Il silenzio della ragione… di Stato

È in scena, al Teatro della Cooperativa di Milano, La vita di Nicola Calipari, uno spettacolo che ricostruisce la morte dell’agente segreto italiano, caduto in Iraq per salvare la vita alla giornalista Giuliana Sgrena.

Dove si è nascosto lo Stato dopo il 4 marzo 2005? Perché non ha sfidato a muso duro gli Stati Uniti per conoscere la verità sulla tragica fine del suo uomo, Nicola Calipari? I morti andrebbero lasciati in pace, ma rispettarli vuol dire trovare anche una risposta alla loro fine, soprattutto se avvenuta nel momento in cui si serviva lo Stato – che, al contrario, per tutelare le sue ragioni, da un certo momento in poi ha dimenticato di dover fornire una verità a una moglie e due figli.
La storia di Nicola Calipari, per quanto nota, non lo è mai troppo da poter essere accantonata. È questo il motivo per cui, due anni dopo, Fabrizio Coniglio e Alessia Giuliani hanno scelto di portare lo spettacolo a lui dedicato nuovamente a Milano, davanti agli occhi commossi di Giuliana Sgrena. Preciso e puntuale il resoconto, costruito attorno alle carte processuali e alle testimonianze dei protagonisti. Toccante e commovente nelle parole di Rosa Calipari, lasciata sola e mai doma nella ricerca della verità.
La scelta di un uomo di sacrificare il proprio corpo per salvare una donna è di quelle che quasi non appartengono più al mondo d’oggi. Quasi… perché Nicola Calipari, numero 2 del Sismi in servizio a Baghdad per servire lo Stato italiano, quel 4 marzo del 2005 non ci pensò su due volte: si sdraiò sul corpo della giornalista del Manifesto, liberata dopo un mese di sequestro, e le salvò la vita. Fu il suo addome a raccogliere buona parte dei 57 proiettili che il soldato americano Mario Lozano sparò all’interno di quella Toyota Corolla che puntava dritto verso l’aeroporto della capitale irachena, con destinazione Roma. Esito: Calipari morto sul colpo, Sgrena e l’autista Carpani feriti, ma salvi per miracolo.
È da questo momento che lo Stato iniziò ad attorcigliarsi su se stesso. Prima, con Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, che trattò con i sequestratori e si dimostrò decisivo ai fini del rilascio della giornalista. Poi (nel frattempo, a capo del Governo, era tornato Romano Prodi), a Calipari fu conferita la medaglia d’oro al valore militare e l’esecutivo si costituì parte civile nel processo penale in corso a Roma, fino alla stroncatura della Cassazione che – a giugno del 2008 – confermò la mancanza di giurisdizione italiana sul caso.
Da quel momento in poi, in molti si dimenticarono della memoria di Calipari. In primis, l’allora ministro degli Esteri Massimo D’Alema, i cui costanti colloqui con il segretario di Stato Condoleeza Rice portarono a un nulla di fatto. Poi il nuovo governo Berlusconi che, tornato in sella, preferì tutelare i buoni uffici con gli Usa – che, in quella guerra, erano alleati – piuttosto che trovare un perché a quello strano delitto – che poi, raccontato nello stesso giorno della ritrovata verità su Ustica, ha poco di strano e molto di italiano.

Lo spettacolo continua: Teatro della Cooperativa
via Privata Hermada, 8 – Milano
fino a domenica 3 febbraio

Il viaggio di Nicola Calipari
diretto e interpretato da Fabrizio Coniglio e Alessia Giuliani
testo Fabrizio Coniglio