Parafrasi di una canzone

Torna al Teatro Planet, il D.O.I.T. – Drammaturgie Oltre Il Teatro, festival giunto alla sua seconda edizione dove la drammaturgia incontra il teatro nelle sue più ambiziose declinazioni.

È un meraviglioso mondo oltre lo specchio quello che attraversa il testo e giunge alla messa in scena. La drammaturgia oltre il teatro non vuole essere un semplice ed efficacissimo claim, quanto (e innanzitutto) uno straordinario e affascinante ossimoro, il concetto ideale per rappresentare una contemporaneità fiera nel lanciare una proposta di futuro, orgogliosa nel rispetto della propria memoria e lucida nel testimoniare l’esistente.

La drammaturgia che va oltre il teatro definisce allora il processo artistico per quello che dovrebbe essere, un percorso rigoroso ma indefinibile, infinito ma formale, creazione autorale di un mondo dove realtà e finzione a volte si incontrano, in altre si scontrano, sempre per raccontarsi e confondersi a vicenda, rendendo labile oppure invalicabile il confine che li separa. La crisi di questo solco, ossia l’osmosi di sperimentazione e tradizione, è dunque quello che ci si aspetta di trovare nel festival ideato, condotto e organizzato da Angela Telesca e Cecilia Bernabei, il D.O.I.T. – Drammaturgie Oltre Il Teatro in scena nella rinnovata sede del Teatro Planet fino al 10 aprile.

Un obiettivo ambizioso, del quale con grande curiosità e interesse Persinsala accetta di far parte, prendendo posto in giuria e come mediapartner, e nel cui clima ideale rientra il primo spettacolo in concorso, quel Sacrificio del fieno della Fenice dei Rifiuti Compagnia teatrale, scritto e interpretato da Alessandro Veronese e Michela Giudici, su libera ispirazione da Ciamel amuur, capolavoro di amore e guerra di Davide Van De Sfroos.

E d’amore e di guerra, a seconda del privato stato d’animo di ogni astante, e non «di altre sciocchezze» direbbe il maestro Guccini, parla questo Sacrificio, testo vincitore de L’Artigogolo 2015, una composizione il cui virtuoso equilibrio rende merito e riferisce soprattutto all’intensa prova della giovanissima Michela Giudici, capace di compensare a lunghi tratti la significativa prevedibilità dell’intreccio e dei dialoghi, costruendo sulle proprie lacrime, la propria voce e i propri patimenti, la crescente empatia per le sorti della protagonista (Elena).

Atmosfere di sofferenza accompagnate dal repertorio del cantautore lombardo, il plurilinguismo (purtroppo edulcorato nella suggestiva resa dialettale) utilizzato per l’identificazione dei personaggi, un montaggio per flashback e flashforward, accompagnano la costruzione del contesto storico e geografico in cui il Sacrificio del fieno si colloca, un paesino rurale della Lombardia, durante la seconda guerra mondiale, in piena Resistenza. Un periodo in cui la distinzione tra buoni e cattivi era tanto chiara, quanto oggi lo è oggetto di revisione, e durante il quale, con l’apparenza dei rapporti più evidente della sostanza (come suggerito dal ribaltamento debole dei rapporti tra Elena, il fratello fascista Sergio e l’amante partigiano Cesare), a rimanere drammaticamente costante è stato lo status di vittima di donne sedotte e abbandonate dal maschio di turno, di conseguenza chiamate a un sacrificio (tra le balle di fieno) perfettamente inutile. Su queste due polarità, sul collegamento tra la dimensione privata e la collettività, che il Sacrificio del fieno gioca, mostrando in maniera vagamente ingenua l’esclusiva alternatività tra sincerità e calcolo di potere, tra l’offerta di sé all’altro e la sete di vendetta che giunge implacabile (sulla donna, of course) da qualsiasi parte, tanto da destra, quanto da sinistra.

Se alcune fragilità sembrano dipendere dall’occasionale adattamento al raccolto palco del Teatro Planet con la privazione di movimenti scenici e scenografici che, molto probabilmente, avrebbero dato ben altra tensione alla succesione del quadri, altre sembrano specifiche proprio del processo drammaturgico se non strutturali, come nel caso della prosaica restituzione della canzone originaria (che, oltre a cadere nella prolissità, rischia di perderne di vista la poetica prospettiva) e della scelta di una rappresentazione tutta modulata su una duale dialogicità che, pur efficace nel non mostrarsi manichea, non è sembrata adeguatamente sostenuta da una corrispondente caratterizzazione interpretativa e fisica dei tanti (troppi per i due attori) personaggi.

Fragilità che, nonostante lascino intravedere possibili smagliature nel collegamento tra storia (di Elena) e Storia (di una controversa guerra di liberazione o civile), complessivamente non inficiano la passione di uno spettacolo che, però, funziona più nel privato che come urlo politico capace di scuotere le coscienze.

Gli spettacolo sono andati in scena all’interno del D.O.I.T. – Drammaturgie Oltre Il Teatro
Teatro Planet
Via Crema, 14 Roma

8-9 marzo
Sacrificio del fieno
di e con Alessandro Veronese e Michela Giudici
testo vincitore della I edizione del concorso di drammaturgia contemporanea L’Artigogolo 2015
Fenice dei Rifiuti Compagnia teatrale – Lombardia