Chi è senza peccato scagli la prima pietra

Riflettori puntati sul palcoscenico milanese dell’Out Off, dove debutta in prima nazionale La modestia, di Rafael Spregelburd, per la regia di Manuela Cherubini.

La modestia s’ispira all’opera drammaturgica Eptalogia di Hieronymus Bosch, scritta di Rafael Spregelburd. Si tratta di sette opere teatrali che trattano di altrettanti peccati capitali strettamente connessi all’età contemporanea (l’inappetenza, la stravaganza, la modestia – appunto – la stupidità, il panico, la paranoia e la cocciutaggine), che traggono a loro volta ispirazione dalla tavola dipinta da Hieronymus Bosch: La ruota dei sette peccati capitali (1500-1525). Le opere sono quindi concepite intorno all’idea del vizio, della morale, di ciò che è giusto e di ciò che non lo è.

Ne La Modestia lo spettatore assiste allo svolgersi di due storie differenti, ambientate in luoghi e in spazi temporali che non coincidono. Nella prima scena, ambientata in un salotto, un uomo sta per essere ucciso dall’ex moglie del padrone di casa: questa situazione, ai limiti del surreale, dà il via a una serie di sotterfugi e a intrighi di vario genere che legano i diversi caratteri fra loro. D’un tratto le luci cambiano e siamo proiettati in un’altra epoca, in un appartamento diverso, popolato da nuovi personaggi: Terzo, un uomo malato di tubercolosi si strugge perché il suo romanzo non è piaciuto ad alcun editore e morirà senza gloria a meno che la moglie non lo convinca a commettere una truffa, utilizzando scritti non suoi. Due storie particolari, quindi, dove gli attori interpretano con efficacia ruoli differenti: uno per ogni racconto. Lo spettatore deve stare molto attento e cogliere immediatamente le minime variazioni di luce che permettono di spostarsi da una vicenda all’altra, di tornare indietro nel tempo o di avvicinasi a una nuova situazione. Due storie legate da un unico filo conduttore, la domanda sottesa, “qual è la cosa giusta da fare?”

Purtroppo o per fortuna non esiste una risposta univoca: soltanto noi, a livello individuale, possiamo decidere come è meglio agire. Lo spettacolo, di conseguenza, lascia un certo margine alla libera interpretazione dello spettatore perché di fronte a uno schema morale arbitrario, dove non esistono regole precise alle quali aderire, siamo noi – o, in questo caso, le nostre proiezioni, ossia gli attori – a doverci destreggiare per capire qual è l’azione giusta o quella sbagliata. Le leggi che s’infrangono sono solo quelle che ci siamo autoimposti.

Lo spettacolo, dal canto proprio, sembra sottendere che la modestia – contrariamente all’uso corrente – è un sentimento quasi spregevole, tipico dell’era contemporanea, da considerarsi alla stregua di un peccato capitale. Occorre, al contrario, mettere in discussione i rapporti personali, evitare di confessare la verità – per non essere giudicati – ed essere capaci di sfruttare il dolore e la malattia per ottenere il proprio tornaconto.
Al termine della rappresentazione allo spettatore resta il dubbio di non aver compreso fino in fondo la morale della pièce, avendo intuito solo che la vita e le vicende umane sono qualcosa di estremamente mobile e difficilmente riconducibile a uno schema preciso.

Un plauso alla regista Manuela Cherubini e alla bravura degli attori che, con efficacia e naturalezza, sanno rendere leggibile un dramma intenso e suggestivo, e con “modestia” vestono i propri ruoli.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Out Off
via Mac Mahon, 16
fino a domenica 17 aprile
orari: ore 20.45, domenica ore 15.00

Fattore K in collaboarazione con Psicopompo Teatro Rialto Santambrogio presenta:
La Modestia
di Rafael Spregelburd
traduzione e regia Manuela Cherubini
con Hervé Guerrisi, Alessandro Quattro, Gaia Saitta, Simona Senzacqua
scene e costumi Francesco Esposito
luce Igor Renzetti
musica originale Grazieno Lella, Fabrizio Spera
grafica Ale Sordi
produzione e organizzazione Francesca Mancini