le mutazioni delle figure dello spettacolo, nel loro trapassare in altro. Con lo spostamento di posizioni (prima dietro, poi intorno e girando e, per finire, fuori dal palco) si modificano totalmente le relazioni fra loro. Tanto da diventare, nella disputa del ciao, osservante e osservato, intervistante e intervistato, interrogante e interrogato.

L’atmosfera è surreale, ammantata d’ironia leggera, delicata, incisiva. C’è come un velo sottile: da una parte, il comico e il surreale; dall’altra, la polemica tagliente – cangianti uno nell’altro in trasparenza. L’ironia è un carattere che esplode nel momento della proiezione dei testi, da quel banco di comando della navicella aliena che attraversa lo spazio infinito. Un centro extraterrestre agli inizi del tempo, o forse fuori dal tempo (una componente aliena che, fra l’altro, s’immagina anche nel modo tutto unico di stare in scena della Castellucci: alta, dinoccolata, vagamente stralunata).

Nel buio vediamo proiettate le parole. Parole taglienti, incisive, ironiche, nel collegamento Dio/luce/logos/pubblicità. Logica stringente di verbo che fu e si impose inequivocabilmente. Dio esperto di pubblicità (stupida) e propaganda.

Grazie all’uso sapiente di musica ed rumori, e all’organizzazione dello spazio sonoro, l’ambiente fisico è completamente tridimensionale, vivo, dalla profondità palpabile, e suggerisce all’immaginazione spazi misteriosi e remoti. Luoghi di enigmatici esperimenti, segrete fumose, siti di congregazioni ribelli e oblique.

Peccato per il finale in diminuendo. Come scemando. Con molta meno tensione drammatica rispetto all’inizio (un fatto curioso è che il dialogo più prettamente teatrale sia meno potente del contrappunto vocale iniziale, con quella lettura così spigolosa, innaturale, sghemba persino).

L’Oreste delle Mosche di Sartre continua a suo modo a discutere di libero arbitrio, argomento nello stesso tempo attualissimo e vecchio. Da un lato, gli enigmi di una generazione passata, in polemica verso Dio e la religione. Dall’altro, un grande dubbio: i nativi digitali si porranno queste domande un domani? Saranno in grado di porsele? E contro quale Dio? Dio Insta(gram)? Il Dio dell’immagine di un Io che non esiste come essere di carne e ossa, ma solo come costruzione inconsistente e inesistente fatta di foto manipolate?

Lo spettacolo è andato in scena:
Centro Dialma Ruggiero

Via Monteverdi 117, La Spezia (SP)
Venerdì 6 dicembre 2019, Ore 21:15

Il Regno profondo – Perché sei qui?
Lettura drammatica
scritto da Claudia Castellucci
regia vocale di Chiara Guidi
interpretato da Claudia Castellucci e Chiara Guidi
musiche Scott Gibbons, Giuseppe Ielasi
tecnica Francesca Di Serio, Eugenio Resta, Andrea Scardovi
organizzazione Elena de Pascale
produzione Societas