La danza di ricerca

Penultimo giorno di Oriente Occidente, penultimo appuntamento con la danza di ricerca italiana e non, per una giornata intensa e fitta di inviti al dialogo e all’indagine con la laziale Loredana Parrella, la francese Maguy Marin e l’italo-spagnolo Pablo Girolami.

«Montecchi o Capuleti?». La domanda coglie alla sprovvista e la risposta rivela molto su di sé, o forse no? Di certo c’è che mentre si rimugina con un medaglione rosso o blu al collo, all’interno del chiosco della Chiesa di S. Osvaldo, il pubblico si divide rapidamente tra le due casate sotto lo sguardo beffardo di un Frate Lorenzo nero vestito il quale, delimitato da un palcoscenico a fune, scandaglia lo spazio in cerca dei suoi personaggi. Alcuni cercano goffamente di defilarsi, piantando gli occhi sulle note di sala per verificare se lo spettacolo è solo itinerante o anche interattivo, mentre altri si fanno avanti per dialogare con il nostro anfitrione. Che non si tratti di una riproduzione lineare del Romeo e Giulietta di Shakespeare lo si capisce subito, visto che, a quanto pare, Mercuzio morirà ma poi comunque tornerà in vita, e che la Danza dei cavalieri di Prokofiev sarà seguita da una profetica e leggermente più contemporanea composizione turbo-tallava albano-kosovara.

Col passo lieve dell’esperienza che ha appreso a non prendersi mai troppo sul serio, Loredana Parrella dirige la sua riottosa Cie Twain in una creazione site-specific dal titolo azzeccatissimo di Juliette On The Road, mettendo in scena «una lente di ingrandimento che mette a fuoco i tormenti dei padri e la fragilità delle madri, dona luce ai vani sogni dell’essere umano e ai suoi continui tentativi di cambiamento, rende onore al coraggio di chi parte e alla sofferenza di chi è costretto a rimanere». In questo spin-off coreutico, dunque, Juliette accetta l’invito del frate a fuggire dopo la morte dell’amato e, osteggiata da tutti gli agenti sociali di rito, corre a rotta di collo per le strade della città in cerca di una nuova direzione da intraprendere, di una via d’uscita da un amore fattosi ormai catena. Anche gli altri personaggi, vittime di 400 anni di morti e risvegli e ancora morti e ancora risvegli, attraversano una crisi esistenziale: Fulgencio Capuleti non vuole più alzarsi da terra, Tebaldo dal canto suo vorrebbe, ma è troppo ubriaco per farlo e Romeo sembra non saper più cosa dire dopo tutto questo tempo passato a parlare d’amore.

Concludendo una ricerca espressiva cominciata più di dieci anni prima con lo spettacolo Lei e Tancredi, Parrella rende qui omaggio alla storia degli amanti impossibili, mettendo in atto una continuità di pensiero e azione invidiabile che fanno della sua compagnia uno dei fari più luminosi della danza contemporanea di nuova generazione, sotto la cui luce trova spazio gestazionale tutta una pluralità di voci da tenere sicuramente d’occhio nel futuro prossimo (Aleksandros Memetaj e Yoris Petrillo in primis). Non è dunque un caso se, dal 2016, la Twain è diventata Centro di Produzione della Danza Regionale nel Lazio, nonché Centro di Residenza Artistica Nazionale.

Di tutt’altre fattezze e origini, invece, il secondo spettacolo in palinsesto per questa penultima giornata di Oriente Occidente Dance Festival, firmato Maguy Marin. Umwelt (ambiente, in tedesco) è «una costruzione in movimento, dove la singolarità incontrata si estenderà alla vicinanza di un altro. Una costruzione passo dopo passo. Una costruzione in mezzo alle cose». Tre chitarre stese vengono accarezzate da un filo lungo esattamente sessanta minuti mentre un vento fortissimo soffia tra i pertugi di un fitto bosco di pannelli riflettenti abitato da nove tenaci interpreti i quali, salvo per pochi momenti di provocante riflessione condivisa, «appaiono e scompaiono […], portano con sé oggetti, ripetono azioni, sembrano incontrarsi, ma poi svaniscono».

Con una cifra stilistica decisamente sui generis, Maguy Marin intravede la porosità dell’esistenza e ricerca l’incontro con l’altro all’interno di un hic et nunc vessato dalle regole disumane del capitalismo predatorio che tutto mercifica e tutto consuma. Su un proscenio disseminato di rifiuti umani e antropogeni, infatti, l’incontro non culminerà quasi mai in un contatto, tra corse, litigi, narcisismi e pubblica esibizione di terga, mentre la platea, chiamata in causa più volte, resta a guardare, stordita. Prix spécial della giuria del Sindacato della critica nel 2006 e vincitore di un Bessie Award nel 2008, Umwelt, debutta in Italia a quasi venti anni dalla sua nascita, introducendo nel lessico coreutico del Belpaese un uso del corpo perennemente teso tra la fuga e il canone, dove la «composizione, scomposizione e ricomposizione di successioni, variazioni e giustapposizioni» generano beckettiani spazi viaggiati in cui vivere a pieno le nostre capacità di trasformazione.

L’ultimo appuntamento della serata, nato dall’idea del direttore artistico del Festival, Lanfranco Cis, «di proporre all’artista una residenza a Oriente Occidente per sviluppare il riuscito duetto Manbuhsa» (vincitore del premio italiano TWAIN direzioni-Altre 2019 e del premio del pubblico al 33esimo Certamen Coreogràfico de Madrid), vede sul palco del Teatro alla Cartiera cinque performers diretti da uno dei due fondatori della compagnia di danza IVONA, Pablo Girolami. Trasponendo i codici dell’animalità sul corpo umano, in Manbuhsona Girolami mette in scena una pièce suddivisa in due atti con intervallo inintelligibile denominati Confusione/Contemplazione/Rivelazione e Ispirazione/Illuminazione/Scoperta, in un tentativo di rendere partecipe il pubblico «della continuità del viaggio».

Tra corpi ginnici e tecnicamente impeccabili, movimenti a strappi nella penombra arabeggiante di un impianto luci semplice ma suggestivo e musiche urgenti, però, le rapsodica drammaturgia, che vorrebbe indagare «il conflitto sociale e urbano» che consegue alla «sensualità dell’istintivo corteggiamento», ma che scade ben presto in tautologie estetiche autoassolutorie, trasforma questo ipotetico viaggio in un mero safari votato all’edonismo colonialista e alla nefanda appropriazione culturale da salottino borghese. Al netto di una composizione visiva di indubbio valore immaginifico, infatti, Manbuhsona non riesce ad andare oltre alla figura, offrendo al suo pubblico una ricerca coreutica molto interessante che, purtroppo, non viene sorretta da una scrittura drammatica altrettanto dirompente, inficiando non di poco la riuscita dello spettacolo.

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno di Oriente Occidente
location varie, Rovereto (TN)
sabato 11 settembre 2021

ore 11:00 e 17:00
Chiesa di S. Osvaldo
Juliette On The Road
di Twain Physical Dance Theatre

coreografia Loredana Parrella
danza Giulia Cenni, Jessica De Masi, Umberto Gesi, Caroline Loiseau, Giulia Manenti, Aleksandros Memetaj, Guia Meucci, Marco Pergallini, Yoris Petrillo, Maria Stella Pitarresi e Michele Scappa
assistente alla coreografia Yoris Petrillo
testi Aleksandros Memetaj
liberamente tratto da Romeo e Giulietta di W. Shakespeare
costumi Gianluca Formica e Loredana Parrella

produzione Twain Centro di Produzione Danza 2019
coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Modena
in collaborazione con Quartieri dell’Arte Festival – Viterbo, ATCL Lazio, Festival Cortoindanza – Cagliari, Vera Stasi/Progetti per la Scena, Festival del Teatro Medioevale e Rinascimentale di Anagni, Festival Orizzonti Verticali/Fondazione Fabbrica Europa
in residenza Supercinema e Teatro Il Rivellino – Tuscania, T.OFF e Fucina Teatro – Cagliari
con il supporto di MiC – Ministero della Cultura, Regione Lazio, Fondazione Carivit e Comune di Tuscania

ore 20:30
Teatro Zandonai
Umwelt
una produzione Compagnie Maguy Marin

creazione e coreografia Maguy Marin
danza Ulises Alvarez, Kostia Chaix, Kais Chouibi, Laura Frigato, Chandra Grangean, Louise Mariotte, Isabelle Missal, Paul Pedebidau e Ennio Sammarco
musica Denis Mariotte
suono Chloé Barbe
luci Alexandre Béneteaud
costumi Nelly Geyres
direzione di Scena Pascal Bouvier
direzione tecnica Alexandre Béneteaud

coproduzione Théâtre de la Ville – Paris, La Maison de la danse – Lyon, Le Toboggan – Décines, Centre Chorégraphique National de Rillieux-la-Pape e Charleroi danse (revival 2021)
con il supporto di  Ministère de la Culture – DRAC Auvergne-Rhône-Alpes, Ville de Lyon, Région Auvergne-Rhône-Alpes, Institut français e Fondazione Nuovi Mecenati – Fondazione franco-italiana di sostegno alla creazione contemporanea

ore 22:00
Teatro alla Cartiera
Manbuhsona
una produzione IVONA

coreografia Pablo Girolami
danza Samuele Arisci, Clementine Herveux, Polett Kasza, Lou Thabart e Giacomo Todeschi
musica Urubu feat J. Abramovay, Geju, A Macaca & Peter Power, Holed Coin, Alim Qasimov, Fargana Qasimova, Troja,Nico Sun & Slow Nomaden, Acid Arab feat. Radia Menel
luci Angelo Tauro
costumi Emuska
direzione tecnica Angelo Tauro

coproduzione Centro di Produzione Twain – Tuscania, Oriente Occidente, DANCEHAUSpiù e Amis du MDC – Melinda Stampfli Neuchâtel