Beckett in salsa Colorado

A I Teatri del Sacro, è di scena l’ultima produzione di Punta Corsara/369 gradi, Io, mia moglie e il miracolo.

Famiglia eterosessuale santificata e scuola, sadomasochismo e violenza domestica, inettitudine delle forze dell’ordine e ambigui rapporti con la prostituzione si intrecciano sul palco: in scena, Io, mia moglie e il miracolo.

La violenza entra a pieno titolo in questo lavoro della Compagnia residente a Scampia, quella domestica in particolare – la più nascosta dal muro di conformismo e quieto vivere che il mondo esterno pretende. Negare l’evidenza, subire per rendere o forse essere felici, nella ricerca continua di una soddisfazione surrettizia, in un adeguamento meccanico dei propri bisogni a quelli indotti dalla pubblicità, dalla chiesa, dal vivere sociale.

Il rapporto con i figli e, di conseguenza, con la scuola che abdica sempre più al suo compito formativo, in termini di ore di frequenza e materie, per far fronte al fantomatico pareggio di bilancio, in apparenza; per diventare sempre più discriminante, in realtà. La scuola privata quale luogo idilliaco dove tutto è possibile per i pochi eletti – anche sparire per poi ricomparire, grazie alla presenza di un fantomatico guaritore, misconosciuto quanto il Cristo del Grande Inquisitore di Dostoevskij.

Rapporti impossibili eppure difesi a oltranza, accettazione e mantenimento dello status quo con unioni dove il rapporto di matrice patriarcale e cattolica prevale su tutto il resto, compreso il rispetto per l’altro da sé.
E a fare da sottofondo, i mass media – che s’insinuano con le notizie/veline attraverso radio, tv e giornali “seri”, ossia quelli che fanno opinione e che influenzano, invece di informare, il pubblico. La musica a sottolineare con precisione gli stati d’animo che gli attori non possono interpretare vista la scelta stilistica di chiara matrice beckettiana; un insieme di quadri con un’ottima trama musicale che ricrea atmosfere appropriate alle varie situazioni. Luci per lo più soffuse a sottolineare una regia semplice e lineare.
Uno spaccato di vita recitato con gli stilemi del teatro dell’assurdo, in bilico tra la periferia degradata e le dimore borghesi perché in entrambe tutto e sempre si deve tacitare all’interno delle quattro mura domestiche.
Tanto e di tutto in un testo corposo nella sua stilizzazione che, però, spesso va alla ricerca della battuta facile; del refrain che non riesce ad assurgere al livello dei dialoghi di Didi e Gogo; che ammicca troppo al pubblico in uno stile da cabaret – col rischio che le risate siano le uniche cose che i più ricorderanno al termine dello spettacolo.

Alla fine vince l’happy ending cattolico: il perbenismo della famiglia perfetta, legittima, patriarcale, quella famiglia sbandierata ogni giorno in Italia come l’unica possibile, trionfa – con il suo carico di violenze, tragedie e ipocrisie, compresa la bambina ammazzata dall’amorevole padre e gettata nella lavatrice… nuova.

Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito del Festival I Teatri del Sacro:
Real Collegio, Chiostro – Lucca

Sabato 12 giugno, ore 22.30

Io, mia moglie e il miracolo
drammaturgia e regia Gianni Vastarella
con Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Vincenzo Nemolato, Valeria Pollice, Emanuele Valenti e Gianni Vastarella
disegno luci Giuseppe Di Lorenzo
costumi Daniela Salernitano
scene Marco Di Napoli