La quintessenza della corruttibilità

Al Tieffe Teatro Menotti va in scena La Mandragola, potente satira sulla società italiana del ‘500 che trova ampi riscontri anche ai giorni nostri.

Cinquecento anni dopo, considerato che lo spunto da cui Machiavelli trasse La Mandragola è ancora più datato, l’Italia non sembra essere cambiata tanto, se vista dalla sala di un teatro. C’è Ligorio, il sensale – che ricorda Valter Lavitola e che nulla sembra fare per proprio fine – al quale piace frequentare la Firenze ricca e culturalmente vitale. S’adopera lui – cultore della burla infiorettata con un linguaggio pieno di doppi sensi – apparentemente senza una ragione precisa, per fare in modo che il piano di Callimaco vada in porto, a scapito del povero Nicia – il dottore in legge celato dietro una maschera che vuole farlo apparire come un uomo astuto e sicuro di sé: salvo poi rivelarsi l’esatto contrario. L’adulterio si concretizza grazie a un sorso di mandragola, pozione descritta dal medico Callimaco come l’unica soluzione per il matrimonio di Nicia, che dalla ben più giovane Lucrezia non riesce ad avere figli. Ma è soprattutto l’intervento di Fra’ Timoteo, avo cinquecentesco del modello di prete affarista dei giorni nostri, a rendere l’adulterio possibile, con un’opera di persuasione guidata dal danaro che va a buon fine.
Si realizza, così, la più realistica riproduzione dell’Italia egoista e sfrontata, arrampicatrice sociale e dedita esclusivamente agli interessi del singolo. Modello cinquecentesco appropriato anche al presente – a leggere le cronache quotidiane.
Tale è l’intento di Machiavelli che, con una vena di satira, racconta la corruttibilità delle istituzioni e sembra volerla consegnare ai posteri, inabili comunque a evitarla.
La realizzazione del Teatro Menotti non delude le attese. Con un linguaggio sfrondato dagli eccessi del gergo toscano, con la giusta dose d’ironia che alleggerisce una vicenda delicata, i protagonisti riescono in parte a far rivivere l’atmosfera della Firenze del ‘500, riecheggiata anche dai tre dipinti rinascimentali messi sulla scena: Allegoria di Venere e Cupido (Bronzino), Lo Sposalizio della Vergine (Raffaello) e La battaglia di San Romano (Uccello). Capolavori che sono fermi alle spalle dei protagonisti: inermi, come a non voler mescolarsi con le turpi azioni che guidano lo sviluppo della commedia.


Lo spettacolo continua:
Tieffe Teatro Menotti

via Ciro Menotti, 11 – Milano
fino a domenica 19 febbraio
orari: ore 21.00, tranne mercoledì, ore 17.30 e domenica, ore 17.00

La Mandragola
di Niccolò Machiavelli
regia Claudio Beccari
con Marco Balbi (Nicia), Francesca Debri (Lucrezia), Alberto Faregna (Sirio), Alberto Giusta (Callimaco), Cinzia Massironi (Sostrata), Claudio Moneta (Ligurio), Gianni Quillico (Fra’ Timoteo)
scene Guido Buganza
luci Mario Loprevite
costumi Mariella Visalli