La grandezza della musica da camera beethoviana

A pochi chilometri da Lione, è andato in scena un weekend di grande musica dedicato al genio di Beethoven per merito di uno dei migliori terzetti attualmente in attività, il Trio Wanderer.

Oltre alle sinfonie, per le quali ogni apprezzamento e considerazione è ormai pressoché inutile e prevedibile, la musica da camera di Ludwig Van Beethoven rappresenta uno dei momenti più sublimi della storia della musica; in essa sono comprese alcune delle composizioni più ardite e rivoluzionarie del genio tedesco che trasformarono metodi e tecniche di scrittura armonica e melodica. Oltre alle sonate, e ai prodigiosi Quartetti, un posto d’onore nell’opera mirabolante di Beethoven spetta ai Trii per archi e pianoforte, che l’artista iniziò a scrivere fin dagli esordi della sua carriera. Viola, violino e piano, capaci di intessere straordinari percorsi, che nel passaggio tra i movimenti sobbalzano tra rondò, l’allegro, la cadenza del moderato e i repentini cambi di velocità; se infatti la tradizione precedente aveva sempre ritenuto la musica da camera, e specie i Trii, dei giochi raffinati eseguiti per lo svago degli ascoltatori, con Beethoven anche questa forma assume una potenza e solennità pari alle opere sinfoniche. Eseguire i suoi Trii non è certo impresa semplice, data la complessità dell’arrangiamento nel suo insieme, e in particolare del piano; tra i migliori Trii in attività in Europa, in grado di eseguire il repertorio di Beethoven (oltre a quello di Schubert e dei maggiori maestri del romanticismo tedesco), spicca il nome del Trio Wanderer; in attività da 25 anni, e ritenuti a ragion veduta una delle migliori formazioni di musica da camera del mondo, il Trio Wanderer si è esibito per due giorni presso il Radiant Bellevue di Caluire, bellissimo teatro che si affaccia a strapiombo sulla Saona, in una cittadina a pochi chilometri da Lione.
In un programma di due giorni, il Trio Wanderer ha deciso di omaggiare il maestro Beethoven eseguendo l’intero repertorio dei suoi Trii; così, sabato 19 e domenica 20 gennaio, davanti a una sala più che gremita, i tre hanno dato vita a una serie di esecuzioni indimenticabili. Nella data di domenica, ovvero nella terza parte dell’Intégrale des Trios de Beethoven (dopo il pomeriggio e la sera di sabato), il programma ha previsto per cominciare il Trio con pianoforte in Mi bemolle maggiore, WoO 38, opera giovanile pubblicata postuma; a seguire, il Trio op. 1 n. 3 in do minore, anch’essa testimonianza del genio prodigioso del giovane Beethoven. Queste opere, seppur legate alla prima fase della produzione beethoviana, dimostrano già una capacità fuori dal comune per la pratica compositiva, un intuito senza pari nel dare vivacità alla musica, e soprattutto una tecnica magistrale nell’adozione della forma-sonata. Dopo una pausa, il concerto è proseguito però con un’opera a tutti gli effetti iscrivibile nella lista dei capolavori beethoviani immortali, ovvero il Trio in Si bemolle maggiore, op. 97, meglio noto come Trio dell’Arciduca. Composto nel 1811 e dedicato all’arciduca Rodolfo d’Asburgo (suo allievo e principale mecenate), il Trio è formato da quattro movimenti abbastanza ampi, diventando il Trio più lungo tra quelli di Beethoven (40 minuti circa). Si alternano parti proto-romantiche, intense e strazianti, a momenti di brio frizzante e dinamico; l’esecuzione dei tre è stata magistrale, lasciando tutto l’auditorio col fiato sospeso. A spiccare è stato il piano perfetto, calibrato e tagliente di Vincent Coq, e gli archi di Jean-Marc Phillips-Varjabédian (violino) e di Raphael Pidoux (viola) non sono stati da meno, dimostrando una complicità quasi telepatica che ne confermano e ne ribadiscono la maestria. Dopo un’ovazione finale, il Trio Wanderer si è congedato dal pubblico con un fuori programma, ovvero l’esecuzione di un breve Trio per piano di Haydn, altro personaggio centrale nel loro repertorio.

Le Trio Wanderer, célébré par la presse internationale pour un jeu d’une extraordinarie sensibilité, une complicité presque télépathique et une parfaite maîtrise instrumentale, est actuellement une des meilleures formations de musique de chambre au monde; Vincent Coq, Jean-Marc Phillips-Varjabédian e Rapahel Pidoux l’ont démontré le weekend dernier, avec l’exécution intégrale des Trios de Beethoven, au Radiant Bellevue de Caluire.

Lo spettacolo è andato in scena:
Radiant Bellevue
1, rue Jean Moulin – Caluire (Francia)
sabato 19 gennaio, ore 16.00 e domenica 20 gennaio, ore 15.00

Trio Wanderer presenta
Intégrale des trios de Beethoven
pianoforte Vincent Coq
violino Jean-Marc Phillips-Varjabédian
viola Raphael Pidoux