Finzione e verità on air

teatro-della-cometa-romaGiunta alla ventottesima edizione, la kermesse estiva al Teatro della Cometa vede in gara La voce del padrone, commedia musicata sui rischi dei media.

In generale per un giornalista, in particolare per un giornalista che ambisce alla radio o sogna la televisione, recensire La voce del padrone, spettacolo andato in scena per due serate al Teatro della Cometa di Roma, costituisce una sfida autoreferenziale, una riflessione deontologica. Ponendo lo spettatore-protagonista di fronte ai propri mezzi, il copione di Marco Greganti gli palesa le velleità comunicative e le possibili limitazioni, cerchiando in maniera forse troppo severa il suo raggio d’azione. A dispetto di quanto ci si possa aspettare, non si tratta dell’omonima commedia di Eduardo De Filippo del ’32 sull’avventurosa registrazione di un disco, piuttosto di un excursus dal cinema muto al piccolo schermo, rammendato con la musica. Sesta esibizione in gara per Tutti in scena, rassegna estiva promossa da Claudio Boccaccini nel piccolo teatro ai piedi del Campidoglio, La voce del padrone con sapiente ironia e toni semplici traccia la storia dei new media dal 1926 al 1954, focalizzandosi sulla “compagna invisibile” di ogni casa, la radio. Gli undici attori della compagnia romana Gli artisti del teatro, a dieci anni dal loro debutto, si muovono in una scenografia interamente rivestita di carta da giornale, dalle panche per la strada ai mobili d’arredo; anche gli abiti, adeguati alle mode passate, sono impreziositi da dettagli di stampa, si aprono in fisarmoniche di giornale, per esibire visivamente quanto la comunicazione mediatica possa influenzarci. Diretti da Annalisa Favetti, i bravi interpreti salgono e scendono vorticosamente dalle tavole del palco quasi marionette, cimentandosi in più ruoli, esibendosi ciascuno nel canto, per fare da contorno alla storia d’amore dell’onesto Guglielmo, uno dei primi speaker radiofonici, brillantemente interpretato da Giuseppe Santilli (co-autore, scenografo e costumista). Se l’arco temporale abbraccia quasi metà secolo, il periodo d’analisi si restringe prettamente al Fascismo, quando radio e cinema sono diventati strumenti propagandistici, che hanno fatto dell’Italia un Paese splendente anche quando non c’era il sole, che hanno veicolato il mito della guerra, allora manipolando l’opinione pubblica e ora aprendo una riflessione sui condizionamenti del potere. In un atto unico di un’ora e un quarto, la vicenda presenta una sproporzione eccessiva tra la lealtà delle persone comuni e la corruzione dei potenti, tra il talento schiacciato e la superficialità premiata, in una sottile e certo veritiera critica alla contemporaneità, ma che non rende per nulla giustizia al valore intrinseco dei nuovi media. Anche la scelta di canzoni originali anziché brani noti ai più, tocca meno il cuore del pubblico, in un effetto finto come i vestiti di carta e le parrucche colorate. Ma l’intento è ancora una volta sottolineare la facciata, la “maschera”, attraverso un certo modo di fare teatro fortemente espressivo, quasi schiamazzato. Le scelte stilistiche, allora, criticano il “padrone” ma esaltano la “voce”. E si fanno espressione di chi i mass media li ama e li pretende “più sinceri”, come recita il motto della compagnia.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro della cometa
via del Teatro Marcello, 4 – Roma
lunedì 16 e martedì 17 giugno, ore 21.00

Gli artigiani del teatro presentano
La voce del padrone
di Marco Greganti, Giuseppe Santilli
regia Annalisa Favetti
con Giuseppe Santilli, Benedetta Manfrinetti, Alessandro Gerard, Alessandra Chiappa, Luca Conticelli, Antonio Palumbo, Veronica Nebbia, Francesca Tufi, Ilaria Cervelli, Corinna Angiolino, Bartolomeo Casu
costumi Giuseppe Santilli, Giovanna Camillo
acconciature Giuseppe Santilli & co
coreografie Marica Galli
trucco Valentina Sarti Magi & co
riprese video Viola Bersani, Simone Foti, Marco Spata
musiche e testi originali Stefano De Maria, Giuseppe Santilli