La guerra non è un film muto

Un’idea deliziosa: reinventare un film muto da proiettare in scena. Un testo piccolo, ma denso e ben recitato: La dolce guerra all’Ohibò mette a nudo l’assurdità dell’ingresso italiano nel Primo conflitto mondiale.

Una maestra di Torino che rivendica la parità salariale, Ada, cresciuta in un orfanotrofio, timida e sorridente. Un giovane aspirante regista, Olmo, che segue le tracce di Giovanni Pastrone, il mitico autore dei primi kolossal come Cabiria. Si conoscono, si sposano: lei tenta di educare i bambini ai principi di un patriottismo dannunziano, lui sogna di filmare i soldati che cadono in combattimento. In guerra ci finiscono davvero: lei scopre le assurdità e le falsità del nazionalismo. Lui l’orrore della trincea e del fango in cui si muore senza un perché. Piccolo, ma denso e ben recitato lo spettacolo che Elena Ferrari e Mariano Arenella hanno portato in scena all’associazione Ohibò di Milano. Deliziosa l’idea di proiettare sullo sfondo un finto film muto, usando gli intertitoli per dare notizie sul perché e come l’Italia entrò in guerra nel 1915.
Ferrari e Arenella si sono ispirati alle biografie di personaggi realmente esistiti: Olmo si modella su Giovanni Pastrone, che trasformò la produzione cinematografica da variante del circo, in qualche modo, a grande industria, e su Luca Comerio, fotoreporter d’assalto e unico cineoperatore autorizzato a raggiungere il fronte.
Ada è reinventata sulle orme di Fanny del Ry, una giovane maestra che, dopo aver conosciuto Maria Montessori e le sue teorie, portò a scuola il suo impegno femminista e antimilitarista.
Scena ridotta al minimo, copione in fondo tragico, ma recitato con magistrale leggerezza. Uno spettacolo da inseguire nei piccoli teatri italiani.

Lo spettacolo è andato in scena
Ohibò
Via Benaco 1 – Milano
15 novembre 2015

La dolce guerra
di e con Elena Ferrari e Mariano Arenella
disegno luci Vanni Vallino
costumi Norma Uglietti
produzione Compagnia Ferrari Arenella