Titani a confronto

Tra amore e fama, approda al Giglio di Lucca una tra le opere più amate del melodramma italiano, Traviata. Applausi a scena aperta per l’eroina anticonvenzionale di Giuseppe Verdi.

Amore e prestigio: questi sono i titani da sempre in battaglia tra loro – oggi, come ieri. E domani, certamente. Basta ridisporre i pezzi, cambiare scacchiera. Ma i contendenti non cambiano. E neppure l’esito. Questa è Traviata, tratta in parte da una storia vera: una partita mal giocata, un azzardo, una mano sfortunata. La persona: un pezzo bianco, un asso, una casella nera. Ma di rado l’amore è razionale. E in certi giochi il pensiero è tutto.

Giglio di Lucca, 24 Novembre. Il cristallo oscilla, le fondamenta vacillano. Sono le voci, le arie, il sentore di Parigi – sontuosa e spregiudicata. È Irina Dubrovskaja, la Violetta di stanotte. Le sue note non ascendono alle stelle; atterrano dal palcoscenico, cariche e vibranti. Non trafiggeranno il cielo, ma gli spiriti sensibili.

Non inganni il tono aulico del libretto. Violetta è autentica, schietta, senza imbrogli. La voce del soprano non mostra artificio, ma si libra sciolto, schiavo dei propri amori. Anche la mimica è efficace e la giovinezza di Irina sa soltanto incrementare la commozione finale.

Alfredo è il classico uomo che ama: sa poco e quel poco gli basta. Come la sua amante, anche Alfredo vive d’istinto, ma è persino più cieco: distruttivamente impetuoso. È forse lui in quest’opera il vero traviato, il corrotto, deviato dalle cose immediate. È la voce di Stefano Lacolla – tenore – colma e bruciante. E il suo giocare senza intuito lo condurrà alla rovina.

Di Traviata, però, oltre le voci incanta il contrasto. Lo spettacolo è un alternarsi di gioia e tragicità: un alternarsi serrato, diversamente esplosivo, quasi irritante. È tra l’ira di Alfonso e l’angoscia di Violetta che danzano zingarelle e mattadori (Imperfect Dancers Company), predicendo l’avvenire, raccontando amori più fasulli ma prosperi; è il carnevale che passa, che inneggia al bue grasso, che grida nelle strade, sotto le finestre. Poco distante Violetta spira nel buio, dimenticata. E in quel momento prende corpo la realtà del dramma, nuda, mordace: la solitudine. Cosa sono quell’uomo, quella donna, se non ombre? Chi si accorge di loro, chi li compatisce? È la vita pubblica, terra del prestigio, che non conosce relazioni, ma scambi cortesi. È un mondo di specchi dove, pur cercandosi, i personaggi non ritrovano che se stessi, se stessi, e ancora se stessi.

I tre atti scivolano spediti, senza intoppi. I cambi di scena sono rapidi, la partita ricomincia prontamente.

Giorgio Germont (alias Stefano Antonucci, basso) fa ingresso nel secondo atto, unica scena nell’intero dramma apertamente votata all’amore. Estraneo a quel mondo, è l’uomo di prestigio, che interpreta – per una volta – l’emarginato, a non avere corrispondenze. Ma è questione di pochi istanti e il quadro si capovolge nuovamente, riposizionando le persone – i pezzi bianchi, gli assi, le caselle nere.

Indimenticabile il repertorio musicale, in cui predomina il ritmo del valzer. Pezzi unici come Sempre libera degg’io, l’Overture, o Amami Alfredo, sbocciato da una singola battuta; pezzi che si ancorano, che vivono indisturbati nell’immaginario collettivo, anche in quello dei profani. L’Orchestra della Toscana tiene duro, diretta da Bruno Aprea, per due ore e mezza, meritando un applauso caloroso.

24 Novembre. Tra cori e valzer dell’inganno, al Giglio è in corso una sfida. Purtroppo, vince come sempre il mondo.

 

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro del Giglio – Lucca
sabato 24 novembre, ore 20.30 e domenica 25 novembre, ore 16.00
La traviata
libretto Francesco Maria Piave, tratto dal dramma La Dame aux camélias di A. Dumas figlio.
musica: Giuseppe Verdi
direttore Bruno Aprea
regia Paolo Trevisi
scene: Poppi Ranchetti
costumi Fondazione Cerratelli
maestro di coro Marco Bargagna (Coro della Toscana)
coreografie Walter Matteini
corpo di ballo Imperfect Dancers Company
 
Personaggi e interpreti (della serata del 24 novembre):
Violetta Valery: Irina Dubrovskaja
Flora Bervoix: Sandra Buongrazio
Annina: Carla Madrid Sanabria
Alfredo Germont: Stefano Lacolla
Giorgio Germont: Stefano Antonucci
Gastone: Angelo Fiore
Il Barone Douphol: Italo Proferisce
Il Marchese d’Obigny: Salvatore Grigoli
Il dottor Grenvil: Juan José Navarro
Giuseppe: Eduardo Hurtado
Un domestico/un commissario: Gabriele Bolletta