Incontriamo Tindaro Granata nel foyer del Teatro Sala Fontana, la sera della prima di Antropolaroid, che con gentilezza e disponibilità ci rilascia questa intervista-excursus sul suo mondo attoriale.

La messa in scena di Antropolaroid è la conclusione di un percorso a tappe?
T.G: «Lo è stato anche se di fatto non volutamente. Nel 2008 sono entrato a far parte del Progetto PPP teatro a cura di Cristina Pezzoli, che ripercorreva la storia d’Italia dal Risorgimento ad oggi. Eravamo un gruppo di 40 persone tra attori, tecnici e lavoratori dello spettacolo ed ognuno di noi doveva presentare se stesso e la storia della propria famiglia. In quell’occasione ed in una sola notte, scrissi la prima parte del testo che non ha più subito variazioni.
Il progetto terminò con uno spettacolo scritto da Letizia Russo, mi rimase però questa presentazione che mi aveva in qualche modo aperto un canale.
Qualche mese più tardi, partecipai alla Borsa Teatrale Anna Pancirolli presentando quei primi 20 minuti dello spettacolo già pronti. Passai la selezione e, mentre mi trovavo a lavorare a Siracusa, in una settimana, scrissi la seconda parte dello spettacolo. Quella che, proprio perchè mi riguarda più direttamente, è la parte che più mi appartiene e che mi ha permesso di capire tutto il percorso fatto per arrivare alla nascita dello spettacolo».

La scelta del cunto siciliano come tecnica narrativa, è mirata a questo spettacolo o intendi riproporla?
T.G: «La scelta è mirata allo spettacolo non so quindi se la riutilizzerò in futuro, la modalità è sempre diversa, da spettacolo a spettacolo.
Faccio l’attore dal 2002 ma non ero mai stato così consapevole di dover restituire qualcosa di mio, di così strettamente personale; non ho pensato a priori ad una particolare modalità ma ho utilizzato quella che mi è risultata più naturale per questo spettacolo, in cui mi trovavo a raccontare da solo la storia della mia famiglia, dovendo far parlare più personaggi.
La scelta della tecnica di restituzione dipende quindi per me molto dall’esigenza dello spettacolo. Ad esempio, per scrivere il mio secondo spettacolo (che pur conservando una matrice narrativa, è molto divesro da Antropolaroid), ero partito dall’idea di interpretarlo da solo ma mi sono poi accorto che, per come desideravo arrivare al pubblico, era necessario che ad un certo punto mi facessi da parte e lasciassi andare avanti anche altro».

Per Antropolaroid, hai avuto anche altre fonti oltre ai racconti di famiglia?
T.G: «Sì, ho usato anche alcune storie raccontatemi da mio nonno, altre provenienti da Tindari, il mio paese, altre ancora appartenevano a famiglie collaterali che, per rendere più comprensibile la storia, ho raccolto in un ceppo unico».

Sono quindi frutto di ricordi o, in corso d’opera hai attinto ad altre fonti?
T.G: «Sono tutti ricordi e storie vere che mi sono state tramandate».

Ti piacerebbe portare questo spettacolo all’estero e, se sì, hai già progetti a riguardo?
T.G: «Mi piacerebbe molto. Ho proso contatti con associazioni di italiani all’estero, siciliani nel mondo ma, per il momento, non è ancora capitato. Farò però il possibile perchè accada.
In occasione del debutto di Antropolaroid in Italia, ho stretto molti contatti con l’estero ma per il momento non ci sono ancora sviluppi».

C’è qualcuno che tu consideri un Maestro?
T.G: «Considero Maestri tutti i grandi artisti che ho avuto l’occasione di vedere negli anni, partendo dal cinema.
Fin da piccolo volevo fare l’attore e gli unici punti di riferimento che avevo erano al cinema: i grandi attori e registi dei film del neorealismo italiano e della commedia che ci ha reso celebri in tutto il mondo, film che conosco a memoria. Artisti come la Magnani, Visconti, Blasetti, Germi, Monicelli.
Anche tra i contemporanei ho delle figure di riferimento tra cui Ferdinando Bruni, Elio De Capitani, Carmelo Rifici, Serena Senigallia, Antonio Latella, Emma Dante, Elisabetta Pozzi, Saverio La Ruina, senza dimenticare, essendo io un grande amante del cinema, Costanzo, Sorrentino, Özpetek, Lucchetti.
Considero maestri tutti coloro che, quando vado a teatro o al cinema, mi lasciano qualcosa e mi fanno venir voglia di essere lì con loro o di far parte dei loro progetti».

I tuoi progetti futuri?
T.G: «Dal 18 al 23 Febbraio 2014, sarò in scena al Teatro Elfo Puccini con il mio nuovo spettacolo “Invidiatemi come io ho inviato voi”, che ha debuttato al Festival delle Colline Torinesi 2013. Sono molto emozionato perchè torno nel teatro che mi ha dato fiducia e mi ha fatto conoscere e che mi ha accolto con grande affetto».