Cavallo di battaglia

Il quintetto delle Jazz Ladies accompagnato dall’intenso mood di Paolo Iannarella al flauto traverso introduce la nuova edizione del Festival Teatrale Pigneto, valida iniziativa di Martino D’Amico e Roberto Valerio. Un buon modo per cominciare la stagione.

L’associazione culturale Padiglione Ludwig ha organizzato per il quinto anno consecutivo un festival in dieci serate dedicato al teatro di qualità. In apertura, un cult della drammaturgia contemporanea, Kohlhaas.
Sono passati oltre venti anni da quando Marco Baliani, vestito sobriamente di nero, senza alcuna scenografia alle spalle, è salito sul palco del Teatro Verdi di Milano e ha dato avvio a quel movimento definito comunemente “teatro di narrazione”, svolgendo un’opera da seduto, solo, per tutto il tempo necessario al racconto.
Tratto da un testo di Kleist, a sua volta ispirato a fatti realmente accaduti nella Germania del 1540, la storia di Michael Kohlhaas, allevatore di cavalli, è uno spettacolo inesauribile. L’abuso di potere di un’aristocrazia arrogante scatena la caparbia resistenza del protagonista in un atto di tonta rusticità oppure di eroico coraggio, secondo i punti di vista, e diviene riflessione profonda sulla giustizia, un tema che in Italia non è certo scontato. La forbice tra giustizialismo e garantismo arrota le sue lame e ritaglia i bordi della coscienza. In scena, l’eterno conflitto tra ego e super-ego, quando la prepotenza ai danni di un singolo individuo genera una vendetta sociale per il riscatto, utopico, dell’impunito clientelismo nobiliare.
Baliani racconta la storia di Kohlhaas, anzi la interpreta in presa diretta, una traduzione simultanea dal testo al corpo e alla voce, senza tecnologia di sorta. L’opera così concepita è una ginnastica dell’immaginazione, perché il pubblico deve necessariamente contribuire, salire la scala formata dalle parole dette per giungere alla propria visione, che sarà differente per ciascuno. Ci si trova, in poche parole, all’essenza dell’oralità, nella tradizione delle favole e dei cantastorie. Gli occhi osservano i gesti dell’attore in scena, ma lo sguardo si rivolge altrove, ai verdi paesaggi germanici, e si sente la pioggia che cade, come il tonfo delle bastonate su un contadino inerme, il boato della folla, lo strazio del dolore, il fiero galoppare dei cavalli alle spalle di Kohlhaas. Tutte percezioni più che reali, tonanti. Baliani è l’intero carro di Tespi, riempie il vuoto della scena e lega il pubblico al suono della sua voce, alle sue pause strozzate, con straordinaria empatia.
Il fascino dell’evento non risiede paradossalmente nella storia raccontata, che pur essendo un’ottima trasposizione non ha origini da un testo assoluto, piuttosto dal modo in cui la narrazione si trasforma in atto performativo. Bisogna pur dirlo, qualche spettatore distratto rischia di cedere al torpore, ma sarà sicuramente con suo rammarico e non certo per uno scarso ritmo dello spettacolo che, al contrario, trascina. E come i bambini che non si stancano mai, alla fine si avrebbe voglia di ascoltare la stessa storia ancora e ancora.

Lo spettacolo continua:
Scuola A. Manzi (ex scuola A. Diaz)
via De Magistris, 15 (zona Pigneto) – Roma
giovedì 30 agosto, ore 22.00
(durata 1 ora e venti circa senza intervallo)

Kohlaas
di Remo Rostagno, Marco Baliani
tratto da Michael Kohlhaas di Heinrich von Kleist (1810)
regia Maria Maglietta
con Marco Baliani

Il Festival Teatrale Pigneto continua:
fino al 10 settembre
Associazione Culturale Padiglione Ludwig www.padiglioneludwig.it