L’infanzia rivelatrice

Torna al Teatro dell’Elfo – oggi Elfo Puccini – César Brie, grande conoscitore dell’animo umano che, con Karamazov – liberamente tratto da I Fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij – raggiunge picchi emotivi e di introspezione dell’animo umano, tipici del sommo autore russo.

Un grande tappeto dai colori sbiaditi – delimitato ai lati da robuste corde di canapa – panche di legno ai lati che ospitano attori e burattini, lunghe corde elastiche pendenti sul fondo per sorreggere gli abiti di scena: questo il primo approccio con la rilettura scenica di César Brie, all’ingresso in sala del pubblico. Una scenografia semplice, di grande impatto visivo e significativa di per sé che, pur non rivelando nulla, rimanda ad alcuni snodi fondamentali dello spettacolo: in primis, il ruolo dei burattini-bambini, al tempo stesso protagonisti e spettatori – con la loro continua presenza in scena – attori e narratori di quel racconto fiume che fu ed è I Fratelli Karamazov.

Un testo che non è facile adattare per il teatro, non solamente perché è ostico tradurre in poco più di due ore un romanzo di oltre mille pagine, ma altresì per la molteplicità di significati e significanti che in esso è possibile rintracciare. César Brie, però, riesce nell’impresa grazie a una decisa impostazione registica e perché, pur dando un taglio personale all’opera – sottolineando alcuni tra gli aspetti significativi del romanzo a discapito di altri – evita di tralasciare particolari importanti. L’accento è infatti posto non tanto sulla contrapposizione tra i personaggi – seppure siano evidenti sia la caratterizzazione sia l’aspetto simbolico che contraddistingue ognuno – quanto piuttosto sull’elemento cristiano e sul ruolo di capro espiatorio che giocano i bambini, malgrado la loro innocenza. Due aspetti, questi, che si intrecciano trasformandosi l’uno nella causa dell’altro – perché, se è vero che i bambini subiscono i mali peggiori, è proprio in base alle sofferenze inflitte loro che Ivan contesta i fondamenti della religione.

Brevi passaggi raccontano l’infanzia dei fratelli Karamazov – Dmitrij, Ivan, Aleksej e Smerdjakov – nella casa di Fëdor, un luogo dove l’odio nei confronti del padre trova terreno fertile. Una fanciullezza fatta di allontanamenti e di solitudine affettiva, dove percorsi simili seppur diversi forgiano il carattere di ognuno – nel romanzo, non a caso, ciascuno assurge alla dimensione di figura simbolica e antitetica: Dmitrij è insieme passione e istinto primordiale; Ivan è sinonimo di ragione, dubbio e concretezza; Aleksej ha il volto della bontà – al limite del martirio – e della purezza assoluta; e Smerdjakov è la voce del risentimento, dell’odio e della vendetta. In sottotraccia, il racconto di un bimbo che – solo per la “colpa” di non aver saputo sopportare l’offesa recata al proprio padre da Dmitrij – febbricitante, si avvia verso una precoce e ingiusta morte.

E solo attraverso gli occhi degli “innocenti”- simbolicamente rappresentati da donne o attraverso l’uso dei burattini – è possibile scandagliare in profondità il dolore, la solitudine e tutte le tragedie che ci affliggono nell’intimo, ma che hanno la forza di farsi specchio della nostra stessa umanità: intrisa di violenza, divertita dai giochi al massacro, lacerata dall’autolesionismo e dalla disperazione.

Uno spettacolo commovente ma, al tempo stesso, ironico. Decisamente ben costruito. Dotato di un cast affiatato, composto sia da maestri sia da giovani allievi – come lo stesso Brie ha tenuto a sottolineare. Arricchito da un utilizzo intelligente di simbolismi gestuali e di situazioni raccontate – e anche riassunte per immagini – dal gusto delicato.

Performance riuscita e per nulla scontata.

Li spettacolo continua:
Teatro Elfo-Puccini
corso Buenos Aires, 33 – Milano
fino a domenica 22 aprile
orari: feriali, ore 20.30 – festivi, ore 16.00

Karamazov
liberamente tratto da I Fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij
adattamento e regia César Brie
scene Giancarlo Gentilucci
costumi Mia Fabbri
musiche originali Pablo Brie
con César Brie, Mia Fabbri, Daniele Cavone Felicioni, Gabriele Ciavarra, Clelia Cicero, Manuela De Meo, Giacomo Ferraù, Vincenzo Occhionero, Pietro Traldi e Adalgisa Vavassori
luci Paolo Pollo Rodighiero
pupazzi bambini Tiziano Fario
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione