Briciole per i soliti ignoti

Al teatro Belli si assiste allo spettacolo di una tragedia familiare, una cruda messa in scena volta a simboleggiare una società malata che ogni giorno che passa si trasforma da boia in condannato.

Il topo nel cortile è il topo che vive nella casa di Gianna. È il topo che vive nella casa della nonna, della zia, della mamma. È il topo nella società, nella casa di Dio, nella casa di tutti; l’animaletto innocuo, indifeso, vulnerabile.
Il più delle volte non ci accorgiamo di quello che ci capita sotto gli occhi, preferiamo non ascoltare, non vedere, lasciar stare, e la comunità spesso non aiuta. I rapporti umani sono diventati patologici, ci si tiene a debita distanza per paura di venirne contagiati – un’antinomia se si tenta poi di ricostruire la condivisione di un qualcosa attraverso i nuovi sistemi di comunicazione – e persino la discrezione trova la via dell’esilio.
Fingiamo di provare vergogna per azioni contrarie alla legge e al buon costume senza prendere coscienza che ne siamo gli artefici, ci rechiamo in chiesa tutte le domeniche accompagnati dal mostro che credevamo il benefattore oppure scambiamo le solite due chiacchiere con il vicino di casa che nessuno sa essere il parassita della azienda in cui lavora.
Mentre tutto questo succede ci dimentichiamo di chi subisce in silenzio e in solitudine provando vergogna, dolore e colpa.
Succede all’ingenua Samantha (Laura Adriani), una dei protagonisti de Il topo nel cortile in scena al Teatro Belli dal 20 al 30 marzo, vittima di un evento che sconvolge l’intera famiglia a cui sua madre Gianna – interpretata da una eccellente Elena Russo – intende porre rimedio scontrandosi col parere del marito Aldo (Emanuele Salce) e il figlio maggiore Chris (Andrea Standardi). È su questa ragazza che la società ha scaricato tutte le responsabilità, i peccati, i demeriti, un’adolescente muta in seguito ad un incidente avvenuto in tenera età, con l’animo pulito tipico dei fanciulli e la fragilità che la rende il capro espiatorio perfetto. Samantha è due volte vittima per mano della sua famiglia, non ha modo di difendersi, si esprime con la lingua dei segni, gesti a cui nessuno dà ascolto che Gianna tenta disperatamente di spegnere per compiere l’ultimo atto di nefandezza anche se attuato a fin di bene.
Lo spettacolo, della durata complessiva di un’ora, ha una sceneggiatura dal tono molto forte e con un testo impegnativo. Gli attori che si susseguono sul palcoscenico sono più che mai convincenti nelle vesti dei loro personaggi, tanto da riuscire a catturare un’attenzione costante da parte del pubblico al punto che in sala non si sente aprir bocca. Solo quando le quattro controluci illuminano con un bagliore la platea – e al contempo si ode uno sparo – si rimane infastiditi e abbagliati. Questi brevi flash, della durata di cinque/dieci secondi, vengono ripetuti per tre volte nell’arco della complessiva rappresentazione accompagnati da una musica dalle note cupe e tristi che preannuncia il consumarsi di una tragedia. In realtà il testo di Daniele Falleri, i personaggi, persino il topo nel cortile di cui ogni tanto parlano i protagonisti a cui il figlio del portiere dello stabile dà la caccia, hanno un valore simbolico, come la finestra presente sulla scena che affaccia sulla strada e che, per la maggior parte del tempo, resta chiusa. Aldo, col suo carattere debole che nella vita non è mai riuscito ad assumersi le proprie responsabilità, Chris ribelle e impulsivo e infine Gianna che incarna l’emblema della donna tuttofare, della persona che si carica sulle spalle il peso della vita, che con mano forte mette tutto e tutti a tacere talvolta costringendo la gente a piegarsi a quelli che sono i doveri, lottando con le unghie e con i denti. Al contrario dei componenti della famiglia è lei il punto di forza della casa, la donna che non si può permettere di piangere «perché piangere è un lusso», la donna che ha sempre dovuto dimostrare di essere infallibile, prima di tutto con sua madre, e poi col marito e con i figli e, infine, con il mondo intero.
Ma sarà proprio quel mondo a schiacciarla, quella società che pretende di essere e che crede che tutto può destinata a fallire fin quando continuerà a destinare involontariamente o volontariamente cibo per topi.

Lo spettacolo continua:
Teatro Belli
Piazza di Sant’Apollonia 11/A – Roma
fino a domenica 30 marzo
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica 17.30 (lunedì riposo)

La LDM Comunicazione presenta
Il topo nel cortile
di Daniele Falleri
regia Daniele Falleri
con Elena Russo, Emanuele Salce, Laura Adriani, Andrea Standardi
aiuto regia Antonella Ricchiuti
costumista Alexandra Toesca
scene Valerio Cappelletti, Costantino Pellegrino
musiche Marco Schiavoni
foto e grafica locandina Thomas Battista
organizzazione Fabrizio Perrone e Carlo Wialletton per la LIS (lingua dei segni)