Un Re Lear per tutti (e per nessuno)

Teatro-Biblioteca-Quarticciolo-romaIl Teatro Quarticciolo porta in scena, per due serate, una versione ridotta e monologata del capolavoro di Shakespeare, ma il risultato lascia a desiderare.

Il Re Lear di Shakespeare è uno di quei capolavori immortali della storia della nostra cultura, capace di continuare a stupire, commuovere, trascinare lo spettatore anche a distanza di quattro secoli; non è un caso che, tra le tragedie del grande drammaturgo, Re Lear si sia prestato particolarmente a trasposizioni cinematografiche, nonché a rivisitazioni e riduzioni rivolte all’indagine del concetto di potere, di saggezza, di follia e di amore. La portentosa forza dell’opera infatti consiste nella molteplicità di temi trattati, nel modo in cui vengono dipanati allo spettatore, che ogni volta si trova immerso nella vicenda dell’anziano Re che soffre per il troppo amore che come accade spesso si capovolge in rancore e rabbia. Tutto ciò valga da introduzione per parlare dello spettacolo presentato in anteprima presso il Teatro Biblioteca del Quarticciolo, dal titolo La storia di Re Lear.

Il titolo è di per sé già indicativo: non si tratta della messa in scena del capolavoro shakesperiano, ma del racconto della sua storia, pensato, costruito e recitato da Raffaele Schettino, che caparbiamente interpreta i diversi personaggi e funge da narratore per poter tenere insieme tutti i fili narrativi. Per queste ragioni lo spettacolo assume un carattere particolarmente didattico, perché Schettino fa il cantastorie, tentando di ammaliare il pubblico con la favola tragica che ha per protagonista il folle Re Lear. Se stimabile e apprezzabile è il tentativo dell’autore, che alterna la recitazione e la declamazione con canti della tradizione orale e si avvale della lezione di Jean Paul Denizon (assistente di Peter Brook  e noto attore francese), il risultato finale lascia quanto meno interdetti e perplessi. Raccontata come una favola per bambini, il Re Lear perde tutta la sua verve tragica, e il criterio della riduzione del testo non è totalmente condivisibile; la buona interpretazione dell’attore e la sua versatilità nel cambiare repentinamente personaggio non bastano a dare spessore a uno spettacolo approssimativo, che può avere un minimo di senso solo per chi non ha mai sentito neppure parlare del Re Lear (ma che, dopo lo spettacolo, non se ne farebbe neppure un’idea chiara). Il problema è che lo spettacolo tradisce un’ambivalenza di fondo, ambivalenza tra due dimensioni inconiugabili: da un lato la volontà di raccontare una favola ai più giovani, e perciò rendere fruibile un testo così sublime, dall’altro mantenere qualcosa di quella sublimità e potersi così rivolgere pure al pubblico avvezzo ai palcoscenici. Il risultato non convince gli ultimi – e chissà i primi – e d’altronde pure se fosse sarebbe meglio per loro e per l’umanità intera assistere al vero e solo Re Lear.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Biblioteca Quarticciolo
via Castellaneta, 10 – Roma
giovedì 6 e venerdì 7 febbraio, ore 21.00

Groucho Teatro presenta
La storia di Re Lear
riduzione dal Re Lear di William Shakespeare
di e con Raffaele Schettino
disegno luci Marco Laudando