L’innesto del segreto su di un logos terminale

Logo 1Anna Caterina Antonacci brilla nella doppia interpretazione de Il segreto di Susanna e de La voix humaine al Regio di Torino. Un dittico inedito che conquista anche grazie alla regia di Ludovic Lagarde e alla direzione di un elegantissimo Diego Matheuz

Il Teatro Regio di Torino ha proposto un ottimo quanto inedito dittico che ruota intorno ad oggetti di una quotidianità quasi banale: la sigaretta e il telefono. La prima è la protagonista, suo malgrado, de Il segreto di Susanna di Ermanno Wolf-Ferrari, mentre il secondo è il nucleo di una comunicazione drammatica de La voix humaine di Francis Poulenc. Ecco che questi semplici fenomeni possono diventare i luoghi di una doppia torsione della contemporaneità. La loro fenomenicità appare problematica, momento attivo di una tensione che fatica a sciogliersi, esplodendo solamente in un finale che risolve il racconto, attraverso una leggerezza sorridente nel caso della pièce di Wolf-Ferrari/Golisciani, in maniera profondamente drammatica invece in quella di Poulenc/Cocteau. La scelta di tenere insieme due brevi opere così diverse e, per certi versi, contrastanti, si rivela vincente e il direttore Diego Matheuz dimostra una precisione ed un’eleganza che sublima le due partiture, così diverse ma egualmente affascinanti, dei due compositori.

La piccola e pulitissima struttura centrale concepita da Antoine Vasseur appare al centro del grande palco del Regio e diviene il luogo calamitante di tutti gli sguardi, abitazione semplificata e liberata proprio dalle quattro mura e dal soffitto che dovrebbero proteggerla. L’appartamento, così denudato, (una sorta di Padiglione Barcellona immacolato) può dunque esporsi ad uno sguardo dettagliato e voyeuristico, conquistato dal perfetto gioco di luci di Sébastien Michaud, efficacissimo nel sollecitare i sentimenti del pubblico con una precisione cerusica. La regia di Ludovic Lagarde si dimostra estremamente incisiva nel creare il luogo sorgivo dell’azione e nel farsi penetrare da racconti assai diversi.

Veneziano di nascita, Ermanno Wolf-Ferrari condusse una vita a cavallo fra quei Paesi così ben incastonati nel doppio cognome, e non sembra essere un caso se la prima de Il segreto di Susanna debuttò all’Hoftheater di Monaco di Baviera la sera del 4 dicembre 1909. Un intervallo comico che diviene, qui a Torino, l’ouverture della serata, momento privilegiato che interroga lo spettatore. In un’epoca drammaticamente moralista come la nostra, assistere ad una breve opera come Il segreto di Susanna corrisponde ad una vera boccata d’aria. Lontana dall’essere un ridicolo inno al fumo, questa commedia teatrale in forma di opera compatta nell’oggetto quotidiano della sigaretta mali e tensioni proprie dell’uomo. La gelosia e la libertà si innestano sul fenomeno frivolo provocando un’inquietudine che scoppia in rifiuto ed in esercizio del potere. Accecato dalla gelosia, il conte Gil (Sergio Vitale) accusa la moglie Susanna (Anna Caterina Antonacci) di frequentare un amante che le apparenze definiscono come un incallito fumatore. Ma nessun tradimento amoroso è qui in atto. Il “segreto” del titolo si rivela essere ben altra passione: quella per la sigaretta. Una volta svelato, il segreto scompare, liberandosi in una voluta di fumo che, come meravigliosa nebbia, livella, silenzia ed avvolge tutto.

Chiamato à pied levé a sostituire Vittorio Prato, il baritono Sergio Vitale, sbarcato a Torino solamente in mattinata, convince fin dalle primissime battute e si rende autore di una grande prestazione. Deciso e affascinante, Vitale fa riecheggiare una voce che proviene da lontano per riproporla con grande freschezza nell’opera di Wolf-Ferrari. Al suo fianco, Anna Caterina Antonacci, nonostante stenti inizialmente a prendere il volo, si impone con grande personalità dalla Romanza dell’ottava scena in poi, assumendo una drammaticità di rara portata. Sull’aria Oh gioia, la nube leggera la Antonacci riesce ad interpretare la leggerezza di questa scena con un’intensità emotiva tale da stringersi quasi in un pianto finale, congiurato dall’arrivo del marito che fa irrompere la realtà della propria gelosia nell’impalpabilità delle volute del sogno.

Vero e proprio tour de force per voce femminile, La voix humaine è un atto unico dove il monologo fa riecheggiare un dialogo invisibile. Scritta da Jean Cocteau, la tragedia musicata da Poulenc fece il suo debutto il 15 febbraio 1930 alla Comédie Française. La telefonata che intercorre tra “la donna” e l’ormai ex compagno, ci è data semplicemente come se fossimo veramente all’interno dell’appartamento. Manca quindi il correlativo e ciò drammatizza questa chiacchierata tuffandola in un monologo sofferto e sofferente. La schiettezza della pièce, la sua frammentazione, decostruisce perfino la struttura-abitazione, facendola percepire come una serie di scatole separate, non comunicanti tra di loro.

L’uomo che si trova al di là della cornetta ci è sottratto ma questa sottrazione non è attiva ma già-da-sempre-effettuata a tal punto che non si possiede nemmeno il ricordo di quel passato. Non c’è un mantenimento della tensione ma una richiesta continua di attenzione nelle parole della donna: un procedere che è una conquista ed un abbandono, due poli che si mantengono e che si danno sempre e solamente insieme. Rimane fondamentale la relazione, anche quando questa assume una forma abbandonante, sul punto di interrompersi. Ma lì, in quel punto, su quella minaccia della rottura, la relazione si dà nella maniera più limpida: non può esistere una realizzazione poiché, tanto che una minaccia è in atto, tanto che quella parola viene lanciata come un potere che si scaglia sulla vittima, quella parola non potrà interrompere la cronologia e, quindi, realizzare l’atto. È il logos che chiarifica al lettore/spettatore il “segreto” della pièce ed è sempre questo logos che mantiene in vita la vita, che le permette di reiterare un desiderio che non è quello del ritorno, ma quello della fine, del termine. Mantenersi in quel termine, come “parola” e come “parte finale” è il desiderio che questa donna non disperata, ma profondamente amante della vita, a tal punto da identificare tutta questa vita con l’ascolto della parola dell’altro. Parola che si mantiene in tutto il suo silenzio e che mai ci sarà data.

La prova della Antonacci è da brividi. Molto buona la dizione ed il fraseggio vocale appare splendido, inquietato dalla drammaticità dell’azione, saccadé e ben definito. Siamo molto lontani dalla recente interpretazione, nello stesso ruolo, della Hannigan à l’Opéra Garnier e, ancora una volta, possiamo apprezzare la portate e la ricchezza di questa pièce che non sembra potersi mai esaurire. La voce univettoriale è però lontana dall’essere granitica, poiché il movimento che si indirizza continuamente verso qualche cosa risulta essere un movimento attraversato da linee di forza e da movimenti tellurici invisibili i cui effetti, al contrario, appaiono ben visibili. E il soprano ferrarese regala un’interpretazione intensa, sincera, toccante.

Spettacolo visto martedì 22 maggio 2018

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Regio
Piazza Castello, 215 – Torino
orari: mercoledì 16, martedì 22 e giovedì 24 Maggio 2018 ore 20, sabato 19 e domenica 27 Maggio ore 15

Il Teatro Regio di Torino ha presentato:
Il Segreto di Susanna/ La voix humaine

Il segreto di Susanna
intermezzo in un atto
libretto di Enrico Golisciani
musica di Ermanno Wolf-Ferrari
direttore d’orchestra Diego Matheuz
regia Ludovic Lagarde
scene Antoine Vasseur
costumi Fanny Brouste
video Lidwine Prolonge
luci Sébastien Michaud
assistente alla regia Céline Gaudier

La contessa Susanna   Anna Caterina Antonacci
Il conte Gil   Sergio Vitale
Sante   Bruno Danjoux

orchestra del Teatro Regio
allestimento Opéra Comique (Parigi) in coproduzione con Les Théâtres de la Ville de Luxembourg e Opéra Royal de Wallonie

La voix humaine
tragedia lirica in un atto
testo di Jean Cocteau
musica di Francis Poulenc
direttore d’orchestra Diego Matheuz
regia Ludovic Lagarde
scene Antoine Vasseur
costumi Fanny Brouste
video Lidwine Prolonge
luci Sébastien Michaud
assistente alla regia Céline Gaudier

Una donna   Anna Caterina Antonacci

orchestra del Teatro Regio
allestimento Opéra Comique (Parigi) in coproduzione con Les Théâtres de la Ville de Luxembourg e Opéra Royal de Wallonie

durata: 40′ (Il segreto di Susanna), 30′ (intervallo), 50′ (La Voix Humaine)

www.teatroregio.torino.it
www.opera-comique.com
www.theatres.lu
www.operaliege.be