Scrutatori d’anime

piccolo-teatro-milano-80x80Al Piccolo Teatro Grassi di Milano debutta La bottega del Caffè di Carlo Goldoni diretta da Maurizio Scaparro. Una grande interpretazione di Pino Micol.

Maurizio Scaparro con La bottega del caffè ritorna a casa: c’è Venezia, la città in cui ha diretto un celebre Carnevale della ragione, l’amatissimo Goldoni, il Settecento illuminista a lui tanto congeniale e, soprattutto, c’è Pino Micol, l’attore che ha guidato con più regolarità nella sua carriera, a partire da un celebre Amleto del 1972 e poi, ancora, in un fortunato Cirano di Bergerac del 1977. E visto che la prima caffetteria europea è stata aperta proprio a Venezia nel 1640, la commedia goldoniana, che parla di una consuetudine divenuta di moda per tutta l’Europa nel Secolo dei Lumi, si inserisce coerentemente nelle manifestazioni patrocinate da Expo 2015.
Siamo in un campiello veneziano (disegnato con realismo d’altri tempi da Lorenzo Cutùli) sul quale si affaccia appunto una caffetteria gestita da Ridolfo, ma anche una bisca, una locanda, una casa privata. La commedia racconta l’intrecciarsi di storie e di vite che ruotano attorno alla figura del maldicente Don Marzio (Pino Micol) e del caffettiere Ridolfo (Vittorio Viviani): c’è il mercante Eugenio (Manuele Morgese, un po’ acerbo), schiavo del gioco delle carte, che accumula debiti su debiti trascurando la giovane moglie; c’è l’avventuriero Flaminio (il disinvolto Ruben Rigillo), che sotto le mentite spoglie del Conte Leandro corteggia una ballerina, dimentico dei propri doveri coniugali e ovviamente ci sono le mogli alla ricerca dei rispettivi mariti. Sono i giorni del carnevale, ma un’atmosfera di malinconia e abbandono, sottolineata da un tema musicale di Nicola Piovani, avvolge beghe e affari, desideri e dipendenze di individui infelici, che non sono mai quello che sembrano. E Goldoni in qualche modo si sdoppia: è contemporaneamente Ridolfo, il buon caffettiere che si affanna a riportare ordine nel gran caos del mondo seguendo un suo ideale di humanitas (ereditata dai grandi classici, in particolare da Terenzio: «Siamo tutti uomini, tutti soggetti a errare»), che presta denaro a Eugenio perché non cada nelle reti degli strozzini, che riscatta pegni, mette buone parole ed elargisce sani consigli; ma Goldoni è anche il malevolo Don Marzio, curioso di tutto, attento alle mode, pettegolo, infaticabile voyeur armato di un micidiale occhialetto, ma anche affabulatore e mitomane. In questi due personaggi ritroviamo le due anime di Carlo Goldoni, quella paternalistica e affettuosa nei confronti delle proprie creature e quella critica e impietosa di uno scrittore che denuncia la deriva morale della sua città, la debolezza e la meschinità degli uomini. Entrambi scrutatori d’anime, curiosi delle vite degli altri.
Anche se la commedia si chiude con un lieto fine e tutto sembra ricomporsi (i mariti ritornano alle mogli, chiudono le bische), la forza teatrale del testo è tutta incentrata su Don Marzio, che per l’assoluta gratuità della sua maldicenza ha davvero qualcosa di mostruoso: Pino Micol costruisce una straordinaria maschera facciale al suo personaggio, deformando i propri lineamenti come se fosse una di quelle caricature che affollavano le gazzette del tempo, mentre Vittorio Viviani gli contrappone un caffettiere dai modi affabili e dall’indole schietta.
Maurizio Scaparro dirige uno spettacolo equilibrato, di buon artigianato: non insegue il realismo lirico di Giorgio Strehler né le asperità aguzze di Luca Ronconi, ma si colloca a metà strada, lasciando che la commedia si svolga con naturalezza e riveli, tra le righe, una dolente riflessione su quello che eravamo e continuiamo a essere, sulle utopie infrante di una vecchia Europa che, smarrita nel gioco delle finzioni, fatica a riconoscersi.
Carla Ferraro, Maria Angela Robustelli e Giulia Rupi sono le efficaci presenze femminili, Ezio Budini il laido biscazziere, Alessandro Scaretti un ottimo Trappola.

Lo spettacolo continua
Piccolo Teatro Grassi
Via Rovello 2, Milano
dal 16 al 21 giugno 2015

La bottega del caffè
di Carlo Goldoni
regia di Maurizio Scaparro

con Pino Micol, Vittorio Viviani, Manuele Morgese, Ruben Rigillo, Carla Ferraro, Maria Angela Robustelli, Ezio Budini, Giulia Rupi, Alessandro Scaretti
musiche Nicola Piovani
scene e costumi Lorenzo Cutùli
luci Maurizio Fabretti
produzione Fondazione Teatro della Toscana