Non sfugge al passato chi dimentica il passato

Al Teatro Argentina, fino al 7 aprile, è in scena uno degli spettacoli più fortunati degli ultimi anni, La resistibile ascesa di Arturo Ui di Bertolt Brecht, diretto da Claudio Longhi.

Sappiamo bene che i teatri italiani, in special modo un teatro celebre e prestigioso come l’Argentina di Roma, organizzano e rendono noti al pubblico i cartelloni della stagione all’incirca un anno prima; la lungimiranza degli organizzatori e delle direzioni artistiche, spesso (ma non sempre) riesce a cogliere la sensibilità propria a un determinato contesto, le tendenze spirituali che determinano il presente prima ancora che esse emergano in maniera evidente e dirompente nella cronaca, nella società e nella politica. Così, accade che gli spettacoli in programmazione aderiscano lucidamente agli eventi che ci troviamo a vivere nella vita reale, nel senso che risultano di un’attualità disarmante e inquietante seppur stabiliti tempo prima; questo diventa particolarmente vero dinanzi a quei capolavori del teatro che, per loro stessa natura, per quanto realizzati in epoche ormai trascorse e lontane da noi, continuano tuttavia a parlarci del presente e del rischio di precipitare nuovamente nella medesima barbarie attraversata in passato. Un caso esemplare di tutto questo è La resistibile ascesa di Arturo Ui di Bertolt Brecht, capolavoro scritto dal drammaturgo tedesco tra il 1940 e il 1941 durante l’esilio in Finlandia, e poi portato in scena solo nel 1958; rappresentare questa opera oggi è un compito morale, che ci costringe ad aprire gli occhi sui rischi che, in particolare nel nostro paese, si stanno vivendo a causa di una crisi economica lancinante e di una classe politica inadeguata e insensibile alla disperazione dei cittadini. Come viene detto nel prologo della pièce, ognuno di noi sbaglia a ritenersi tranquillo e al sicuro dall’orrore passato, perché il ventre resta fecondo dello stesso male che non attende che un’occasione ideale per riemergere e farci precipitare nella catastrofe vissuta non troppo tempo fa. Brecht, attraverso i suoi caratteristici mezzi espressivi che spaziano dalla farsa alla tecnica dello straniamento, fino all’appello rivolto al pubblico in prima persona, invoca il pubblico di ogni epoca e luogo a non concedere nulla al rischio sempre costante di ripetere gli errori nel passato, consegnando il potere a fatiscenti gruppi che predicano il bene collettivo e il cui unico fine è in realtà il sovvertimento della volontà popolare per un controllo generalizzato e dispotico.
La versione diretta da Claudio Longhi, già vincitore del Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro nel 2011, a tre anni dal debutto e da numerose messe in scena nazionali e internazionali, torna in questi giorni al Teatro Argentina candidandosi come una delle più impressionanti e appassionanti realizzazioni dell’anno; lo spettacolo è trascinante, memorabile, e le tre ore, come avrebbe voluto Brecht in persona, vengono vissute dal pubblico con grande godimento e trasporto. Le canzoni e i momenti di cabaret trasfigurano la storia dell’ascesa di Hitler in una fittizia vicenda di gangster ambientata nella Chicago degli anni ’30 (dove le grandi autorità del nazional-socialismo cambiano nome in maniera allegorica); Umberto Orsini è uno straordinario Arturo Ui, folle despota che scopre l’importanza della teatralizzazione per catturare l’attenzione delle masse e imporre il suo controllo, ma stupefacenti sono le interpretazioni di tutto il gruppo di giovanissimi attori, che dimostrano una memorabile dimensione brechtiana: non si tratta solo di recitare, ma anche di cantare e suonare degli strumenti. Complici una scenografia straordinaria, e trucchi e costumi senza pari sulle scene degli ultimi tempi, Lino Guanciale e soprattutto l’indimenticabile Luca Micheletti (giovanissimo interprete di Giuseppe Givola, alias Joseph Goebbels) riescono a trasmettere il cuore e l’essenza dell’opera brechtiana, col suo carico di ironia, sarcasmo, cinismo, ma anche di cupezza e tragedia. Un’occasione unica per uno spettacolo che non potrà non restare impresso nelle menti e nei cuori di chi vi assisterà, soprattutto per chi è disposto ad ammettere che quel circo di canzoni, maschere e deliri, che raccontano di una tragedia storica realmente accaduta, in realtà si sta rivolgendo proprio a noi oggi. E comprendere ciò sarebbe l’unica possibilità di rendere “resistibile” l’ascesa dei nuovi Arturo Ui.

Lo spettacolo continua:
Teatro Argentina
largo di Torre Argentina, 52 – Roma
fino a domenica 7 aprile
orari: martedì, mercoledì e venerdì ore 21.00, giovedì e domenica ore 17.00, sabato ore 19.00

Teatro di Roma, Emilia Romagna Teatro Fondazione presentano
La resistibile ascesa di Arturo Ui
di Bertolt Brecht
regia Claudio Longhi
con Umberto Origini, Luca Micheletti, Lino Guanciale, Nicola Bortolotti, Simone Francia, Olimpia Greco, Diana Menea, Michele Nani, Ivan Olivieri, Giorgio Sangati, Antonio Tintis