Così Tindaro balla con i lupi

elfo-pucciniUn tema spinosissimo, la pedofilia, affrontato con coraggio e bravura nel nuovo spettacolo di Tindaro Granata, in scena all’Elfo di Milano.

C’è poco da dire: bravissimi. Bravissimo Tindaro Granata che ha scritto e diretto Invidiatemi come io ho invidiato voi. Bravi tutti gli attori a rendersi così spiacevoli per una pièce che racconta lo stupro di una bambina di due anni, che muore per i maltrattamenti, non si salva nessuno. Né la madre, disposta a chiudere entrambi gli occhi davanti al maniaco, di cui è innamorata, convinta di poter riscattare con lui una vita mediocrissima; né il padre della bambina, interpretato dallo stesso Granata, esilarante nella sua interpretazione di un fessacchiotto ignorante, inconsapevole di tutto. Non si salva la nonna della bambina, la classica madre italiana per cui la famiglia esaurisce l’orizzonte dei valori, costituisce la fortezza inespugnabile in cui esercitare la generosità, riservando l’odio a chiunque tenti di contestarla.
Pessimo ovviamente è il maniaco-assassino, che Granata non cerca nemmeno di giustificare come una vittima trasformata in carnefice: è solo un uomo sbagliato, che sa di esserlo e non fa nulla per riscattarsi. Non si salvano nemmeno la vicina di casa, impicciona e pettegola, che non denuncia, ma è pronta a condannare la madre della piccola e giudica la propria famiglia come un santuario di “purezza”, perché “non dà confidenza a nessuno”. Né miglior sorte tocca alla cognata: troppo innamorata del fratello (Tindaro) e padre della bambina per essere obiettiva, per sottrarsi al giochetto delle invidie e ripicche. In questa saga familiare, in cui tutto è squallido, in cui tutti sono brutti, Granata è bravissimo ad alternare i toni: pur in una vera tragedia, si ride di gusto. Al tempo stesso i personaggi non sono grotteschi: sono agghiaccianti proprio perché sono del tutto probabili.
Piuttosto scollegato appare soltanto l’inizio: se fosse tolto, lo spettacolo non ne perderebbe affatto. Anche il finale si allunga forse troppo. Per carità: avere la capacità di far descrivere lo stupro della bambina senza sbagliare i toni, è vera maestria. Ma forse il dramma termina davvero là dove la madre grida tutta la sua disperazione per il suo piccolo sogno di felicità infranto: nonostante tutto, è ancora capace di credere che il maniaco abbia ucciso la bambina “per troppo amore”, che quella amata fosse lei e che insieme, lei, il maniaco e la bambina, sarebbero stati felici.
Purtroppo la cronaca ci insegna che la complicità delle madri, vere mendicanti d’amore, è tutt’altro che una rarità nei casi di violenza sui bambini.
Ultima nota: il titolo è un po’ fuorviante. Perché non andare al nocciolo?

Lo spettacolo è in scena
Teatro Elfo Puccini – Sala Fassbinder
Corso Buenos Aires 33 – Milano
dal 18 al 23 febbraio 2014

ora dal martedì al sabato ore 21:00 / domenica ore 16:30

Invidiatemi come io ho invidiato voi
testo e regia di Tindaro Granata
aiuto-regia di Agostino Riola
scene e costumi di Eliana Borgonovo
disegno luci di Matteo Crespi
elaborazioni musicali di Marcello Gori
con Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Bianca Pesce, Giorgia Senesi, Paolo Li Volsi, Francesca Porrini
produzione Bibo Teatro e Proxima Res
(durata: un’ora e trenta)