Un virus sociale

teatro-studio-uno-roma-80x80Fino al 29 marzo al Teatro Spazio Uno è in scena Infection, una «commedia bidimensionale» scritta e diretta da Massimiliano Caprara o, meglio, un’operazione metateatrale sul lato comico del potere.

Il modo di comunicare tra i comuni mortali, negli ultimi anni, è cambiato notevolmente. Le relazioni interpersonali avvengono attraverso chat e condivisioni di foto, dove è la somma dei like a determinare l’entusiasmo delle stesse. Le persone non si guardano più negli occhi, avendo i display dei vari Iphone, Smartphone e simili preso il loro posto; la realtà è stata annullata dalla virtualità, considerata «una specie di esoterismo tecnologico».
Partendo da queste basi Max Caprara porta sulla scena del Teatro Studio Uno, dopo una lunga gestazione, uno spettacolo definito «bidimensionale», Infection, in cui il mondo reale – permeato da quello virtuale – si unisce al sogno e ai suoi linguaggi, sconfinano in un ambiente «esoterico-digitale».

Uno spettacolo sicuramente complesso, che vuole portare il pubblico a riflettere sui comportamenti odierni che, manipolati dalla tecnologia e dai massicci messaggi pubblicitari, tendono a omologare l’individuo piuttosto che a renderlo unico.
Un’infezione che dilaga e che estranea chi sembra essere immune da questa malattia che ha preso il sopravvento, come lo «scrittore» Rik in crisi con la sua «esperta informatica» Erika. Se l’uomo, infatti, è considerato vintage perché utilizza una vecchia Olivetti per portare a conclusione la sua fabula, convinto che «la rivoluzione digitale non è altro che uno strumento per neutralizzare le coscienze», la ragazza è ormai completamente assorbita dl mondo tecnologico, che la ingloba come in una bolla di sapone, una delle tante che Argo, il fratello «rivoluzionario mistico e frikettone, abituè del peyote e dei viaggi astrali» di Rik, si diverte a disseminare nell’aria. Contemporaneamente alcune entità intelligenti interagiscono in un’altra dimensione – ben suddivisa sullo spazio del palcoscenico – per far sì che ciò che accade sul piano reale rimanga in equilibrio.

Infection viene, dunque, a comporsi attraverso lo sviluppo di due rappresentazioni che si alternano sul palcoscenico e che un riuscito gioco di luci enfatizza, rendendo lo spettacolo unico.
Se con una certa empatia si stabilisce una facile connessione con la situazione che la coppia di (ex)innamorati vive e porta in scena, meno immediata è la comprensione dei simboli e dei dialoghi che si instaurano sul piano esoterico, per la complessità dei testi, seppur il senso di Infection alla fine risulti, con merito, globalmente trasparente.
Tutti gli attori – con un plauso particolare per l’attrice Veronica Milaneschi, che dimostra talento anche per la danza – caratterizzano egregiamente i propri ambigui e stralunati personaggi, con una mimica facciale e dei movimenti di scena precisi e originali e con dei costumi che sottolineano la diversità dei due mondi, da quelli quasi spaziali dei cervellotici intellettuali a quelli classici degli altri.
C’è posto per tutti in sala e, anche se alcuni nastri delimitano parte delle sedute come “infettate”, in fondo anche chi occuperà le altre fa già parte di un sistema che lo vede imprigionato come un pesce in un’ampolla di vetro.

Manipolato non solo dal digitale, bensì da un potere più grande, forse incontrollabile, perché – purtroppo – sociale.

Lo spettacolo continua:
Teatro Studio Uno
vicolo dei Panieri, 3 – Roma
fino a domenica 29 marzo
da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00
(durata 1 h e 30 minuti senza intervallo)

Infection
di Massimiliano Caprara
regia Massimiliano Caprara
con Veronica Milaneschi, Michele Bevilacqua,
Daniele Coscarella, Rosario Petìx,
Alessandro Cecchini, Massimiliano Caprara
scene e costumi Chiara Paramatti
disegno luci Sacha Doninelli