Un teatro impegnato

61568741 1596092490523325 6159044632165482496 NLa serata di mercoledì 24 luglio a Kilowatt Festival si parla di impegno declinato dai giovani artisti: Blasioli, Fortuni, Luna Cenere. Con un’incursione nel folle mondo di Kulu Orr

Raccontare per preservare la memoria? Per continuare a chiedere giustizia? Per puntare il dito su un problema, pretendendo che le cose siano diverse? O per sollevare le coscienze all’azione. “Indignatevi”, gridava un pamphlet di Stéphane Hessel qualche anno fa. “Indignatevi”, chiede Blasioli. Vi sembra normale tutto questo?

Il racconto del terremoto del 6 aprile 2009 a L’Aquila, oltre trecento i morti, dolore, disagi e difficoltà degli abitanti che perdono tutto, mentre imprenditori e rappresentanti dello Stato ridono (potete leggere anche la nostra intervista ad alcuni aquilani fatta pochi mesi fa).
È bene sentire raccontare questa storia. Dieci anni non sono molti, eppure chi non ha vissuto quel dramma già fatica a ricordare, e soprattuto molte cose non le sa. Il teatro non è la tv: contro la spettacolarizzazione e l’uso del dolore, ha i mezzi per elaborare i fatti, la sofferenza, provare a dare senso al lutto, alla rabbia e al dolore. Così è nato, così ci ha insegnato a fare. Un teatro che guarda alla realtà e che è impegno civile.
In Questa è casa mia Blasioli narra la storia della famiglia aquilana Solfanelli, dal giorno del terremoto a quello del rientro in città quando, sfidando la legge, L’Aquila, indignata e rabbiosa, si libera e si rimpossessa del suo centro.
Con esiti alterni, soprattutto per quanto riguarda l’inizio (sui generis – più un prologo che un vero e proprio inizio) e il finale, lo spettacolo tiene incollato alla sedia un pubblico amareggiato e disgustato da quanto si racconta.

Alle 20.15 Olimpia Fortuni ci attende, insieme al suo gruppo di danzatori, per Do animals go to Heaven?
Primo dei nove spettacoli scelti dal gruppo dei visionari di Sansepolcro (ossia i cittadini-spettatori attivi che, durante l’anno, si incontrano e scelgono per l’appunto nove spettacoli da inserire nella programmazione del Festival).
È curioso e interessante notare che nella stessa serata due spettacoli, questo e Pneumatika di Luna Cenere, entrambi scelti dai visionari, ci portino a riflettere sul rapporto che abbiamo col mondo naturale: animali e ambiente. E se il climate change è l’argomento caldo degli ultimi tempi, il trattamento e lo sfruttamento degli animali rimane un po’ un tabù. Non sono in fondo gli animali al servizio dell’uomo? Hanno un’anima? Vanno in Paradiso? Cosa abbiamo appreso e – nonostante tutto – interiorizzato dalla Bibbia? (quanto peso ha la cultura cristiana in questo atteggiamento? Non è un caso forse che in altre culture si abbia – o si avesse – un rapporto diverso con l’animale, anche nel momento in cui è ucciso? L’animale è sempre un compagno di avventura, creatura vivente degna di rispetto e considerazione e mai oggetto a disposizione del padrone del creato).
Aldilà di una vaga ingenuità di impostazione ci sembra un’impresa da lodare. I danzatori sono bravi, pieni di energia e comunicativi. Anche se lo spettacolo ha le sue pecche, ci sembra comunque un motivo di merito che degli artisti decidano di impegnarsi e utilizzare la loro arte per riflettere su questioni importanti e urgenti (quante volte, al contrario, abbiamo sentito i critici lamentarsi, accusando la scena di contemplarsi l’ombelico?).
Da dove deve partire il cambiamento? Quale sarà l’azione che ognuno potrà compiere per fare la sua parte? Blasioli, Fortuna e Cenere hanno compiuto la loro azione.
E aldilà di sostenere nella crescita gli artisti attraverso il confronto (e non mostrando il semplice occhio giudicante che vuole schiacciare e umiliare l’altro da sé), quale sarà la nostra azione?
Tornando allo spettacolo, lo stesso è un po’ lungo. Lo stile della messinscena è urbano, graffiante: graffito dai colori sgargianti sempre in contrasto. I colori e lo stile che ritroviamo nell’artista contemporaneo tedesco Jonas Burgert, cui esplicitamente si ispira il lavoro. A livello di senso, si ha spesso la sensazione di non riuscire a ricomporre il puzzle. Sembra che vi sia una storia tradotta in gesto e danza, ma si fatica ad attribuire un significato a ogni segno e la traduzione risulta decisamente farraginosa.
Dopo un inizio di naturalità assoluta, vergine, con il mondo animale e minerale a creare la vita (prima incongruenza: il vegetale dov’è?) ecco arrivare l’uomo, arrogante misuratore. Terra che non è luogo da vivere abitare e godere, ma da misurare, segnare, trafiggere. Uomo e catene.
Terra esplosa e sfruttata per un pugno di abiti? La domanda sorge spontanea perché non si comprende cosa significhi la cappa di vestiti. Simboleggia forse il cattivo gusto, il consumismo? Oppure la popolazione crescente?
Anche la nuova conquista, verso il finale, di un territorio immacolato, è gretta distribuzione di abiti (ossia di beni? Di quelle utilissime, stupide valanghe di oggetti che riteniamo indispensabili?) e ricorda lo stile che alcuni missionari cattolici esportano nella selvatica Africa: case occidentali e bambole di plastica al posto di terra e acqua – perché quello che certo non possiamo fare è mettere in discussione i nostri paradigmi.

Alle 22.00 è la volta di Kulu Orr, artista multidisciplinare israeliano, giocoliere, musicista, tecnico del suono, informatico, che ammalia affascina e diverte il pubblico con Control Freak e, come un ipertecnologico Bert (il misterioso amico/compagno di Mary Poppins), ricrea suoni musiche e scene con le meraviglie del virtuosismo informatico.
Ben costruito, con un’attenzione anche al far comprendere la complessità dell’operazione e tutto il lavoro di preparazione per realizzare quei quaranta minuti di follia.

In chiusura di serata, al Chiostro di Santa Chiara, Luna Cenere porta in scena Pneumatika – una raffinata performance caratterizzata da una scena nuda, vuota, su cui sola si staglia la proiezione, che si muove tra sfondo e suolo.
Uno spettacolo-teoria. All’inizio, in posizione di ascolto, di schiena al pubblico, la danzatrice presta attenzione alle parole che sono proiettate sul fondo. Soluzione potente, in cui il verbo dimostra il suo potere, come parola di una divinità, o di un narratore dell’universo, invisibile.
E poi avviene la creazione: pietra che respira, palpitante, a ospitare la vita in potenza, corpo di danzatrice che è materia. Storia della nascita del mondo, evoluzione. Elementi, terra, roccia, fossili, acqua e aria.
Ecco, quindi, una nuova spiegazione: la scienza ha negato l’anima, perché invisibile. Ma gli effetti di invidia, avidità, desiderio di potere sono sotto gli occhi di tutti e stanno devastando il pianeta.
Alle immagini di naturale bellezza segue il vortice caotico e incessante dello sfruttamento delle risorse.
Spettacolo-teoria, in quanto le parole che scorrono sembrano essere una sorta di manifesto. Una teoria che però, da un punto di vista logico, mostra le sue debolezze: un insieme di riflessioni che toccano temi e concetti filosofici pregnanti e fondamentali (anima e tempo), dalla storia e dalla portata così ampie che si avverte la mancanza di un vero approfondimento, mentre l’insufficienza di un’analisi logica (filosoficamente parlando) si fa sentire altrettanto fortemente. Nonostante ciò, soprattuto per quanto riguarda l’anima, aldilà di alcuni dubbi, la teoria di Pneumatika ci regala uno spunto di riflessione bello e interessante.
Senza entrare troppo nel merito di un argomento così complicato, possiamo concordare sul fatto che avidità, cultura, possesso, possono essere considerate afflizioni dell’anima. E sono queste a essere la vera radice dei problemi che stiamo vivendo. Scrive Gus Speth, avvocato ambientalista statunitense: “I used to think that top environmental problems were biodiversity loss, ecosystem collapse and climate change. I thought that thirty years of good science could address these problems. I was wrong. The top environmental problems are selfishness, greed and apathy, and to deal with these we need a cultural and spiritual transformation. And we scientists don’t know how to do that”. (Ho sempre pensato che i più importanti problemi per l’ambiente fossero la perdita di biodiversità, il collasso degli ecosistemi e il cambiamento climatico. Pensavo che trent’anni di buona scienza avrebbero trovato una soluzione a questi problemi. Mi sbagliavo. I più gravi problemi dell’ambiente sono l’egoismo, l’avidità e l’apatia, e per gestire questi fenomeni abbiamo bisogno di una trasformazione culturale e spirituale. E noi scienziati non sappiamo come fare questa cosa, t.d.g.).
La scienza ci ha abbagliato in tanti modi. Neanche noi, ora, possiamo approfondire in questo breve spazio un argomento così enorme. Ma questo è certamente l’invito che accogliamo volentieri grazie a Pneumatika.
Come in Do animals go to heaven? , anche qui è molto interessante l’effetto “Koyaanisqatsi”: tutta una sezione di ripulitura dell’immagine e dell’immaginario; nutrire gli occhi e lo spirito di mondo naturale, a cui abituarsi nuovamente, prima di essere profondamente urtati dall’arrivo dei segni dello sfruttamento umano. Primi minuti di calma bellezza naturale in cui le immagini di bruttura si fanno elemento disturbante. Un grande fastidio, per contrasto. Perché si sa, si fa l’abitudine a tutto. Soprattutto all’acqua calda, mentre sale a bollore.

Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Kilowatt Festival 2019:
Sansepolcro (AR), varie location

mercoledì 24 luglio 2019
ore 18.00
Palazzo delle Laudi
Questa è casa mia
drammaturgia, regia e con Alessandro Blasioli
supervisione artistica Giancarlo Fares
luci Fausto Tinelli
scene Andrea Corvo
produzione Argot Produzioni

ore 20.15
Teatro alla Misericordia
Do Animals go to Heaven?
di e con Olimpia Fortuni
danzatori Pieradolfo Ciulli, Masako Matsushita, Gabriele Montaruli e Raffaele Tori
drammaturgia Cinzia Sità
musicisti Danilo Valsecchi e Walter Cesarini
luci Andrea Violato
costumi Floor Robert
scene Francesco Landrini
produzione Associazione Sosta Palmizi
progetto finalista Premio Prospettiva Danza 2018
con il sostegno di MiBAC e SIAE nell’ambito dell’iniziativa “Sillumina – Copia privata per i giovani, per la cultura” (Ed. 2017), con il contributo di Fondo regionale a sostegno della danza d’autore 2017 dell’Emilia Romagna

ore 22.00
Piazza Torre di Berta
Control Freak
di e con Kulu Orr

ore 23.00
Chiostro Santa Chiara
Pneumatika
di e con Luna Cenere
visual artists Gilles Dubroca e Andrea Maioli (Kanaka Studios)
musiche Gerard Valverde Ros
costumi Danilo Rao
management e distribuzione Domenico Garofalo
produzione Interno5, Ariella Vidach – AIEP
con il supporto di Virgilio Sieni, Centro Nazionale di Produzione
vincitore di Komm Tanz e NAOcrea

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