Franco Venturini porta in scena al Teatro Flavio di Roma, fino al 9 gennaio, La vedova scaltra di Carlo Goldoni.

La vedova scaltra si inserisce all’interno di una più ampia operazione di ritorno alla tradizionale giostra dell’amore e della gelosia mista a vendetta tanto cara al Goldoni, che da qualche anno riempie i cartelloni delle stagioni teatrali. Goldoni torna di “moda” nel momento in cui la crisi della coppia e dell’amore appare evidente in tutta la sua tragica ineluttabilità e forse proprio per questo, offre al pubblico la possibilità di confrontarsi con la doppiezza, il grottesco caleidoscopio delle passioni umane, la surreale lotta per imporsi all’altro, in una conquista in qualche modo fine a se stessa, schiava delle sue regole e dei suoi capricci.  Un orizzonte narrativo presente in tutto il teatro goldoniano e soprattutto ne La vedova scaltra, in cui l’atavico gioco dialettico delle parti in causa, a caccia sì dell’amore, ma sempre finanziariamente assicurato, rappresenta il culmine del cinismo linguistico e gestuale di Goldoni, alle prese con la complessa ridefinizione dei sentimenti e della loro gamma imprevedibile e misteriosa, nella Venezia del suo tempo, che non sembra così lontana.

Uno sforzo che Franco Venturini sembra voler restituire a pieno, passando attraverso la decifrazione odierna dell’intricata mole del testo, facendo trasparire la grammatica delle forze in campo, la tipica caratterizzazione macchiettistica e godereccia dei personaggi, alle prese con i loro limiti strutturali, con le loro idiosincrasie, con le loro ingenue ed innocenti pulsioni, anch’esse complici di una fase storica che tendeva più alla celebrazione (spesso solamente astratta) delle passioni che alla configurazione razionale delle stesse.

La concreta risolutezza della vedova, che tenta a ogni costo di sostituire, grazie ai classici consigli della fidata cameriera, il vecchio marito morto, si scontra con la ridicola inconsistenza dei suoi tre pretendenti, a quali non resta che subire un penoso scacco finale. Accanto alla narrazione principale, costituita dalla ludica e colorita diatriba tra la vedova “incontentabile” e i suoi infelici e quanto mai evanescenti spasimanti, ve ne sono altre, come ad esempio la sorella della vedova e la governante che tentano anch’esse di far parte della partita e, coadiuvate dall’onnipresente doppiogioco del servo arlecchino, di giustificare alla fine le proprie intenzioni.

Una regia precisa anche se alle volte un po’ didascalica, troppo attenta a ricalcare fedelmente il testo e le intenzioni profonde del Goldoni e perciò incapace di uno sviluppo narrativo e linguistico proprio, qualitativamente ed esteticamente efficace ed attraente, non inficia però lo sforzo recitativo e la buona volontà di tutti gli attori, l’attento uso delle luci e della scenografia, lo scrupolo nel ricreare l’atmosfera carica di quegli umori veneziani, ma che in realtà vanno ben oltre la laguna, che identificano la magia scenica de La vedova scaltra; l’opera forse più autentica e perciò più enigmatica del Goldoni, che assieme a La locandiera e ad Arlecchino servo di due padroni, pone le fondamenta della commedia dell’arte e, con essa, dell’intero teatro italiano.

Lo spettacolo continua:
Teatro Flavio

Via G.M. Crescimbeni 19 – Roma  06/70497905
fino a domenica 9 gennaio
orari: merc-ven-sab ore 21.00, giov-dom ore 17.30

La vedova scaltra
di Carlo Goldoni
regia di Franco Venturini
con Franco Venturini, Maurizio Venturini, Federica De Vita, Chiara Conti, Bianca Maria Merluzzi e Giulio Vircillo