Tra misticismo e realtà

La storia di Angela da Foligno diviene una pièce teatrale – su un testo scritto da Michelangelo Bellan per la regia c.l.Grugher – ispirata alla mistica francescana che sul palco è interpretata da tre attrici che ripercorrono l’esperienza ascetica della terziaria francescana.

Una donna e madre vissuta in periodo medievale vive un’esperienza di vita che la colloca, per precocità dei tempi, in un intervallo temporale che si potrebbe definire prossimo – se non futuribile – rispetto alla nostra epoca. Probabilmente, potremmo persino credere che la donna in questione sia una persona dei giorni nostri del tutto normale, tale è il suo contrastare con caparbietà le avversità che la vita pone sul suo cammino, quali, per esempio, la perdita precoce dei membri della propria famiglia, la scoperta dell’amore e la rinuncia allo stesso (non amore).

Al racconto della vita di Angela si sovrappone, nello spettacolo, una percezione di modernità data da studiati e funzionali elementi scenici che enfatizzano l’effetto di catarsi implicito nel lavoro di Bellan e Grugher. Lo spettatore viene catapultato nella storia, ambientata nella Foligno dei giorni nostri, dalla voce narrante di Michelangelo Bellan che è ben visibile in prossimità del palco. Il tempo, reso tangibile dall’uso di un orologio che scandisce con regolarità il trascorrere dei giorni come il battito del cuore di un neonato nel grembo, gioca un ruolo fondamentale nell’intera rappresentazione, ma, in particolar modo, sembra voler rendere alla protagonista, e al contempo al pubblico, la possibilità di effettuare un flashback raccontato della vicenda.

Una menzione speciale va fatta per ciò che riguarda il modo in cui il personaggio di Angela è stato portato in scena. L’esperienza mistica che accompagna la protagonista nel suo percorso interiore verso Dio viene teatralizzata per mezzo di tre attrici. Emanuela Faraglia è Angela, mentre Caroline Baglioni e Flavia Gramaccioni sono l’espressione dell’anima della mistica che riesce a vedere e incontrare Dio nei luoghi attuali della città di Foligno. Una vestita di bianco, l’altra in nero, le due attrici permettono al personaggio di Angela essere contemporaneamente tre immagini diverse della stessa figura che, tornano ad avere un senso di unicità nel momento in cui si spogliano dei propri abiti nel cammino verso la fede.

A seguito della rappresentazione, ci si rende conto che dei personaggi accennati per mezzo della voce fuori campo si conosce poco, sebbene l’intuizione di rendere Bellan chiaramente visibile dal pubblico riesca a compensare la carenza di dettagli sulla vita delle figure minori che probabilmente avrebbe solo appesantito le dinamiche in scena. Si passa da una situazione in cui Angela è vestita con abiti di altra epoca a una in cui le voci dell’anima prendono il sopravvento. Un momento di rottura che prende forma grazie, anche, a un gioco di luci che proietta sullo sfondo due immagini che sovrapponendosi formano una croce; momenti resi chiari e percepibili da un’ambientazione minimale che non lascia spazio e elementi di distrazione.

La pièce, a causa della propria particolare natura, dispone di un antefatto e di più piani interpretativi che non riescono a dipanarsi completamente, probabilmente volutamente, essendo il climax finale – giocato sulla dicotomia amore/non amore – chiamato a lasciare nello spettatore una pulsione della presa di coscienza di sé nel contesto sociale in cui si è chiamati a vivere, con uno scandire del tempo veloce e frenetico.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno de Il giorno di Santa Angela. Prospettive dall’esperienza di Angela da Foligno
Teatro San Carlo
via A. Saffi 18, Foligno
domenica 9 ottobre 2016, ore 21.15

Io sono non amore
di Michelangelo Bellani
regia Grugher
con Caroline Baglioni, Emanuela Faraglia, Flavia Gramaccioni, Michelangelo Bellani
luci Gianni Staropoli, suono Valerio Di Loreto
voci Valerio Amoruso, Stefano Gigli, Marianna Masciolini
realizzazione costumi Claudia Biscarini, Lorenza D’Andrea
assistente alla regia Marco Rufinelli
organizzazione Mariella Nanni
produzione La società dello spettacolo