Il passato torna sempre

Dopo il travolgente successo de L’ultimo Harem, il binomio Savelli-Yilmaz torna al Teatro di Rifredi di Firenze con l’adattamento teatrale del romanzo La Bastarda di Istanbul di Elif Shafak. Undici repliche sold out per sancire il successo di uno spettacolo che fa già parlare di sé.

Turchia, qualche anno fa.
Sul palco si presentano quattro donne, quattro sorelle diverse eppure profondamente legate da un destino comune. Entra anche un uomo. Mustafa è l’unico della famiglia Kazancı, cresciuto e idolatrato come un principe. La sua vita è preziosa, egli è il solo gioiello di Gulsum, madre fiera e rispettosa e moglie devota di un marito morto troppo presto. Mustafa è fortunato e al tempo stesso maledetto. Maledetto da una maledizione subdola ma cosciente che colpisce tutti i maschi della famiglia. Egli ha i giorni contati: a poco meno di 41 anni morirà. Deve fuggire e lo fa.

America, qualche anno dopo.
Rose è una giovane e americanissima madre divorziata a caccia di dolci e di un nuovo compagno. Troverà tutto nel reparto cibo etnico di un enorme supermercato, tra montagne di falafel e cous cous. Mustafa diventa marito e padre adottivo di Armanoush, una giovane ragazza armeno-americana in cerca delle sue origini, di risposte scomode che nessuno sembra in grado di fornirle.

Turchia, pochi anni fa.
Asya è una bastarda. È la figlia di Zeliha, la più giovane e irriverente delle femmine Kazancı, e basta. È nata fuori dal vincolo matrimoniale e per di più da padre ignoto. Asya è una bastarda e una maledizione per l’intera famiglia.
Armanoush decide di andare in Turchia in cerca della verità, carica di odio verso un popolo al quale si scoprirà legata e che imparerà ad amare anche grazie alla sua nuova famiglia.

Un segreto lega la Turchia all’America, i turchi agli armeni, Asya ad Armanoush. Un segreto che forse non verrà svelato. Un segreto che ha l’aspetto di un’antica spilla di rubini a forma di melograno.

È una trama complessa quella de La Bastarda di Istanbul, spettacolo tratto dal famoso romanzo di Elif Shafak, una delle scrittrici più influenti della letteratura turca contemporanea. La trasposizione per teatro di un’opera letteraria, inoltre, non è mai lavoro facile e scontato. Il rischio è quello di optare per un taglio scontato e banale o, peggio, di interpretare male le intenzioni dell’autore, travisando le sue parole e stravolgendone le idee. Idee che, nel caso specifico, assumono una particolare importanza se si è coscienti che il tema centrale è l’eccidio degli armeni a opera dei turchi del 1915.
Fortunatamente, Angelo Savelli non delude le aspettative e riesce a teatralizzare in modo convincente e coinvolgente le vicende che si intrecciano nel corso della storia e che si sviluppano in epoche e continenti diversi. Il regista fiorentino riesce a calibrare i vari aspetti della vicenda approfondendo ogni aspetto della narrazione e costruendo caratteri vividi e reali. Egli si cimenta in «una meravigliosa saga inter-etnica, sperimentando una drammaturgia epica dove i personaggi si raccontano in terza persona».
I nomi si susseguono, le immagini si rincorrono e i personaggi vivono la loro vita sulla scena. Le vite si intrecciano, il sospetto si trasforma in amicizia e vecchi segreti vengono a galla portando con sé conseguenze tanto gravi quanto indispensabili.
La vita, com’è indispensabile che sia, va avanti; lo spettatore si sente in balia delle onde ma non viene mai abbandonato a se stesso. Quasi come un Virgilio dantesco infatti Banu, la maggiore delle sorelle Kazancı interpretata dalla splendida Serra Yilmaz, lo guida nei sentieri della storia, lo culla e si prende cura di lui. È lei che, con ironia e passione, muove gli ingranaggi di questa macchina teatrale ben congegnata. La recitazione dell’attrice turca è caratterizzata da una naturalezza fuori dal comune, ogni suo gesto è indispensabile alla narrazione e ogni sillaba che esce dalla sua bocca non potrebbe essere pronunciata in nessun altro modo.
Molto bravi anche gli altri interpreti della compagnia, Valentina Chico, Marcella Ermini, Fiorella Sciarretta, Diletta Oculisti ed Elisa Vitiello. Degne di nota sono le interpretazioni di Riccardo Naldini – svampito, ingenuo, spaventato e feroce Mustafa – e di Monica Bauco – efficace tanto dei panni di Feride, terza sorella Kazancı, quanto di Rose, americanissima compagna di Mustafa.

Interessanti sono infine le video-scenografie di Giuseppe Ragazzini. Questa tecnologia, che prevede l’utilizzo di schermi – nello specifico tre, due dei quali mobili – permette l’utilizzo di scenografie dinamiche che partecipano attivamente allo svolgersi della vicenda. Così le finestre si aprono, la città si anima e si lascia visitare, e i clienti del bar preferito di Asya comunicano con gli attori reali innescando importanti evoluzioni drammaturgiche.

La Bastarda di Istanbul è uno spettacolo necessario tratto da un libro altrettanto indispensabile. Un’opera tragica, divertente e profonda che dà voce agli sconfitti, che permette al passato di ritornare per chiedere al presente di non commettere più gli stessi errori in futuro.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro di Rifredi
via Vittorio Emanuele II, 303 – Firenze
da martedì 3 domenica 15 marzo
feriali ore 21:00, domenica ore 16:30

La Bastarda di Istanbul
dall’omonimo romanzo di Elif Shafak
riduzione e regia di Angelo Savelli
con Serra Yilmaz e Valentina Chico, Riccaldo Naldini, Monica Bauco, Marcella Ermini, Fiorella Sciarretta, Diletta Oculisti, Elisa Vitiello
video-scenografie di Giuseppe Ragazzini