Una delicata danza in punta di dita

celestins-lyonUn soffio di vento, intriso di malinconica nostalgia, soffia in questi giorni al Théâtre des Célestins di Lione. Kiss & Cry è un piccolo gioiello che non fa rumore, che resta discreto, disegnando vecchi ricordi di una vita quodlibet, una vita singolare che può essere quella di ognuno di noi.

Il palcoscenico del Théâtre de Célestins di Lione sembra essere nel pieno del lavoro di preparazione di uno spettacolo: strutture di ogni sorta, cavi, tavoli, telecamere e molti altri materiali ingombrano il palco di questo delizioso teatro, e una decina di persone si muovono con velocità e sapienza, perfezionando una struttura che rimane, almeno inizialmente, totalmente incomprensibile al pubblico. Lo spettacolo inizia, ma ci si rende rapidamente conto che la preparazione del palco rappresentava già un atto performativo della scena nel suo farsi.

Kiss & Cry non è semplicemente una pièce teatrale, ma qualcosa di più complesso, che mette in gioco arti diverse, in una concezione di sovrapposizione e di compenetrazione ma che resta leggera, priva di pedanti intellettualismi. Il teatro incontra l’arte delle ombre cinesi, la miniatura, l’architettura e la musica, e tutto ciò viene veicolato dal medium cinematografico in presa diretta. Sul palco vi sono tavoli vuoti o rivestiti da allestimenti scenici in versione ridotta, riconosciamo delle case delle bambole, piccoli plastici, luoghi miniaturizzati: ed è in questi luoghi che la storia avviene. Una piccola storia, quella degli amori di Giselle, un’anziana signora che, seduta su di una panchina della stazione, fa opera di rammemorazione, incontrando antichi ricordi, vite immaginarie che non ha mai vissuto e che avrebbe voluto conoscere, fenditure nella memoria, traumi e passioni mai veramente dimenticate.

Tutto inizia con un lontano ricordo, quello del suo primo amore. Giselle aveva solo tredici anni e sul treno, in ritardo, delle diciotto e quindici, la sua mano aveva sfiorato quella di uno sconosciuto. Una storia d’amore immaginata e intensa, durata solamente lo spazio di qualche secondo, la cui impronta segnerà tutta la sua vita. Le mani, protesi corporali che si incontrano, per caso, e che trasmettono un flusso energetico indecidibile, sono il fulcro di Kiss & Cry e non solamente perché esse rappresentano l’apertura di un racconto, ma soprattutto perché esse sono il racconto, il corpo della storia, l’attore e il senso della pièce. Il cameraman Julien Lambert inquadra senza soluzione di continuità le mani di due attori e le immagini, proiettate su di uno schermo, possiedono un potere di convincimento straordinario. Le dita non illustrano una storia, ma la creano con una semplicità disarmante, carica di quell’immaginazione infantile che, crescendo, abbiamo tutti un po’ perso. Ed ecco che grazie all’idea della coreografa Michèle Anne De Mey e del cineasta Jaco Van Dormael, le mani riacquistano il loro ruolo creativo.

L’occhio dello spettatore è preso in un’indecisione, tra la scelta di guardare lo schermo facendosi cullare dalla storia e quella di guardare l’aspetto macchinale della rappresentazione. Quest’occhio, vigile e sapiente, conosce il grado di finzione tipico del teatro ma, anche se ben conscio di questa credenza fittiva imprescindibile per entrare nel vivo della storia, esso è conquistato dalla poesia che si svolge sulla scena. L’indecisione non inficia la fruizione dell’opera, e si rivela come la cifra di una modalità percettiva ricca che non è solamente ottica.

La ricchezza dello spettacolo è comprovata dalla scelta musicale di altissimo livello che accompagna lo svolgersi del racconto visivo. Si apre con l’aria Lascia ch’io pianga tratta dal Rinaldo di Händel, continuando con brani di Vivaldi, di Arvo Pärt, di John Cage, fino ad arrivare all’intensa versione di Jimmy Scott di Nothing compares to you. Ma il leitmotiv che si ripresenta sans cesse è quella straziante Canção di Carlos Paredes, una piccola perla che colora di tinte malinconiche tutta la storia di Giselle. I gesti delle mani e questa canzone sarebbero sufficienti per raccontare i cinque, sofferti, amori della nostra Giselle. Amori soffocati, lasciati partire, uccisi e gettati nel pozzo senza fondo della propria memoria. Ma non è proprio così, obbligando, cioè, dei ricordi a sparire dalla nostra memoria, scaraventandoli via che, in fondo, li manteniamo con noi, conservandoli dal tempo e dal deterioramento? Solamente gettandosi anch’essa in questo pozzo, Giselle potrà ricongiungersi con i ricordi più intimi, con quelle sensazioni veicolate da un breve incontro di mani.
Come quel giorno, sul treno, in ritardo, delle diciotto e quindici.

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Kiss & Cry est un cadeau émouvant qui subjugue le public. Dans cette petite pièce il n’y a rien d’éclatant. Tout se passe dans une suspension temporelle imbue de nostalgie et de mélancolie. Des mains qui réorganisent le monde, en l’inventant à chaque instant. Les Célestins de Lyon proposent le rêve de Michèle Anne De Mey & Jaco Van Dormael.

Lo spettacolo continua:
Grande Salle – Célestins, Théâtre de Lyon
4, rue Charles Dullin – Lione (Francia)
fino a giovedì 6 febbraio
orari: da martedì a sabato ore 20.00, domenica ore 16.00 (lunedì riposo)

Charleroi Danses – Centre Chorégraphique de la fédération Wallonie-Bruxelles, Le Manège.mons, Centre Dramatique, in coproduzione con i Théâtres de la Ville de Luxembourg presentano
Kiss & Cry
da un’idea originale di Michèle Anne de Mey e Jaco Van Dormael
creazione collettiva con Grégory Grosjean, Thomas Gunzig, Julien Lambert, Sylvie Olivé, Nicolas Olivier
regia Nicolas Olivier
coreografie NanoDanses Michèle Anne De Mey, Grégory Grosjean
messa in scena Jaco Van Dormael
testo Thomas Gunzig
soggetto Thomas Gunzig, Jaco Van Dormael
luci Nicolas Olivier
immagini Julien Lambert
assistente regia Aurélie Leporcq
scenografie Sylvie Olivé, Amalgame – Elisabeth Houtart & Michel Vinck
assistenti alla messa in scena Benoît Joveneau, Caroline Hacq
design sonoro Dominique Warnier
suoni Boris Cekevda
manovre scenografie e interpreto Bruno Olivier, Gabriella Iacono, Pierrot Garnier
costruzioni e accessori Walter Gonzales, Amalgame – Elisabeth Houtart & Michel Vinck
ideazione della seconda scenografia Anne Masset, Vanina Bogaert, Sophie Ferro
tecnici di creazione Gilles Brulard, Pierrot Garnier, Bruno Olivier
musiche George Friederic Handel, Antonio Vivaldi, Arvo Pärt, Michael Koenig Gottfried, John Cage, Carlos Paredes, Tchaikovsky, Jacques Prévert, Ligeti, Henryk Gorecki, George Gershwin
voce narratore Jaco Van Dormael
www.celestins-lyon.org