Io è un altro?

Fino al 29 maggio Sandro Lombardi darà voce a un Casanova decadente e mitteleuropeo, vecchio e nostalgico: siamo al Piccolo Teatro Studio Melato e Federico Tiezzi porta in scena, con eleganza e freddezza, Il ritorno di Casanova di Arthur Schnitzler.

La scenografia colpisce subito per l’elegante accostamento di epoche e forme lontane nel tempo e nella percezione: su minimali colonne poggiano candelabri vuoti; in proscenio, un tavolo e due sedie, in stile settecentesco; e agli angoli, quasi dietro le quinte, due xilofoni il cui suono, simile allo zampillare di gocce d’acqua, riprende proprio l’eleganza e il minimalismo dell’ambiente intorno.
Una figura avvolta in un mantello nero, nascosta dietro una maschera da commedia dell’arte, entra silenziosa, si muove piano, sembra voler restare in disparte. Un uomo ansimante, sudato, pesantemente vestito arriva invece dalla platea, si asciuga la fronte e respirando a fatica comincia il suo racconto, siede al tavolo e come fosse completamente solo, come scrivesse le proprie memorie, prende a narrare. Narra di sé, vecchio, abbandonato dal fascino e dalla bellezza che lo avevano sempre definito, nostalgico di una Venezia che da tempo lo ha esiliato. Nei pressi di Mantova, sul punto di tornare verso l’agognata Serenissima, il Nostro incontra un amico che lo invita a passare qualche giorno nella sua tenuta in campagna e che accenna alla presenza di una nipote, Marcolina.

Basta questa lieve allusione ad accenderne il famigerato desiderio di conquista e a fargli accettare l’invito: ora l’obiettivo è unico e cieco. Ma lo sguardo di lei, fin dall’inizio, non dà adito a speranze: nei suoi occhi c’è il peggiore dei sentimenti, l’indifferenza. Che si tramuterà in derisione, che finirà in disprezzo. Scoperta una relazione fra la giovane e il prestante sottotenente Lorenzi, il protagonista decide di averla vinta con l’inganno e propone a Lorenzi di coprire un suo debito al gioco in cambio di una notte con Marcolina. Nell’oscurità, la vecchiaia scompare e Casanova può tornare per un istante, nel momento dell’amplesso, se stesso. Ma al mattino la ragazza lo riconosce alla debole luce del sole e lo sguardo disgustato che gli riserva uccide nel vecchio ogni ultima più fragile illusione.

La cifra psicologica che caratterizza i drammi di Schnitzler si fa sentire anche qui, dove l’autore dipinge con maestria quella terribile scissione che avviene nell’essere umano quando, forte di un’identità costruita nel tempo non solo sulla percezione interiore ma soprattutto sul riscontro effettivo di questa percezione nello sguardo esterno e giudicante dell’Altro, si trova a veder mutato, radicalmente mutato, quello sguardo esterno.
Così Casanova, che dentro di sé nutre ancora quella smania conquistatrice e arde di desiderio come chi ama ancora non solo le donne ma anche la vita, si scopre vecchio negli occhi di Marcolina, privo di ogni fascino nel suo disinteresse, noioso nella sufficienza che lei gli riserva quando le parla del saggio su Voltaire a cui sta lavorando.
Il corpo, che sempre aveva corrisposto alle sue voglie, che aveva permesso, facilitato e causato insieme quelle stesse voglie, ora è estraneo, non gli corrisponde più, gli è nemico. Lo sguardo dell’Altro, posandosi sul suo viso, non restituisce alcuna conferma all’identità di seducente adescatore di donne che faceva di lui Casanova. Questo scollamento è la vecchiaia?
Per tutto lo spettacolo, lo sguardo dell’Altro è fisicamente presente in scena: la figura mascherata entrata all’inizio è rimasta lì, talvolta in piedi, più spesso seduta e intenta ad osservare il monologante Casanova. Visti il colore nero e il mantello, si potrebbe pensare che si tratti della Morte in persona, che attende paziente la propria vittima. Ma quando il protagonista ci racconta della sua squallida fuga dalla stanza di Marcolina, col corpo nudo avvolto nel mantello di Lorenzi, ecco che la misteriosa figura si rivela essere proprio il giovane sottotenente (o forse, invece, la Gioventù perduta di Casanova?). Siamo all’epilogo – un duello tra i due, entrambi nudi – e a ferire mortalmente l’avversario è, sorprendentemente, Casanova. Come se la vecchiaia dovesse squallidamente averla vinta sulla giovinezza.
Alla nostalgia che tutto ciò porta con sé, fanno eco il momento storico in cui vive Schnitzler – la fine dell’Impero Asburgico – e la sensazione di appartenere a un tempo andato, che avvicina il personaggio all’autore.
Sandro Lombardi interpreta la profonda contraddizione di Casanova ricorrendo a un linguaggio solenne che a tratti si vena di dialetto veneziano e in momenti diversi di giovanile ardore e di senile stanchezza. Una recitazione composta, così come la regia, che oppone la staticità dell’azione alla vivacità del racconto in maniera pulita ed elegante.

Lo spettacolo continua
Piccolo Teatro Studio Melato

via Rivoli 6, 20121 Milano
dal 17 al 29 maggio 2016
martedì giovedì e sabato h. 19.30, mercoledì e venerdì h. 20.30 e domenica h. 16.00

La Compagnia Lombardi Tiezzi presenta
Il ritorno di Casanova
di Arthur Schnitzler
traduzione, adattamento e regia Federico Tiezzi
drammaturgia Sandro Lombardi e Fabrizio Sinisi
con Sandro Lombardi e Alessandro Marini
costumi Giovanna Buzzi
luci Gianni Pollini
percussioni Omar Cecchi e Niccolò Chisci
violoncello Dagmar Bathmann
in collaborazione con Conservatorio di Musica Luigi Cherubini, Firenze; Museo Nazionale del Bargello