Cibo per l’anima

Ospite illustre della rassegna romana Teatri di Vetro, il Teatro delle Moire ha portato in scena il suo ultimo provocatorio lavoro, dai creatori Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani, in scena all’Angelo Mai. Uno spettacolo, ma anche una riflessione estetica che divide.

Si potrebbe dire di questo spettacolo che la sua realizzazione è impeccabile. Le parole si fanno movimento e il movimento si inscrive sullo sfondo immacolato, acromico, muto, rappresentando con la consueta bravura, ma anche un’irrefrenabile componente d’ironia, la reiterazione del rito antropologico del convivio come metafora sociale, osservato da una prospettiva trascendente puramente semiologica. It’s always tea-time trae libera ispirazione da Alice nel paese delle meraviglie, in scena un lungo tavolo sul quale si consuma un’inconsueta cerimonia del tè in una temporalità annientata. Nell’atmosfera priva di dialoghi, il suono è un puro milieu. Gli attori sono metafore corporee. Il capovolgimento della dimensione che siamo soliti definire normalità, il mondo sottosopra, altri non è che l’assoluto, l’innato che diviene paradossale, specie se considerato nel contesto del determinismo culturale. Comunemente ogni rito si espleta attraverso un tavolo imbandito e mediante un automatico quanto indotto bisogno di nutrimento. Nelle agenzie famigliari, particolare rilievo acquista l’insegnamento in età infantile delle procedure di ingestione. Mimare un pasto lasciando le stoviglie vuote smaschera gli aspetti impliciti dell’atto, mostrandone il ridicolo, ponendo una problematica. Il teatro non deve necessariamente fornire risposte. A volte bastano le sole domande. Il “teatro dell’assurdo”, di Beckett e il “teatro della crudeltà” di Artaud sono lezioni che abbiamo appreso da tempo, quasi un’eredità classica. Le sperimentazioni vanno interpretate secondo la nostra erudizione e sensibilità. In questo caso, l’esperienza decennale del Teatro delle Moire si fonda con le competenze e la visionarietà di Renato Gabrielli offrendo parecchi elementi sui quali poter riflettere, l’irrefrenabilità della vita coniugata all’assioma della morte, l’istinto di affermazione insito nell’uomo il quale fagocita esperienza come autodeterminazione o basilare sopravvivenza, Feuerbach, l’uomo è ciò che mangia e qui il cibo è assente, la relazione con il divino secondo Bloch, il quale specula «non di solo pane vive l’uomo, soprattutto quando non ne ha».
Si potrebbe dire questo, dunque, ma chi scrive, in verità, non ci ha capito niente. Chi scrive si aspettava una revisione del Cappellaio Matto e si è ritrovato per un’ora a osservare quattro fantasmi, tutti maggiordomi, apparecchiare e sparecchiare, ingoiare aria come fosse una prelibatezza, infilarsi in bocca animaletti di plastica facendo tintinnare in continuo piatti e bicchieri. Dopo cinque minuti, lo smarrimento. Hanno rosicchiato gambi di rose, si sono messi nudi su un vassoio d’argento come una pietanza umana, hanno infilato in bocca dei guanti che sembravano escrementi e tutto senza nemmeno fare finta di spiegare niente.
Chi scrive, quindi, è rimasto senza parole per tutto il tempo, vinto dalla noia, distraendosi al solo pensiero di una tavola imbandita che risultasse più ghiotta e appetitosa di quella in scena.

Lo spettacolo è andato in scena:
Angelo Mai
via delle Terme di Caracalla, 55/a – Roma
giovedì 24 maggio, ore 22.30
(durata 65 minuti senza intervallo)

Teatro Delle Moire, PROGETTO ÊTRE/Fondazione Cariplo, Comune di Milano-Cultura presentano
It’s always tea-time
di Alessandra De Santis, Attilio Nicoli Cristiani, Renato Gabrielli
regia Alessandra De Santis, Attilio Nicoli Cristiani
con Gianluca Decol, Alessandra De Santis, Attilio Nicoli Cristiani, Emanuele Sonzini
assistenza al progetto Celeste Sergianno
luci e suono Paolo Casati
organizzazione Anna Bollini