Vietato ai minori di ogni età

L’ultima produzione del teatro di ricerca Teatro Scientifico in scena al Teatro dell’Orologio parla di tutte quelle cose che nessuno dice mai, ma che, a quanto pare, pensiamo in molti di fare.

È sempre difficile mettere nero su bianco quelle emozioni, quelle pulsioni e re-pulsioni che un allestimento come La bambola e La putana, tratto da un testo dello psichiatra veronese Vittorino Andreoli, intende provocare.

Il vocione di Francesco Laruffa e la plasticità di Isabella Caserta, protagonisti alternativi dei rispettivi monologhi, si rivolgono all’Io più recondito degli spettatori, mettendoli in fila lungo un muro e dando loro un colpo alla testa, senza evitare di seviziarli un po’ prima dell’esecuzione.

Ne La bambola a essere messo in scena è il mondo che si nasconde dietro quel «velo di perbenismo ipocrita» del  quale chiunque potrebbe essere ammantato e di cui gli psichiatri vanno ghiotti. Perché più che un «teatro di parola», che «squarcia e scopre» cosa si nasconde dentro le nostre testoline, sembra di assistere al sogno erotico di uno strizzacervelli cui hanno dato carta bianca per “curare” un paziente. Strumento prediletto: l’elettroshock. Le morbosità di questa prima parte, le parole durissime e le oscenità non riescono, però, ad accompagnare oltre lo squallore del quotidiano, a donare di questo bailamme coprolalico una prospettiva drammaturgica che non sia l’omologazione (pur sottile) di disagio e malattia e la corrispondenza scenica tra verbo e gesto in quel patologico feticismo per una bambola che un uomo qualunque, perfettamente consapevole del perché delle proprie azioni, ci racconterà passo passo con uno sviluppo narrativo ampiamente prevedibile.

La putana ristabilisce un certo equilibrio nell’animo in sala e recupera la qualità empatica e catartica dell’ironia attraverso un testo dialettale in veneto a volte indecifrabile, come indecifrabile, a volte, può essere il linguaggio della strada, rompendo la quarta parete in un dialogo diretto agli astanti ben gestito, pur anch’esso privo di particolare originalità.

Un teatro allora che si riempie di urla, di convulsioni e di risate isteriche, poi di ammiccamenti e miseria, che intenderebbe squarciare e destrutturare la violenza e l’abuso del femminile compiuto da maschi disfunzionali nel gestire la propria relazione con il mondo e da donne inadeguate e abbandonate a un destino dal quale non cercare alcun riscatto.

Un’intenzione che, tuttavia, si disvela solo attraverso una contraddittoria e pedante esposizione che, azzerando di fatto la capacità del non verbale/artistico di creare un ponte tra palco e realtà, manca, di fatto, la trasfigurazione dello stupro in poesia e del (non) perdonare in arte.

Lo spettacolo continua:
Teatro dell’Orologio

Via de’ Filippini 17 – Roma
fino a domenica 15 novembre, ore 17:00
(dal martedì al sabato ore 20:00)

La bambola & La putana
due atti unici tratti dall’opera teatrale di Vittorino Andreoli
diretto e interpretato da Isabella Caserta e Francesco Laruffa
produzione Teatro Scientifico – Teatro Laboratorio