L’assurda lama di Ionesco

Al Teatro Lo Spazio è in scena uno dei capolavori del teatro del Novecento, che a distanza di 70 anni mostra ancora la sua energia.

L’importanza di un autore come Eugène Ionesco è rappresentata dal fatto che attraverso le sue opere si rispecchia un intero secolo, nello specifico il XX secolo, quel Novecento grondante di sangue per i genocidi e le guerre scatenate dai tanti differenti totalitarismi. E se all’indomani della sconfitta della belva nazista, gran parte del mondo culturale e intellettuale europeo si è trovato a flirtare con la causa comunista, Ionesco (complice la sua provenienza da uno dei paesi martoriati dall’ideologia bolscevica, ovvero la Romania) non ha mai ceduto alla tentazione, e nelle sue pièce l’accusa e l’obiettivo polemico sono sempre rivolti tanto alle dittature di destra quanto a quelle di sinistra.
Il risultato sono opere di immenso carico critico, ma mai didascaliche o ingenue: ciò che rende Ionesco uno dei padri del teatro dell’assurdo è proprio la capacità di attaccare il potere autoritario in maniera obliqua, sottile, simbolica, senza mai dare risposte esaurienti e senza mai prendere posizione in maniera definitiva e chiara.

Già dopo una manciata di anni dalla Seconda guerra mondiale, Ionesco scrive La lezione, breve quanto denso atto unico che l’artista stesso definirà “dramma comico”: si tratta di uno dei vertici del teatro dell’assurdo del dopoguerra, l’opera che aprirà la strada al Rinoceronte, che alla fine degli anni ’50 consacrerà definitivamente Ionesco. Come nel resto della sua produzione, il ghigno beffardo e grottesco di Ionesco è rivolto all’omologazione imposta dall’alto da ogni potere dispotico, che assume sembianze simboliche e imprevedibili in ogni suo testo; giocando tra la messa in ridicolo del potere autoritario e il non-sense rappresentato dalle logiche di dominio, mostrandoci qualcosa di assurdo, Ionesco mette luce all’assurdità del nostro mondo, e i suoi dialoghi sconclusionati, sconnessi e buffoneschi ci disvelano il nostro mondo e le sue storture.

Al Teatro Lo Spazio Fabio Galadini porta in scena e interpreta una fedele ed efficace versione del La Lezione: i tre attori sulla scena interpretano in fedele chiave ioneschiana i tre protagonisti della pièce, tre marionette svuotate di qualsiasi dimensione psicologica o morale, dal momento che il loro significato sfonda la scena per raggiungere la Storia. Questa la genialità di Ionesco: attraverso la mistificazione della creazione artistica, strappare il velo e raggiungere la Storia degli uomini, quella vera che riguarda ciascuno di noi: questo lo capisce al meglio Galadini, e di qui la sua recitazione straniante, come straniante è l’interpretazione di Erika Rotondaro e Simona Meola.
Nello specifico, il tema centrale che emerge qui è quello dell’istruzione istituzionale e ufficiale come strumento privilegiato di dominio; la figura del professore-killer incarna al meglio quella del potere dittatoriale, che prima di muovere violenza in maniera concreta e fisica agisce sul linguaggio e sulla comunicazione, direzionando le idee. Lo spettacolo del Teatro Lo Spazio mostra sapientemente la graduale evoluzione del testo, che da un inizio giocoso e ironico degenera in urla deliranti, in un’esplosione di violenza agita che si rivela il normale e prevedibile sviluppo della violenza mentale. La brevissima durata (poco più di mezz’ora) non assottiglia la portata dell’opera, anzi, il suo contenuto arriva diretto e tagliente come un colpo di lama; il merito di Galadini è stato quello di riproporre ancora questa lama tagliente, che resta tale anche a distanza di 70 anni, e che tale resterà perché alle domande che innesca nessuno sarà mai in grado di rispondere.

Lo spettacolo continua:
Teatro Lo Spazio
via Locri, 42 – Roma
dal 14 al 19 febbraio
ore 20.30

La lezione
di Eugène Ionesco
regia Fabio Galadini
con Fabio Galadini, Erika Rotondaro, Simona Meola