La doppia faccia del cambiamento

Al Tieffe Teatro Menotti Il Ventaglio di Alberto Oliva porta una ventata di aria fresca con un cast di attori dalla vivacità e destrezza non comuni. Mantenute le istanze goldoniane per una fotografia sociale arguta e cattiva al punto giusto.

A volte basta un nulla per mandare tutto a gambe all’aria.

Un vezzo di vanità, uno sgambetto del caso, e l’architettura sociale di un intero borgo crolla come un ridicolo castello di carta.

Certo, perchè questo accada è necessario che l’ordine costituito sia da un po’ giunto al finale di partita.

Il villaggio goldoniano costruito da Alberto Oliva è un perfetto congegno a orologeria. Tutti e dodici i personaggi sono indaffarati, iperattivi, a fatica ricacciano pulsioni negli schemi di comportamento che convengono al loro ruolo.
“Battono, picchiano, pestano, leggono, mangiano, bevono, spazzano”. Eppure, l’impressione che danno è quella dei fantasmi che infestano le vecchie case, spettri di insoddisfazione che non trovano pace, maschere decadenti di sé stessi. “Un Ventaglio alla Tim Burton”, come è stato definito da qualcuno, complici i bei costumi di Ilaria Parente.
Le inquietudini latenti non aspettano altro che un pretesto, il fatidico granello di sabbia che inceppi il meccanismo, inneschi il cortocircuito e che, finalmente, le liberi.

A farlo, il ben noto ventaglio.

La corsa affannata e compulsiva al feticcio che passa di mano in mano rivela una generale mancanza di buon senso, le azioni si innescano prima di ogni ragionevole considerazione. La fretta di possedere, di soddisfare il proprio eros, il proprio potere, il proprio capriccio, è senza giudizio, irriflessa e senza coscienza.

Il gioco si fa sempre più sporco finchè i personaggi finiscono per perdere parrucche, costumi e dignità. Tuttavia, quella ventata di follia che apre il secondo tempo e che fa saltare gli schemi ci pare necessaria. Un ordine desueto non può sopravvivere e segretamente ne attendiamo il rovesciamento, salvo sorprenderci poi inorriditi nell’osservarne le conseguenze.

Efficace lo stacco che separa i due tempi (nel testo goldoniano i primi due atti dal terzo) e che Oliva decide di sottolineare con un netto cambio di tono: dall’eccitata comicità tutta ritmo e smorfie da commedia dell’arte si passa di colpo a un’atmosfera ben più corrosiva e sofferente.

Tornare all’ordine è possibile: a costo però di richiudere nell’armadio gli scheletri con un vigoroso colpo di coda. Pazienza se il prezzo da pagare è alto e consterà di due vite. Pazienza se l’impressione è che proprio niente si sia risolto. Il lieto fine è d’obbligo, e l’abitudine è un porto sicuro a cui non si rinuncia per niente al mondo.

Gli interpreti rendono irresistibilmente vivi e attuali i caratteri goldoniani innervando nell’impianto settecentesco una brulicante ricchezza di spunti umani. Si divertono a mettere a nudo con progressivo cinismo i vizi dei personaggi con energia, motivazione e autenticità.

Francesca Pedrotti ci restituisce la claustrofobia dello spazio creando una scena funzionale, con le sue porte, finestre e balconi che sembrano fatte apposta per sbirciare e calunniare.

Gli snodi scenici cruciali sono ben sottolineati dalle musiche originali di Bruno Coli, che a volte fomentano l’atmosfera di euforia, altre ne rimarcano l’aspetto inquietante.

Azzeccati gli inserti cantati, come anche i grotteschi tableau vivant che immortalano la pubblica derisione riservata ad alcuni personaggi.

La regia di Alberto Oliva incalza con equilibro e per gradi e affonda la lama con tocco chirurgico nella critica sociale, strizzando l’occhio alla generale inconsistenza dei nostri giorni.
Meritato dunque il Premio Sipario 2012 che l’Associazione Nazionale Critici di Teatro ha consegnato alla compagnia Il Contato del Canavese / I giovani del Teatro Giacosa per questo Ventaglio assolutamente da vedere.

Lo spettacolo continua:
Tieffe Teatro Menotti

via Ciro Menotti 11 – Milano
fino a domenica 18 novembre
orari: martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 21:00; mercoledì ore 19:30; domenica ore 17:00

Il ventaglio
di Carlo Goldoni
regia di Alberto Oliva
assistente alla regia Alessandro Lussiana
con Mino Manni, Raffaele Berardi, Stefano Cordella, Paolo Giangrasso, Desirée Giorgetti, Alessandro Lussiana, Federico Manfredi, Francesco Meola, Davide Palla, Valeria Perdonò, Federica Sandrini, Cinzia Spanò
musiche originali Bruno Coli
scene Francesca Pedrotti
costumi Ilaria Parente
assistente costumi Erin Sisti
realizzazione scene Alex Zanfrini, Bettina Colombo
luci e responsabile tecnico Bruno Nepote
Produzione Il Contato/Teatro Giacosa Ivrea in coproduzione con Fondazione Teatro Piemonte Europa