Non si può credere contro la propria volontà

libero-teatro-milanoAl Teatro Libero di Milano, la rilettura del decimo capitolo dei Fratelli Karamazof con Ivan e il diavolo: seducente e inquietante dialogo dell’uomo (Alberto Oliva) con la propria parte diabolica (Mino Manni).

Che la cultura russa sia dominata dall’inquietudine e dalla continua riflessione sul bipolarismo che domina l’animo umano, è un dato di fatto. Qualsiasi grande artista si vada a investigare, non potremmo che dedurne questa conclusione: pensiamo ai romanzi di Tolstoj o di Turgenev; alla musica di Cajkovskij o di Stravinskij. Dostoevskij però, rimane sempre l’esempio più universalmente conosciuto e diffuso – anche nella riflessione filosofica – tanto da essere diventato proverbiale e ampiamente conosciuto per i titoli delle sue opere, nonché per le questioni dibattute nelle stesse: chi di noi, pur non conoscendone il contenuto, non ha mai sentito nominare l’episodio del Grande Inquisitore dei Karamazov?

Ecco allora che la messinscena Ivan e il diavolo di Alberto Oliva – in questa occasione anche attore esordiente – e la scenografia di Serena Zuffo puntano a sottolineare la dimensione del contrasto, del conflitto, degli opposti che si incontrano e collidono quando non possono più essere tenuti distanti. Ci troviamo in un ambiente degradato, logoro e sudicio “al punto giusto”, come a dare una rappresentazione esterna dell’anima di Ivan: un bagno che dovrebbe fungere da luogo della purificazione e della pulizia e che, al contrario, è più sporco di una latrina pubblica, abbandonato al degrado.

Il testo affronta il tema dell’ingiustizia del male, l’orrore di vedere l’innocenza dei bambini – vittime inermi – costretta a pagare la perversione che, in molti uomini, ha la meglio sul loro lato umano; ma, soprattutto, l’orrore che nasce nell’uomo quando comprende che il male in sé è seducente nonché endemicamente parte del proprio essere.

Questa consapevolezza Ivan la acquisisce sempre più nel corso del romanzo e cerca di allontanarla da sé volendo credere che il diavolo sia una sua allucinazione, che non esista veramente e oggettivamente: ma dal momento che non si può credere contro la propria volontà, risulta chiaro che in entrambi i casi la soluzione non è mai positiva e la conclusione – contenuta all’interno dell’opera stessa – è inevitabilmente che “ciascuno di noi è colpevole di tutto e per tutti sulla Terra: non solo a causa della colpa comune originaria, ma ciascuno individualmente per tutti gli uomini e per ogni uomo sulla Terra”.

La messinscena prende giustamente spunto non solo dal colloquio notturno col diavolo contenuto del decimo capitolo, ma anche da un passaggio precedente che è prodromo di questa visione: il capitolo in cui Ivan riflette col fratello Alëša sul racconto del Grande Inquisitore.

Il bipolarismo dell’animo di Ivan è reso ancora più evidente dalla scelta di differenziare fortemente la recitazione tra le due figure: da una parte un flebile (e talvolta sottotono) Alberto Oliva, che più che lanciarsi nei meandri della disperazione e della smania drammatica, sceglie un atteggiamento riflessivo e pacato, spesso un po’ monocorde, ma utile per creare un contrasto nel momento di confronto con una figura di diavolo esuberante e dispettoso, come quello interpretato da Mino Manni – talvolta, forse, persino troppo esuberante, con scelte comiche che strappano la risata del pubblico, ma ricordano gag da avanspettacolo che ben poco hanno a che fare con lo spirito russo del testo preso in considerazione.

In particolare, la rievocazione del momento in cui il diavolo invita Ivan a ballare insieme, dovrebbe forse essere più grottesca che ridicola: la scelta di Mambo n° 5 di Lou Bega risulta parecchio stonata in un contesto del genere. Teniamo però a precisare che non è nostro scopo demonizzare l’attualizzazione di un testo di per sé eterno e, quindi, degno e in grado di essere riadattato, ma si deve attenersi a una misura: il finale con Loosing my religion dei REM, per esempio, è una scelta azzeccata, un qualcosa di attuale ma, al tempo stesso, contestuale all’atmosfera del testo di Dostoevskij.

Lo spettacolo continua:
Teatro Libero
via Savona, 10 – Milano
fino a martedì 19 marzo
orari: da lunedì a sabato, ore 21.00 – domenica, ore 16.00 (riposo martedì 12 marzo)

Ivan e il diavolo
regia Alberto Oliva
con Alberto Oliva e Mino Manni
scenografia Serena Zuffo
costumi Marco Ferrara
assistente alla regia Silvia Marcacci
training Silvia Girardi
disegno luci Alessandro Tinelli
produzione I Demoni