Mondi possibili e non-luoghi

teatro-dell-orologio-romaAl Teatro dell’Orologio per Inventaria in scena, nella stessa serata, due testi collegati tra loro dal fil rouge dei mondi possibili. La solitudine di essere donna nel mondo versus la solitudine di un mondo giovane borghese, e la necessità di rifugiarsi in non-luoghi meno dolorosi di quelli reali.

Con La Gigantessa Rossa Paolo Antonio Simioni riscrive e porta in scena La Voce Umana di Jean Cocteau. L’omaggio all’autore francese avviene attraverso una reinterpretazione frammentaria del testo che produce un effetto raffinato, dilatando l’intimità e le sfumature emotive della protagonista. Chi guarda la rappresentazione si immerge in un mondo parallelo: il mondo possibile, effimero e “altro” di una donna ferita. Le Giganti Rosse sono le stelle più grandi dell’universo: nascono da impressionanti esplosioni del cosmo, sono caratterizzate da una superficie fredda e destinate a spegnersi definitivamente. Così come questi astri, la donna al telefono, Cristina Pedetta, si ritrova all’ultima spiaggia di una relazione segreta nella quale ha ricoperto il ruolo dell’amante. L’uomo dall’altro capo del telefono la lascia in uno straziante addio. Nella versione originale di Cocteau la difficoltà della rottura è enfatizzata da interruzioni nella conversazione dovute a problemi tecnici alla linea telefonica parigina.
Come nella magistrale interpretazione della grande Anna Magnani in L’amore di Roberto Rossellini, la donna esplode nell’intimo e decide però poi di dare voce e grida al suo dolore.
Nella messa in scena di Simioni, la decadenza di una donna che si ritrova improvvisamente sola al mondo è rappresentata da immagini essenziali all’interno di una struttura narrativa onirico-ossessiva che racconta il dramma visto “dall’altra parte del velo”. I continui sfasamenti temporali sulla scena creano un’atmosfera sospesa con immagini discontinue in un sottofondo sonoro contemporaneo interessante.

È in un mondo “altro” che i due protagonisti di Italia Libre vorrebbero rifugiarsi dopo aver aperto gli occhi sul sistema nel quale vivono e sul controllo che questo esercita su di loro. In uno spazio temporale indefinito, all’interno di una notte che sarebbe proceduta a sex&drugs, la loro coscienza improvvisamente si risveglia per scoprire il dramma di un’esistenza segnata dall’omologazione dei bisogni. Il grande fratello, corrotto e sfruttatore, manipola le coscienze in modo che i beni richiesti siano quelli di cui il popolo pensa di aver bisogno. Ciò che viene negata è il libertà di scelta. In una rilettura moderna di 1984 di Orwell, i due giovani borghesi decidono di fare la rivoluzione riappropriandosi del loro libero arbitrio. Ma quali sono gli strumenti attraverso cui farlo? Un tutorial su Youtube spiega come usare un’arma e come piazzare una bomba, la cocaina fornirà l’adrenalina necessaria alla lotta a mano armata in strada. In una grottesca escalation all’accaparramento della “rivoluzione facile” apparirà chiara e ridicola l’impossibilità di reazione da parte di una generazione cresciuta con la play station. Interessante l’idea dell’ambientazione della regia di Pietro Dattola, logorroico il testo e troppo costantemente sopra le righe i toni della recitazione, seppure occorra riconoscere a Flavia Germana de Lipsis una carica energetica naturale assolutamente in linea con il personaggio interpretato.

Gli spettacoli sono andati in scena:
Teatro dell’Orologio
via de’ Filippini, 17/ – Roma
sabato 17 maggio, ore 20.30 (primo spettacolo) e ore 21.30 (secondo spettacolo)

Il Festival continua:
fino a domenica 25 maggio 2014, ore 20.30

Festival Inventaria 2014 presenta
prima nazionale / sezione monologhi / performance
La gigantessa rossa
scritto e diretto da Paolo Antonio Simioni
con Cristina Pedetta
luci Giulio C.Romano
una produzione Cristina Pedetta

fuori concorso
Italia Libre
di Paolo Zaffaina
regia Pietro Dattola
con Flavia Germana de Lipsis, Camillo Marcello Ciociaro
aiuto regia ed elementi di scena Alessandro Marrone
una produzione DoveComeQuando (Roma)