Cuori ricuciti

india-argentina-roma-80x80In prima nazionale al Teatro India, La guerra grande, storie di gente comune, lettere piene di parole che percorrono grandi e dolorose distanze durante la devastante prima guerra mondiale.

Sulla scena, quattro strutture distinguono quattro ambienti diversi, piccole mura di varie forme e dimensioni fanno da sfondo a un ufficio di guerra, un ospedale militare, una sagrestia e una trincea.

L’ufficio è il mediatore tra questi luoghi: qui il Tenente Rossetti e il suo aiutante Manzi smistano le migliaia di lettere giornaliere che gli uomini al fronte spediscono ai propri cari. Uno scherzo del destino per Rossetti, maestro di italiano da civile, trovarsi costretto a combattere una guerra sulla carta, quella degli errori di ortografia.

In ospedale Giovanni, ferito lievemente da una granata, conosce Rosa, crocerossina partita volontaria da Firenze, e se ne innamora, mentre in trincea, i soldati Amedeo e Giovanni, detto ‘o professore, perché addetto alla scrittura delle lettere da mandare a casa, diventano amici fraterni e si avvicendano nello stesso nosocomio.

In sagrestia, infine, Gemma, donna diventata uomo di casa e moglie senza marito, porta doni a Don Alfonso, pregandolo di riportare Amedeo a casa.

Sono storie di gente comune e l’aria che si respira è vera, piena di preoccupazione e di speranza perduta, ma anche combattiva e inaspettatamente viva di bei sentimenti: in guerra non ci sono più distinzioni, gli uomini (che combattono uno accanto all’altro come Amedeo e Giovanni) diventano fratelli, le donne (che lavorano e guardano avanti come Gemma e Rosa) sorelle. Una condizione di fragilità e comunità che sarà Don Alfonso a interpretare, leggendo una poesia arrivata dal fronte: «Di che reggimento siete fratelli? Parola tremante nella notte. Foglia appena nata. Nell’aria spasimante dell’involontaria rivolta dell’uomo presente alla sua fragilità. Fratelli».

La drammaturgia brillante di Paolo di Maio, tratta da un saggio dello storico ed ex professore Antonio Gibelli, nasce su invito dell’editore Giuseppe Laterza di uno spettacolo tratto da quelle parole, un racconto di uomini al fronte e di donne in attesa nelle proprie case e costrette a portare avanti le famiglie da sole. Un testo di grande intensità, concitato, drammatico ma anche molto divertente in alcuni momenti, in cui si sente con forza la necessità di raccontare le vicende di vittime comuni di un entusiasmo (per la guerra) tramutatosi in disperazione, paura e rassegnazione.

Roberto Di Maio, complice l’ottima scrittura, crea una regia fluida ed estremamente ritmata senza cali per l’attenzione del pubblico, dando allo spettacolo un’impostazione cinematografica sia per quanto riguarda la recitazione che la messa in scena. In essa, infatti, troveremo avvicendarsi diverse storie che, pur intrecciandosi, rimarranno distanti tra loro, all’interno di una scena ben costruita, valorizzata dal video mapping con la proiezione di immagini in movimento sugli oggetti e sui corpi degli attori.

A comporre il cast dello spettacolo, un gruppo di attori provenienti da percorsi formativi diversi del cinema e del teatro, tutti di alto livello (Centro Sperimentale di cinematografia, Accademia Silvio D’Amico, Scuola di Cinema Gian Maria Volontè), spontanei nella recitazione e mai stereotipati. Lucrezia Guidone (Gemma) parla l’emiliano della provincia di Bologna e dà voce ad una donna della terra, contadina dei campi e madre di tre figli con determinazione e forza. Beatrice Fedi (Rosa) interpreta la gentile crocerossina ingenua e coraggiosa con grazia e leggerezza di spirito. Piero Cardano (Giovanni), il macellaio/professore da Salerno, regala al pubblico risate e lacrime con la sua interpretazione appassionata e intensa.
A tutti va riconosciuta l’umiltà di essersi (e averci) avvicinati al cuore dei personaggi, un cuore spezzato dall’ipocrisia della guerra e ricucito a forza per poter sopravvivere.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro India

lungotevere Vittorio Gassman, Roma
23 (ore 21) e 24 maggio (ore 18)

La guerra grande, storie di gente comune
liberamente tratto dall’omonimo libro di Antonio Gibelli
regia Roberto Di Maio
drammaturgia Paolo Di Maio
con Stefano Fresi, Piero Cardano, Giulio Cristini, Beatrice Fedi, Lucrezia Guidone, Rosario Petix, Diego Sepe
aiuto regia Graziano Molino
scene Luca Stadirani
costumi Giulia Camoglio
video mapping Federico Spaziani
produzione Editori Laterza