Nell’atmosfera raccolta della Sala 3 del Franco Parenti, Sonia Bergamasco ricostruisce la figura di Anna Karénina, partendo dalla prima immagine del suo corpo nella mente di Lev.

Come nasce un personaggio? Qual è il percorso che compie l’autore per addentrarsi nell’animo dei suoi protagonisti e ricomporre, come in un puzzle, i pezzi dispersi di una vita immaginata, che deve però avere la forza e la consistenza della realtà quando sottoposta al lettore?
La risposta drammaturgica all’interrogativo è il sedimentarsi di un testo composto da strati diversi: brandelli di conversazioni che Tolstoj registra nel proprio diario; lettere sue e della moglie Sofija; appunti e stesure successive dell’opera; il racconto del suicidio di una vicina dell’autore – che si getta sotto un treno e la cui storia appare sui giornali dell’epoca; citazioni da racconti che hanno o potrebbero avere ispirato Tolstoj. Un insieme di documenti che Sonia Bergamasco incarna e ai quali dà voce – insieme Lev, Sofija, Anna ben prima di essere Karénina.
L’esperimento, diretto da Giuseppe Bertolucci, e scritto a quattro mani da Emanuele Trevi e Sonia Bergamasco, è questo: ricostruire e dare solidità a un personaggio attraverso le mille sfaccettature che quello stesso, mutabile personaggio ha assunto nel corso di oltre quattro anni di riscritture (tanto è durata la gestazione del romanzo di Tolstoj). E l’esperimento è decisamente riuscito – almeno nella prima parte della perfomance – grazie anche alla duttilità della voce dell’interprete e al gioco di luci che adombrano più che evidenziare questo faticoso viaggio nel tempo e nello spazio.
Nell’ultima parte, però, qualcosa si spezza: l’impianto drammaturgico così solido e ben costruito cede il passo a un’interpretazione troppo intimistica dei pensieri di Anna, ai suoi desideri, passioni e furori. Lo spettatore che ha visto la donna attraverso lo sguardo esterno del “narratore” si trova improvvisamente all’interno del suo flusso di coscienza; da un’osservazione esteriore, ma realistica e attenta, di una società opulenta e ipocrita e di un processo creativo nel suo farsi – scelta, questa, decisamente originale per una pièce – si passa senza soluzione di continuità all’espressione in prima persona di sentimenti privati. E la frattura tra i due registri è troppo netta per essere fatta propria dal pubblico.
Un work in progress più che uno spettacolo finito che ha bisogno di alcune limature e di una maggiore costruzione se si vuole dare il medesimo spessore all’ultima parte, così come si è dato alla prima.

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti
via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 5 febbraio 2012
orari: martedì – giovedì – venerdì – sabato, ore 20.45; mercoledì, ore 18.30; domenica 15 gennaio, ore 16.45 (a seguire incontro); domenica 22 gennaio brunch+spettacolo ore 15.00; domenica 29 gennaio, ore 16.45

Karénina
prove aperte d’infelicità
da Lev Tolstoj
drammaturgia di Emanuele Trevi e Sonia Bergamasco
regia di Giuseppe Bertolucci
luci di Cesare Accetta
con Sonia Bergamasco
produzione Teatro Franco Parenti- Sonia Bergamasco