La casa di Bernarda Alba è un carcere

Carcere_di_San_VittoreA San Vittore, a Milano, le prime due repliche di un progetto in divenire: la riduzione e adattamento de La casa di Bernarda Alba – a cura di Donatella Massimilla – per il gruppo femminile di teatro-carcere.

Donatella ci confida a cuore aperto che da anni voleva togliersi lo “sfizio”: mettere in scena questo testo di Garcia Lorca in carcere, perché quale testo potrebbe essere migliore per lavorare sul concetto di detenzione, di identità violata, se non una pièce nella quale una madre tirannica costringe – per otto anni – le proprie figlie alla segregazione in casa per portare il lutto per il padre defunto?

Un testo tutto al femminile che permette un lavoro su tematiche che, come dice Massimilla, hanno toccato nell’intimo anche i vissuti e le emozioni profonde delle protagoniste che, alcune volte per paura, altre per le forti scosse subite a livello emotivo, hanno confessato di aver più volte desiderato di rinunciare al progetto.

Le detenute, in diversi momenti, sembrano – forse non a caso – attrici professioniste: si parla di corpo violato, di sessualità repressa, di pazzia acclamata o presunta, di segregazione forzata e, spesso, dipendente da ragioni superiori alle possibilità delle donne – che spesso pagano per colpe altrui. Emoziona vedere come queste recluse abbiano lavorato sulle tematiche e come ora ne escano diverse, arricchite e maggiormente consapevoli della loro condizione attuale e del loro passato. Ma, soprattutto, ciò che emoziona in queste circostanze è il potere dell’arte – e del teatro in primis – di cancellare le differenze, le barriere, i limiti, siano essi rispetto al mondo esterno (dal momento che il panico pre-spettacolo è sempre il medesimo) e, soprattutto, all’interno del gruppo. Alcune di loro, infatti, hanno già avuto esperienze teatrali fuori da San Vittore, mentre altre sono alla prima prova attorale, e altre ancora sono veterane del gruppo teatro-carcere. Ognuna, poi, ha un proprio vissuto e tutte hanno età e nazionalità diverse. Nel complesso, quindi, un ensemble fortemente eterogeneo che, alla fine di questa esperienza, si ritrova positivamente coeso.

La convinzione e l’impegno delle attrici non si è concentrato però “solo” sulla recitazione, ma anche su canto e ballo: grazie alle competenze di Maria Rosaria Mottola per i passi di flamenco e Liliana Olivieri per il canto, si è creata spontaneamente una rete virtuosa di collaborazione che ha generato una performance davvero intensa, a partire dalla prima scena che dà letteralmente i brividi: il corteo funebre delle interpreti, che passano accanto agli spettatori modulando un canto sefardita e coordinando passi di flamenco. Tutto ciò avviene nel corridoio dove si trovano le loro “stanze”, mentre al proseguo si assiste nella biblioteca della sezione femminile – luogo raccolto ma adatto per questa prima messa in scena che deve fronteggiare anche alcuni imprevisti. Massimilla deve infatti sostituire la ragazza che interpreta la serva e, come lei, anche altre attrici devono tenere il copione in mano, sebbene in pochissimi passaggi: sicuramente quando, nelle prossime repliche, reciteranno solo a memoria il risultato sarà ancora più intenso. Infatti, bisogna tenere presente che il lavoro sul testo è iniziato solo a gennaio e che i primi incontri erano prevalentemente monosettimanali.

A rendere ancora più preziosa la performance, non solo la consapevolezza che questa è la prima volta – dopo un esperimento in Argentina – che si propone La casa di Bernarda Alba in carcere, ma soprattutto la possibilità di conservarne memoria grazie alla registrazione di ogni fase dello spettacolo. Federica Lo Forte e Renata Discacciati sono le due presenze preziose che, insieme al fotografo Gin Angri, hanno testimoniato passo passo le prove permettendo così l’elaborazione di una tesi, di un diario di bordo e di un documentario fotografico – termine che si lega alla definizione che Garcia Lorca utilizzò proprio per questa sua ultima opera.

Adesso l’obiettivo è portare lo spettacolo fuori dalle mura del reparto femminile: prima passando per il cortile del carcere – così da rendere visibile lo spettacolo agli altri detenuti/e, in una sorta di tournée interna; e poi, traguardo anche più ambizioso, portandolo fuori dai confini di San Vittore – forse nel cortile di Palazzo Isimbardi e, magari, in qualche teatro milanese disposto a scommettere su questa carta.

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Lo spettacolo è andato in scena:
Carcere di San Vittore
venerdì 12 e sabato 13 aprile, ore 15.00

La casa di Bernarda Alba
drammaturgia e regia Donatella Massimilla
con Alba, Betsy, Cinzia, Danuta, Elisabetta, Federica, Francesca, Mariangela e Patrizia
coreografie flamenco Maria Rosaria Mottola
canto a cura di Liliana Olivieri
documentario fotografico di Gin Angri
diario di bordo Federica lo Forte e Renata Discacciati
hanno collaborato Edge network, Punto Flamenco, Diamovoce a chi non ha voce, Oltre il giardino Onlus