Vuoto e creatività
A Testimonianze ricerca azioni, l’artista di fronte al vuoto nell’incontro con Imre Thormann e, sul palco, con Flavio Cortellazzi.
Oriente e Occidente, il flusso perpetuo che si autorigenera e l’immobilità nella contemplazione dell’altro da sé, la mutevolezza poliedrica dell’io e la sua eternità di fronte alla colpa.
Due modi completamente diversi di intendere ciò che, a seconda delle culture e dei tempi storici, si intende per vita. Biologicamente e filosoficamente. Due espressioni dell’individualità e della comunità alla quale si appartiene, che si riflettono anche nel modo in cui si fa e si fruisce l’arte, intesa – in questo caso – come teatro (di danza, prosa o performance).
E il vuoto (quella voragine che ha aperto Morte di Zarathustra) torna prepotentemente come tema centrale nei due appuntamenti giornalieri del Festival genovese – anche se declinato con tinte agli antipodi dello spettro.
Per il maestro di Butoh, Imre Thormann, che ha tenuto un emozionante incontro al Centro Ligure di Studi Orientali (e l’aggettivo non è improprio, in quanto la partecipazione del performer e del pubblico era palpabile in sala), il vuoto è mezzo e non fine, necessità intrinseca del costruire un percorso di ricerca che porti alla forma scenica. Necessario alla centratura del sé, indispensabile per ripulire corpo e mente dalla corruzione degli input con i quali la società e i mass media ci bombardano, e che ci impediscono di ascoltarci. È lo status dal quale un artista di Butoh si muove per affrontare la costruzione di forme sempre uguali eppure diverse. Uguali perché quando un danzatore di Butoh interpreta un cavallo, ad esempio, ritrova in sé l’energia di questo animale che ha condiviso il cammino umano per oltre 5.000 anni. Sempre diverse perché ogni volta l’artista parte da quel vuoto, che è nettezza, pulizia interiore e mentale, per risalire alle origine arcaiche e interpretare l’immanenza che, nella filosofia orientale (come nell’evoluzionismo), non è mai uguale a se stessa. Perché noi, il nostro corpo (biologico ed esperienziale), il nostro processo di apprendimento e le condizioni psicologiche – in breve, quello che genericamente chiamiamo io – sono in costante mutazione.
Se Thormann parte dal vuoto, dal silenzio, con consapevolezza, e come scelta filosofica e creativa; è da quel vuoto che sembra, al contrario, rifuggire la cultura – anche teatrale – dell’Occidente.
Nel monologo di Teatro Magro, Senza Niente 4 – Il Regista, interpretato da Flavio Cortellazzi e parte di un progetto di riflessione sul fare teatro, la parodia della figura del Deus-ex-machina del teatro occidentale, il regista, appunto, rimane a un livello piacevole ma piuttosto in superficie, fino al finale, laddove le metteur en scène urla il suo terrore per il vuoto.
Il teatro, specchio della cultura, dei tempi, della psiche umana, non può che riflettere i nostri bisogni, le nostre paure, i desiderata, i sogni e gli incubi propri di ogni generazione e dell’immaginario collettivo. E quello occidentale, quindi, non può che rifuggire, attraverso il teatro di parola, a quel silenzio che è vuoto in senso negativo, mancanza di, voragine (altro termine da eterno ritorno, in questo festival che appare sempre più esemplare di una ricerca non solo creativa ma anche, e soprattutto, introspettiva). Perché il nostro mondo ha bisogno di certezze immutabili, di eterni paradisi e dannazioni altrettanto eterne, di anime immortali e perenni sensi di colpa, di canti e inni, di stabilità.
Il divenire può sopportare il vuoto perché non lo teme, in quanto stadio, goccia nel flusso, parte del tutto. L’essere cercherà sempre di riempirlo di contenuti per rifuggirlo, ed esorcizzarne il senso di morte.
Due visioni antitetiche che si sposano a Genova, oggi.
Incontro e spettacolo sono proposte del Festival Testimonianze ricerca azioni:
CELSO – Centro Ligure di Studi Orientali
Galleria G. Mazzini, 7 – Genova
venerdì 15 aprile, ore 18.00
La via del Butoh, incontro con Imre ThormannVilla Rossi Martini
piazza Bernardo Poch, 4 – Genova
venerdì 15 aprile, ore 21.30
Senza Niente 4 – Il Regista
regia a cura di Teatro Magro
con Flavio Cortellazzi
con il contributo di NEXT – laboratorio delle idee per la produzione e la distribuzione dello spettacolo dal vivo