Quando l’arte e la storia fanno da cornice alla musica

All’interno degli appartamenti privati di Palazzo Doria-Pamphilj, un viaggio nella grande tradizione italiana, attraverso un piglio filologico raro.

Specie nei mesi estivi, com’è giusto che sia, Roma offre una quantità sterminata di proposte artistico-musicali rivolte in particolar modo ai turisti stranieri; si tratta spesso di concerti ed esecuzioni della tradizione operistica italiana, selezioni di arie o concerti, che si svolgono in ambienti di grande prestigio artistico e culturale. L’iniziativa di Roma Opera Omnia, però, ha qualcosa che la distingue, rendendola un’occasione unica di grande prestigio, dal forte valore attrattivo non solo per i turisti ma anche per gli stessi cittadini romani desiderosi di immergersi nello spirito della propria città. Si tratta di proposte che hanno un carattere di forte organicità, che non si limitano alla stagione estiva ma che proseguono per tutto l’anno, proponendo spettacoli ed esecuzioni musicali in luoghi mai banali. L’elemento che caratterizza il progetto della Roma Opera Omnia è, soprattutto, un’attenzione filologica che si riflette nella coerenza tra opere musicali proposte e ambienti al fine di offrire al pubblico un’esperienza culturale completa che metta in relazione architettura, musica, arte e storia (basti pensare all’adozione da parte dei musicisti e degli esecutori di strumenti e costumi d’epoca).

Tutto questo è stato evidente nel corso dell’appuntamento di domenica 18, svoltosi in una location eccezionale per valore artistico e storico, ovvero gli appartamenti privati di Palazzo Doria-Pamphilj, ancora oggi di proprietà della casata nobiliare e utilizzati dalla principessa in occasione dei suoi soggiorni romani. Prima del concerto, una guida ha introdotto il pubblico in questi spazi, occasione già di per sé unica e irripetibile; a seguire, Stefano Sabene ha diretto uno dei classici della tradizione operistica italiana, e ancora più nello specifico del barocco e dell’opera buffa, ovvero La serva padrona di Giovan Battista Pergolesi.

Con quest’opera (nata in realtà come intermezzo ma poi divenuta nel tempo celeberrima ed eseguita in tutto il mondo) e altre composizioni note, Pergolesi ha lasciato un segno indelebile nella storia della musica, pur se morto a soli 26 anni, e se il destino avesse offerto una maggiore longevità al suo talento probabilmente la sua fama e la sua importanza sarebbero stati ben superiori. Questo lo dimostra la modernità ineguagliabile della Serva padrona: opera settecentesca, che si sposa magnificamente con l’atmosfera della Sala del Trono di Palazzo Doria-Pamphilj, contiene in sé i prodromi della secolare tradizione della commedia italiana, il gioco degli equivoci, l’inversione dei ruoli sociali, ma soprattutto quella dialettica tra servo e padrone che verrà teorizzata filosoficamente solo un secolo dopo da Hegel, e che tanta importanza avrà per gli sviluppi ottocenteschi in ambito politico e sociale. Pergolesi non poteva sapere niente delle varie rivoluzioni, delle teorizzazioni speculative dei filosofi che sarebbero seguiti, dello stravolgimento dell’immaginario secolarizzato, eppure la sua grandezza – destino condiviso in questo da Goldoni nell’ambito teatrale – è tale da riuscire, attraverso un’opera buffa, non solo a testimoniare delle condizioni vigenti nell’epoca in cui l’opera è stata scritta, ma anche ad annunciare quanto sarebbe accaduto nei secoli successivi. Il rapporto di complementarietà e reciproca necessarietà di servo e padrone qui si traduce romanticamente in una storia d’amore, un amore bizzarro perché assurdo, che Uberto vergogna quasi di dichiarare a se stesso (che dir per me non so s’è amore, o s’è pietà).

L’esecuzione della Orchestra Mozart Sinfonietta è fedelissima, l’interpretazione di Paola Alonzi, Giorgio Gatti e Tony Allotta coinvolgente e spiritosa, come d’altronde il libretto prevede; questo è lo spirito che anima la Roma Opera Omnia (il cui programma può essere consultato a questo link): dove sono la grande arte e la grande musica a parlare, non c’è bisogno di rielaborazioni, attualizzazioni e modernizzazioni, perché i grandi geni sono capaci di restare attuali, avvincenti, commoventi e divertenti sempre. Il punto sta a rendere onore alla tradizione con mestiere e accuratezza.

Lo spettacolo è andato in scena:
Palazzo Doria-Pamphilj – Sala del Trono
via del Corso, 305 – Roma
domenica 18 settembre, ore 19.00

Roma Opera Omnia presenta
La serva padrona
di Giovan Battista Pergolesi
libretto di Gennaro Antonio Federico
con Paola Alonzi, Giorgio Gatti, Tony Allotta
maestro concertatore Stefano Sabene
regia Dina Fabbri
costumi Il Teatro dell’Opera buffa
orchestra Mozart Sinfonietta