Una gazza leggera e risolutoria

Si è aperto con la rappresentazione de La gazza ladra di Gioachino Rossini il weekend di belcanto che la Scala di Milano ha confezionato per questo ultimo squarcio di aprile. Diretta magistralmente da Riccardo Chailly, l’orchestra della Scala ha dato prova di una grande energia che, unita ad alcune finezze scenografiche e ad un’ottima interpretazione dei cantanti, ha dato vita ad una magnifica serata operistica

Il sipario si apre su di un piccolo teatrino di burattini: un’evocazione di una modalità interventistica che segnerà, con brevi e delicati interventi, una rappresentazione affascinante. Il teatro sparisce subitamente, per lasciare la scena ad una danza in punta di piedi tra la gazza (Francesca Alberti) ed una lanterna, prima che questa ballerina “animalesca” si misuri in evoluzioni su di una corda, attivando una temperatura eminentemente circense. L’intervento segna fin da subito la scelta interpretativa che il regista Gabriele Salvatores imprime all’opera: un intervento che non snatura l’opera rossiniana ma che, al contrario, acuisce il tema del volo e dell’equilibrio, accogliendo un’arte circense che si fa danza naturale (come ha affermato lo stesso regista nella preziosa intervista raccolta da Anna Paniale ed inclusa nella pubblicazione che accompagna l’allestimento scaligero, “la gazza è femmina e bisogna lasciarla volare”).

Si apre in questo modo La gazza ladra che “ritorna” alla Scala proprio in occasione del suo duecentesimo anniversario. Se l’opera, scritta proprio per il tempio milanese e qui rappresentata per la prima volta il 31 maggio 1817, ebbe un grande successo e numerose repliche per venticinque anni, a partire dal 1841 essa cadde in un inspiegabile oblio e, per questo motivo, la scelta di ripresentare l’opera assume un’importanza e coraggiosa. E azzeccata. La direzione di Chailly è affascinante, capace di aumentare il ritmo senza che l’interpretazione sia sopra le righe. Il maestro è sempre, profondamente, all’interno dell’opera, non se ne distacca mai ed è un piacere vederlo dirigere con grande energia, lavorando il materiale musicale ed operistico, dettando i ritmi e seguendo con il labiale tutto lo svolgimento della recitazione.

Definita dallo stesso Chailly come una “vera e propria cattedrale musicale”, La gazza ladra possiede un ricchezza musicale fuori dal comune, perfino per Rossini stesso. Opera semiseria concepita nel pieno del suo copioso periodo italiano (fino al 1822), essa appartiene a questo terzo genere rossiniano che, come suggerisce Antonio Rostagno, “è più distante dal comico e più prossimo al tragico”. Ed, infatti, ritroviamo personaggi e situazioni profondamente drammatiche che si volgono verso la tragedia, “disturbati” solamente da qualche intervento comico e dal trattamento che Rossini riserva a pochissimi personaggi (il podestà, per esempio), che rientrano nell’alveo delle figure comiche rossiniane. E proprio questo ruolo viene assicurato da uno specialista di Rossini, il basso Michele Pertusi, che insinua in più occasioni la bella Ninetta, interpretata dalla giovane e brillante Rosa Feola, che debuttò all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia interpretando la Corinna di un’altra opera rossiniana, il Viaggio a Reims. Le prime quattro scena mostrano i crismi delle tematiche e dei personaggi eminentemente rossiniani e pensiamo qui, in particolar modo, ai battibecchi tra Fabrizio, un puntuale ed affascinante Paolo Bordogna, e a sua moglie Lucia, una colorata e giustamente inquieta Teresa Iervolino. L’arrivo dai successi militari di Giannetto, fa virare l’opera su tematiche più gioiose e il trattamento delicato dei ruoli e delle voci lavora perfettamente in questa direzione.

Commovente il duetto tra Ninetta e Pippo (Serena Malfi) nella scena quinta del secondo atto, forse uno dei points d’orgue del belcanto italico. Il finale incalzante di questa pièce à sauvetage è meravigliosamente rossiniano: dalla catastrofe imminente, si passa alla soluzione più inattesa e repentina che volge la triste esecuzione in gioiosa festa, la doppia condanna in abbraccio esultante e le ritrosie di Lucia, verso l’unione tra il proprio figlio e Ninetta, in approvazione.

Usciamo dalla Scala sorridenti e soddisfatti, consci di aver assistito ad un’ottima prova dei cantanti, magnificata da una direzione impeccabile e da una coraggiosa messa in scena.

P.S. Vogliamo qui ricordare una figura straordinaria, probabilmente il più grande studioso e sistematore rossiniano della storia, Alberto Zedda, che è venuto a mancare proprio qualche settimana fa, il 6 marzo. A lui va il nostro semplice ed umile ringraziamento per aver riabilitato la figura del compositore di Pesaro, ridonandogli il ruolo di compositore raffinato ed intelligente, tra i più grandi geni della musica.

Spettacolo visto sabato 22 aprile 2017

Lo spettacolo va in scena:
Teatro alla Scala
Via Filodrammatici, 2 – Milano
fino a domenica 7 maggio 2017

orari: mercoledì 12 aprile, sabato 15, martedì 18, sabato 22, mercoledì 26 aprile, sabato 29 aprile; martedì 2, venerdì 5 maggio ore 20, domenica 7 maggio ore 15

Il Teatro alla Scala presenta
La gazza ladra
melodramma in due atti, 1817
libretto di Giovanni Gherardini
musica di Gioachino Rossini
direttore Riccardo Chailly
regia Gabriele Salvatores
scene e costumi Gian Maurizio Fercioni
luci Marco Filibeck
movimenti coreografici Emanuela Tagliavia
marionette, costumi e animazione a cura della Compagnia marionettistica Carlo Colla e figli
con
Ninetta Rosa Feola
Pippo Serena Malfi
Lucia Teresa Iervolino
Gottardo Michele Pertusi
Fabrizio Vingradito Paolo Bordogna
Giannetto Edgardo Rocha
Fernando Villabella Alex Esposito
Ernesto Giovanni Romeo
Antonio Matteo Mezzaro
Isacco Matteo Macchioni
Giorgio / Il Pretore Claudio Levantino
La gazza (acrobata) Francesca Alberti
coro e orchestra del Teatro alla Scala
maestro del coro Bruno Casoni

nuova produzione Teatro alla Scala

durata 3 ore e 40 con intervallo

www.teatroallascala.org