Camminando nel giardino dei sogni infranti

Al Teatro Ambra alla Garbatella lo spettacolo La città di plastica mette in scena storie di sopraffazione sulle donne per raccontare il desiderio di libertà e la bellezza della vita.

Tre donne dei nostri giorni, di nazionalità diverse, hanno in comune un destino di sopruso, di indifferenza, di sopraffazione, un destino che si scontra con l’aspirazione alla libertà. Sul palco del Teatro Ambra alla Garbatella si intrecciano e confrontano la storia di Neda, la studentessa ventiseienne uccisa a Teheran durante una manifestazione dopo le elezioni presidenziali del 2009, quella di Hanifa, una ragazzina afgana che decide di darsi fuoco pur di scampare al volere dei genitori di farne una sposa-bambina, e infine la storia di Rose, una giovane donna keniota, raccoglitrice di rose, che si ammala di cancro in seguito alla quotidiana inalazione di pesticidi nelle serre sulle sponde del lago Neivasha.
La città di plastica racconta di amore, di libertà e di bellezza calpestati nell’indifferenza, un colpevole abominio che si consuma giorno dopo giorno.
Il caso di Neda divenne simbolo di libertà di espressione, dopo che il video amatoriale della sua morte fece il giro del mondo sul web. Ma ci sono casi che non hanno voce, come quelli delle tante ragazze, poco più che bambine, che si danno fuoco per sfuggire a un destino di schiavitù, perché «i vecchi non le vogliono quelle bruciate». Così, in cambio di una deturpazione permanente (nella migliore delle ipotesi), si conquista la libertà. O il caso di Rose, che immagina che i fiori da lei raccolti andranno a suggellare promesse d’amore in America, in Giappone o in Europa. Dapprima felice per il misero stipendio, vede sbriciolarsi le sue illusioni e consumare il suo corpo dal cancro, come la bellezza del lago Neivasha, una volta chiamato il “lago rosa” e ora vittima degli interessi delle multinazionali.
Lo spettacolo La città di plastica è un testo sui diritti umani e sui diritti delle donne in particolare, un argomento d’attualità perché c’è ancora tanto da fare, c’è ancora tanto da denunciare e tanto per cui lottare.
Il testo, firmato da Silvia Resta e Francesco Zarzana, è frutto di emozioni e sensazioni scaturite da un reportage sulla condizione femminile, oltre che dalla conoscenza diretta di Hanifa e Rose da parte dell’autrice. «Vittime di violenze e abusi o attive protagoniste della loro vita», scrive Resta, «ho capito che non ce n’è una che non abbia lo stesso sogno. Lo stesso bisogno di libertà». La città di plastica, infatti, è una storia di libertà, perché «il pensiero è libero, nessuno può metterlo in catene», afferma una delle protagoniste, un comune sentire che attraversa spazio e tempo e non bada a nazionalità, colore della pelle, età o sesso. È nel dna del genere umano.

Lo spettacolo continua:
Teatro Ambra alla Garbatella
piazza Giovanni da Triora, 15 – Roma
fino a domenica 23 dicembre
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.00

La Compagnia della luna in collaborazione con Rondini ass. cult. E Progettarte presentano
La città di plastica – Nel giardino dei sogni
di Silvia Resta, Francesco Zarzana
regia Norma Martelli
con Claudia Campagnola
scenografie Camilla Grappelli, Francesco Pellicano
suoni David Barattoni